Pinelli Pino
Pino Pinelli nasce a Catania nel 1938 dove frequenta gli studi artistici. Arriva a Milano nel 1964 dove la comunità artistica, che ruota intorno al mitico Bar Giamaica, è animata, oltre che dal maestro per eccellenza, Lucio Fontana, dalle “provocazioni” dadaiste di Piero Manzoni e dal genio inquieto di Enrico Baj. Intorno a loro una schiera di artisti, giovani e meno giovani, alla ricerca di una identità, del colpo di genio, del grande gesto, che li consacri definitivamente aprendogli la strada del successo che non sempre arriva per tutti. Pino Pinelli guarda, osserva, annusa, ma da buon siciliano non si butta nella mischia. Lui è un pittore e alle provocazioni ( anche se adora quelle di Manzoni) preferisce la pittura. E’ più nelle sue corde. Tuttavia sente il richiamo dello spazio. Di quell’immensa superficie aperta da Fontana con il suo “taglio” liberatorio. Inizialmente aderisce e diventa subito uno dei protagonisti di quella corrente che Filiberto Menna definisce “Pittura Analitica” nella quale si distingue per la monocromaticità dei suoi lavori . Giorgio Griffa, Claudio Olivieri, Claudio Verna, tra gli altri, sono suoi compagni di strada. Ma il suo carattere inquieto e passionale e il sacro fuoco della ricerca da cui è costantemente animato lo spingono oltre. Anche lui, come Fontana, si sente soffocare all’interno del quadro, vuole superare quel limite, varcare quella soglia, senza però rinunciare alla pittura. Ed ecco che arriva la grande intuizione: con un gesto altrettanto definitivo, Pinelli “straccia” la tela. La riduce in tanti “frammenti” che dissemina in modo organizzato nello spazio. E’ la metà degli anni ’70 e inizia così la lunga e fortunata stagione delle disseminazioni che diventano il codice interpretativo della sua ricerca. Un linguaggio chiaro e inconfondibile che partendo dalla ideale "rottura" del quadro si concretizza collocando in uno spazio definito, ma potenzialmente infinito, i suoi "frammenti ", le sue "scaglie” che nel loro insieme vanno a ricomporre l'opera sulla parete, riconfigurandosi secondo una nuova relazione con la spazialità. Una operazione di grande valore concettuale che – come spiega il critico Bruno Corà – rimanda alla concezione spaziale dei Quanta sviluppata negli anni Sessanta da Lucio Fontana.
Intensa la sua attività espositiva con mostre personali in spazi pubblici e privati in Italia e all'estero. Tra le più significative quelle al Kunstverein Villa Franck di Ludwigsburg, al Musèe d'Art di Langres, alla Versiliana di Forte dei Marmi. Ha inoltre partecipato a numerose collettive in importanti musei, tra i quali: la Galleria Civica di Torino, il Musèe d'Art moderne di Parigi, la Galleria Nazionale di Roma, Villa Arson di Nizza, la Kunsthalle di Darmstadt, il Palazzo della Permanente di Milano, la Landsgalerie di Linz, la Dumontkunsthalle di Colonia, la Galleria d' Arte Moderna di Bologna, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Mann di Mosca. E' stato invitato alle edizioni del 1986 e del 1997 della Biennale di Venezia e a quelle del 1986 e del 2005 della Quadriennale di Roma. Le sue opere sono entrate in prestigiose collezioni e un suo lavoro è esposto in permanenza al Museo del Novecento di Milano.
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