Modotti Tina

Tina Modotti, nata ad Udine nel 1896, ha avuto una vita affascinante ed incredibilmente intensa: emigrata a 17 anni a San Francisco alla ricerca di migliori condizioni di vita, mostra fin da subito un profondo interesse per il teatro e l’arte. Attrice a Hollywood nei primi anni ’20, si sente un po’ stretta in questo ruolo; frequentando i più influenti circoli artistici dell’epoca, conosce il fotografo Edward Weston e ne diventa allieva e amante. Si sposta in Messico, attratta dalla prodigiosa vitalità di questo paese, e qui fiorisce come donna e come artista: frequenta i pittori muralisti Rivera, Siqueiros e Orozco, i poeti estridentisti e gli intellettuali che qui confluivano da ogni parte del mondo, si dedica alla fotografia e collabora con alcune riviste. La sua sensibilità verso tematiche sociali fa sì che alla sua passione per l’arte si affianchi ben presto quella per la politica: coinvolta nei movimenti rivoluzionari dell’epoca, scrive e traduce per il Machete, l’organo di stampa del partito comunista messicano, fotografa le umili condizioni di vita dei lavoratori e realizza reportage per le manifestazioni anti-imperialiste che animavano la scena internazionale in quegli anni. Espulsa dal Messico per la sua attività rivoluzionaria all’inizio del 1930, si trasferisce a Berlino e poi a Mosca, dove abbandona la sua attività di fotografa per dedicarsi completamente alla militanza politica. Membro del partito comunista sovietico, ha lavorato per il Soccorso Rosso Internazionale in Russia, a Parigi, in Spagna durante la guerra civile; nel 1939, profuga dopo la caduta della repubblica spagnola, torna in Messico e qui si spegne nel 1942. Sulla sua tomba i versi dell’amico Pablo Neruda. 

Tina Modotti scatta fotografie per 7 anni, dal 1923 al 1930, quasi sempre in Messico (ad eccezione dei mesi a Berlino); dapprima con una piccola Corona, poi con la Graflex uguale a quella del suo “maestro”. La maggior parte dei suoi primi lavori è riconducibile alla tecnica dello still life: fiori, piante, architetture dalle geometrie armoniose rivelano un senso della composizione e della ricerca della luce non comuni. La sua arte riflette tuttavia ben presto la sua sensibilità sociale, ed il suo impegno a favore dei deboli: alla limpidezza formale Tina affianca un messaggio teso a rappresentare, e poi anche a trasformare, il contesto sociale, culturale e politico messicano: così ad esempio i burattini di Lou Bunin coniugano il raffinato uso del chiaro-scuro con la metafora del potere che manovra; le mani dei lavoratori sono un’immagine potente nella loro semplicità, ma evocano anche la forza del popolo. 
In una fase successiva vediamo prevalere nella sua ricerca artistica l’elemento umano: i contadini, i bambini, le donne di Tehuantepec: persone fiere, rappresentate spesso al lavoro. 
E infine le foto “politiche”, quelle del movimento rivoluzionario e delle sue icone. 

Tina
 07/03/2019  al 07/04/2019

La mostra Tina è un progetto ideato da Reinhard Schultz della Galerie Bilderwelt di Berlino in collaborazione con il progetto Bonanni Del Rio Catalog…

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