Turchiaro Aldo
Aldo Turchiaro è nato nel 1929 a Celico (Cosenza) ai margini del bosco Silano, a pochi metri dalla casa natia dell’Abate Gioacchino Da Fiore. Il 12 Aprile del 1943 scampa al bombardamento che gli Anglo Americani effettuano sulla Città dei Bruzi; si salva solo perché si era attardato, a meno di cento di metri dello spiazzo colpito dalla gragnola delle bombe, per osservare due cani in amore. In quegli anni in famiglia vivevano un cane, un gatto, una tartaruga e un agnellino. Gli animali erano una presenza armonica composita “per terra sul balcone, al centro sdraiato stava il cane, con il gatto fra le gambe, il colombo che gli beccava in bocca e, l’agnellino che gli girava intorno.“ Turchiaro inizia a dipingere nel 1942/43 con gli acquerelli e i colori ad olio, agli inizi si ispira alle opere di Carrà e De Chirico. Dall’anno ’49 si avvicina all’espressionismo Guttusiano. Lo stesso anno segna l’inizio dell’esposizione delle proprie opere. Nel 1950 a Roma conosce Renato Guttuso, con il quale instaura un rapporto fraterno di amicizia e di stima reciproca. Dall’anno ’51 frequenta attivamente il suo studio di Villa Massimo ove, ha modo d i conoscere i principali artisti e i personaggi più influenti della cultura. ”Dipinge dove e come può”, trovandosi in abitazioni precarie e disagevoli, approfitta dell’estate che trascorre a Cosenza ove dipinge molti quadri che porta poi a Roma. Nel 1953 è coinvolto direttamente, insieme al personale della Galleria Nazionale; all’allestimento della mostra di Pablo Picasso. Nel ’54 illustra la raccolta di poesie: “E’ fatto giorno” di Rocco Scotellaro, con la prefazione di Carlo Levi, edizioni Mondadori. Espone – per la prima volta - a Cosenza e a Roma rispettivamente: i suoi “disegni” e le sue “pitture”. Nel ’55 è alla VII Quadriennale di Roma con “un paesaggio”, un’opera che viene collocata al di fuori degli schieramenti allora in voga. Compaiono il verde e il blu-celest, le sue opere sono ispirate ai “paesaggi del Sud”, “ai Tram” della capitale: Girasoli del 1958. Si immerge nelle pagine immortali della letteratura europea, divora Kafka, Camus, Cervantes e Joyce; è ammaliato dalle esili figure di Giacometti; è in questo periodo che l’artista abbraccia il suo cammino ideale, intimo e verso la natura il mondo animale, rifugge pertanto ogni raggruppamento ogni fazione.
Da Giacometti trova nuova forza per la sua “solitudine” e, per la sua fonte di ispirazione. “gli animali diventano il mio soggetto imperativo per ricostruire un mio universo panteistico che si contrappone al disumanesimo originato da un umanesimo oramai logoro e lontano.” Nel ’60 espone alla Galleria Elmo, inizia la sua predilizione per i toni blu-celeste, …”sono gabbiani, che dal cielo e dal mare entrano nel suo studio, cielo e mare e ne riescono”. Nel ’63 il combinarsi fra natura e tecnologia comincia a ribollire nelle forme alla ricerca di una convivenza stilistica. Dipinge: “La Città”, “Trittico per una vittoria” e ancora, “Riparando il Televisore” e ”Arcobaleno” i due quadri più emblematici del decisivo riferimento a una simbiosi di forme tra la natura e il suo sviluppo tecnologico. E’ l’inizio del suo singolare cammino, che diversificherà il panorama dell’arte italiana. Espone la sua opera “Attacco”, inspirata alle guerra del Vietnam che realizza nel 1965, prima nella città dell’Aquila e poi alla IX Quadriennale di Roma, è qui che Turchiaro sovvertendo ogni canone usuale, affida alle espressioni degli uccelli la reazione di terrore e di pausa per le atrocità perpetrate dalla guerra, non solo verso l’umanità ma anche e soprattutto verso l’ambiente. Dal ’66 al ’70 i quadri di Turchiaro insisteranno sempre sul connettere natura e tecnologia; nel ’67 è Leger che per l’artista Calabrese, diviene un ulteriore punto di riferimento. Nel ’75 ad Aldo Turchiaro, in quel di Firenze, viene attribuito il prestigioso premio “Il Fiorino”. Arte Oggi dedica un catalogo a Turchiaro nel 1976. Alla Biennale Internazionale di Venezia del 1978 alle sue opere, viene riservata un’apposita sala. Nel ’80 espone alla rinomata Galleria Ca D’oro in via dei Condotti a Roma. Nello stesso anno Renato Guttuso, cura l’edizione de: “I maestri Contemporanei” che le Edizioni Vanessa di Milano, dedicano ad Aldo Turchiaro, il fascicolo è arricchito da un prezioso contributo della poetessa Brasiliana Marcia Theophilo. Negli anni a venire ’83-’87 alcune opere di Turchiaro arricchiranno “il dialogo lirico fra due concezioni che hanno come mira principale la natura degli animali e del bosco” fornendo immagine al canto dei libri di poesia della Theophilo. Il maestro Aldo Tuchiaro diventa titolare della cattedra di Pittura prima a Firenze poi a Brera a Milano e infine, presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Nell’anno ’90 una sua personale antologica è ospitata nel Museo di Palazzo Braschi a Roma. Nel ’92 è presente all’Expò Mondiale “Percorsi dell’Arte Italiana” presso il Palazzo delle Arti. Nel ’93 è alla Biennale di Milano. Nel ’94 è a Grosseto con una nuova antologica. Nel ’95 alla Quadreria di Roma, nel ’97 a Francavilla a Mare. E’ nel ’97 che alla stazione centrale di Frosinone è inaugurato il “Grande Mosaico” “I delfini del Mare Blu”. Un acquaforte originale correderà il volume di poesia della poetessa Marcia Theophilo, curato ma Mario Luzi “Albero dello Spirito Santo”. Le sue opere vengono esposte presso il Museo Nazionale di Sperlonga nel 2003. Alla biblioteca Casanatense, esporrà la sua opera dedicata all’abate “Giocchino da Fiore”. Poi insieme a Mimmo Rotella ed a altri grandi artisti, espone al Palazzo Comunale Cimino. La città di Sulmona assegna al maestro Turchiaro il “Premio Sulmona 2003” e, ne ospita una sua grande esposizione.
Aldo Turchiaro "Mundi Creatura"
“Tutto si conduce ad unità – afferma Gallo Mazzeo - [...] nei modi più imprevisti ed imprevedibili è diventare scoperta…
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