Raphaël Antonietta
Pittrice e scultrice dal temperamento inquieto, Antonietta Raphaël è stata definita “La signora bizzarra venuta dal ghetto baltico”, in quanto attraverso un vibrante e corposo realismo, ha dato vita a suggestioni contraddittorie, dal sensualismo plastico di Rodin al primitivismo di Jacob Epstein (New York, 10 novembre 1880 – 19 agosto 1959). Dopo essersi diplomata in pianoforte nel 1915, presso la Royal Academy di Londra, Raphaël è a Roma dove sposa nel 1935 Mario Mafai. In un’intervista, la pittrice scherzosamente confessa: “Venni in Italia con progetti di ogni genere… anche quello di divertirmi… invece sposai Mafai”. Con Scipione e Mario Mafai, l’artista lituana fonda la Scuola di Via Cavour, fulcro della futura Scuola romana, di opposizione al novecentismo ufficiale, e quindi lontana dal ritorno all’ordine, dal recupero della tradizione primitiva e rinascimentale, secondo premesse già espresse dalla pittura metafisica e dal realismo sintetico di Severini. Le prime opere pittoriche della Raphaël mostrano di risentire dell’influenza di Soutine, Chagall e i Fauves: la città e la sua veste architettonica sono tra i soggetti privilegiati dalla pittrice (cfr. Colosseo, Passeggiata archeologica, l’arco di Settimio Severo) secondo quello che Mezio ha definito un romanismo contaminato da un folklore orientale, che trova conferma in un successivo giudizio di Moravia: “Curiosamente Roma, città museo sede di cento accademie dedicate al defunto classicismo umanistico, è diventata nei dipinti della Raphaël zingaresca, orientale, evanescente” (1971). Il “sapore prettamente russo”, tendente all’arabesco “di gusto arcaico e popolaresco”, oltre che il respiro internazionale e la portata innovatrice, quali doti oggettivamente apprezzati dalla critica, non coincideranno con le poche occasioni espositive della Raphaël, forse per un eccesso di esotismo. A partire dal 1930 l’artista si dedica intensamente alla scultura, lavorando, in grande concentrazione e solitudine, nello studio dell’amico scultore Ettore Colla; Miriam che dorme e Simona col pettine risalgono a quegli anni e in esse si può verificare l’estraneità della Raphaël dalla scultura italiana del tempo. In questa fase i suoi riferimenti sono piuttosto Maillol e la plastica francese, da Bourdelle e Despiau.
Nel 1956 Antonietta Raphaël compie un viaggio in Cina, espone a Pechino con Sassu, Turcato, Fabbri, Tettamanti, Zancanaro e in collettive in Europa, Asia e America. All’VIII Quadriennale del 1959-60, nella mostra “La Scuola romana dal 1930 al 1945”, vengono esposte diverse opere che la confermano tra i protagonisti indiscussi dell’arte italiana fra le guerre.
“Antonietta Raphaël. Attraverso lo specchio”
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