Modorati – Novello – Pinelli. Impalpabili variazioni tattili
A cura di: Federico Sardella
La Galleria Cardi, nella sua sede di Pietrasanta, presenta la mostra Impalpabili variazioni tattili, con opere di Elena Modorati, Maria Elisabetta Novello e Pino Pinelli.
“La percezione di questo autore invita ad un’azione tattile e questo modulo la simbolizza e la rende possibile al fruitore, ponendosi come semplificazione del fatto che dalla tattilità scaturisce la percezione e viceversa: tutto ciò nella semplice carezza della pelle”, scrive Giorgio Cortenova nel 1975 a proposito del lavoro di Pino Pinelli. Ed è proprio la questione della tattilità che accomuna gli autori individuati per questa rassegna, coinvolti in prima persona nella scelta delle opere e nella cura dell’allestimento; oltre al fatto che tutti e tre, da sempre, operano con materiali impalpabili, leggeri e misteriosi, che li hanno portati a dare vita a gruppi di opere leggibili come possibili variazioni attorno ad un tema ampio ed inesauribile, dove il modulo o il tassello è porzione di infinito, con tutte le conseguenti tensioni ed implicazioni che questo aspetto comporta.
Elena Modorati (Milano, 1969; vive e lavora a Milano) utilizza principalmente la cera, ormai divenuta elemento distintivo e costante del suo lavoro. A questo materiale naturale, duttile e malleabile, in grado di assumere forme varie e diverse, solitamente abbina fogli di carta carichi di memorie o di scritture indecifrabili ma non per questo meno presenti o meno cariche di senso. Per l’occasione di questa mostra presenterà invece, oltre ad alcune tavole in cera collocate a parete o poggiate su leggii progettati dall’artista, una serie di lavori inediti da poco ultimati, nei quali ad elementi in cera dalla foggia essenziale sono abbinati oggetti del passato in vetro, peltro o alluminio. Quasi un omaggio a Giorgio Morandi, dunque; quasi uno still life… dove l’oggetto nella sua resa essenziale, entro una teca, è messo in dialogo con l’elemento reale.
Anche Maria Elisabetta Novello (Vicenza, 1974; vive e lavora ad Udine), non diversamente, cerca un dialogo con il passato e con elementi ricchi di storia e di vissuto. Primo fra tutti la cenere, che è il materiale primario del quale l’artista si serve per dare vita alle sue opere e alle sue installazioni, che spesso sconfinano in vere e proprie azioni o performance. Con la cenere, la cui gamma cromatica comprende tutti i possibili bianchi, grigi e neri, Maria Elisabetta Novello compie operazioni che hanno a che fare con il rito, con la memoria e con la quotidianità. I suoi merletti su plexiglas, che si presentano silenziosi e precari, danno l’impressione di poter essere spazzati via da un colpo di vento così come pure le tre grandi pale che saranno esposte, costituite con antichi telai in legno entro i quali l’autore ha operato ancora una volta con cenere su plexiglass.
Una fisicità impalpabile è anche quella del corpo delle opere di Pino Pinelli (Catania, 1938; vive e lavora a Milano), maestro acclamato del colore, dello spazio, della forma e della disseminazione. I suoi lavori nascono da una carezza musicale di cui rimane evidente traccia sulle loro superfici, animate da una brezza di colore che pare pulsare come se ancora non fosse stato fissato, come se il solo battito d’ali di una farfalla potesse scomporlo o spargerlo altrove. Per l’occasione, unitamente ad alcune opere dai colori primari, Pino Pinelli presenterà una grande disseminazione di elementi rossi a X (forma dell’incognito, facilmente catalogabile solo in apparenza…), rendendo ancora una volta palese la sua concezione dell’opera come modulo e frammento, ripetibile senza sosta ed in continua espansione che, come le opere di Elena Modorati e di Maria Elisabetta Novello, declina volentieri in infinite, sempre diverse, impalpabili variazioni tattili.
“La percezione di questo autore invita ad un’azione tattile e questo modulo la simbolizza e la rende possibile al fruitore, ponendosi come semplificazione del fatto che dalla tattilità scaturisce la percezione e viceversa: tutto ciò nella semplice carezza della pelle”, scrive Giorgio Cortenova nel 1975 a proposito del lavoro di Pino Pinelli. Ed è proprio la questione della tattilità che accomuna gli autori individuati per questa rassegna, coinvolti in prima persona nella scelta delle opere e nella cura dell’allestimento; oltre al fatto che tutti e tre, da sempre, operano con materiali impalpabili, leggeri e misteriosi, che li hanno portati a dare vita a gruppi di opere leggibili come possibili variazioni attorno ad un tema ampio ed inesauribile, dove il modulo o il tassello è porzione di infinito, con tutte le conseguenti tensioni ed implicazioni che questo aspetto comporta.
Elena Modorati (Milano, 1969; vive e lavora a Milano) utilizza principalmente la cera, ormai divenuta elemento distintivo e costante del suo lavoro. A questo materiale naturale, duttile e malleabile, in grado di assumere forme varie e diverse, solitamente abbina fogli di carta carichi di memorie o di scritture indecifrabili ma non per questo meno presenti o meno cariche di senso. Per l’occasione di questa mostra presenterà invece, oltre ad alcune tavole in cera collocate a parete o poggiate su leggii progettati dall’artista, una serie di lavori inediti da poco ultimati, nei quali ad elementi in cera dalla foggia essenziale sono abbinati oggetti del passato in vetro, peltro o alluminio. Quasi un omaggio a Giorgio Morandi, dunque; quasi uno still life… dove l’oggetto nella sua resa essenziale, entro una teca, è messo in dialogo con l’elemento reale.
Anche Maria Elisabetta Novello (Vicenza, 1974; vive e lavora ad Udine), non diversamente, cerca un dialogo con il passato e con elementi ricchi di storia e di vissuto. Primo fra tutti la cenere, che è il materiale primario del quale l’artista si serve per dare vita alle sue opere e alle sue installazioni, che spesso sconfinano in vere e proprie azioni o performance. Con la cenere, la cui gamma cromatica comprende tutti i possibili bianchi, grigi e neri, Maria Elisabetta Novello compie operazioni che hanno a che fare con il rito, con la memoria e con la quotidianità. I suoi merletti su plexiglas, che si presentano silenziosi e precari, danno l’impressione di poter essere spazzati via da un colpo di vento così come pure le tre grandi pale che saranno esposte, costituite con antichi telai in legno entro i quali l’autore ha operato ancora una volta con cenere su plexiglass.
Una fisicità impalpabile è anche quella del corpo delle opere di Pino Pinelli (Catania, 1938; vive e lavora a Milano), maestro acclamato del colore, dello spazio, della forma e della disseminazione. I suoi lavori nascono da una carezza musicale di cui rimane evidente traccia sulle loro superfici, animate da una brezza di colore che pare pulsare come se ancora non fosse stato fissato, come se il solo battito d’ali di una farfalla potesse scomporlo o spargerlo altrove. Per l’occasione, unitamente ad alcune opere dai colori primari, Pino Pinelli presenterà una grande disseminazione di elementi rossi a X (forma dell’incognito, facilmente catalogabile solo in apparenza…), rendendo ancora una volta palese la sua concezione dell’opera come modulo e frammento, ripetibile senza sosta ed in continua espansione che, come le opere di Elena Modorati e di Maria Elisabetta Novello, declina volentieri in infinite, sempre diverse, impalpabili variazioni tattili.
Luoghi
0584 793578 0584 284836
Orario galleria: venerdì 16-20 sab-dom 11-13 / 16-20