Rea Carlo
Carlo Rea nasce nel 1962 ( la madre Annette di origine tedesca, il padre Ermanno, scrittore). Inizia giovanissimo il corso di violino presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Successivamente è a Napoli, dove si trasferisce per ragioni familiari e frequenta il Conservatorio di San Pietro a Majella. Qui inizia anche lo studio della viola. Infine, in seguito a un ennesimo trasferimento di residenza, si diploma brillantemente presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. In questo periodo segue assiduamente l’ambiente dell’arte e della musica contemporanea frequentando e suonando musiche di autori come: Luciano Berio, Salvatore Sciarrino, Franco Donatoni, Fausto Romitelli, che a lui dedica “ Ganimede ” per viola sola. L’incontro a Roma, all’inizio degli anni 80, con l’ambiente culturale e artistico della città e con la pittura astratta è decisivo. Di questo periodo sono i primi disegni delle “ partiture visuali “ che possono essere solo guardate e non eseguite , disegni a base di grafia musicale, in cui l’annotazione diviene forma pittorica . Da quel momento lo studio della mu sica e la pratica della pittura si fondono in lui in un unico linguaggio. Quando ormai, già collaboratore in qualità di violista per quasi un decennio con l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia, ha già eseguito spartiti famosi sotto la dire zione di grandi maestri di fama internazionale, Carlo Rea decide di abbandonare Roma e la musica per dedicarsi esclusivamente alle arti visive. Nel 1991 è a Parigi dove prepara la sua prima mostra personale inauguratasi l’anno successivo e ospitata dalla Galerie Berthet Aittouares . Questo evento segna in modo irreversibile il suo impegno nell’arte pittorica . N el 1993 il pittore Jean Bazaine (1904 - 2001), esponente storico dell’astrattismo francese, dopo aver visto una sua personale, scrive una lettera di elogio definendolo un “ vrai peintre ”. Nel 1994 la rivista francese MUSEEART recensisce le mostre “Voyage d’hiver” e “ Omaggio a Montale ”, quest’ultima ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, sottolineando l’intreccio profondo tra musica e pittura. Il percorso creativo di Carlo Rea passa anche attraverso l’utilizzo di materiali considerati extra pittorici ma con intrinseca valenza plastica: legno, juta, asfalto, terracotta, ceramica, ecc.. nei quali egli ricerca sempre la vibrazione, il suon o, il respiro.
Le esperienze si susseguono , consumate con la tipica voracità di chi cerca ostinatamente in se stesso un approdo stilistico, senza lasciarsi distogliere da nessuna lusinga. Alla fine degli anni novanta rientra in Italia e si occupa delle relazioni tra musica, arte e medicina, in questo periodo realizza due edizioni (2001 e 2002) del Crossover Festival, tra arte e medicina. E solo dopo questa esperienza, in un lungo periodo di pausa che Carlo Rea torna all’arte plastica, il risultato di questa assenza è una pittura estremamente filtrata e oramai rarefatta, al limite della permanenza visuale, che diventa riflessione sulla condizione di impermanenza dell’essere.
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