Dadamaino --
Emilia Eduarda Maino, vero nome di Dadamaino (1930-2004), ha partecipato alla nascita del primo Manifesto Spazialista, redatto da Lucio Fontana nel 1948, dei Gruppi N e T in Italia, del Gruppo Zero in Germania, ma anche di Equipo 57 in Spagna, e prende parte anche al GRAV, Groupe de Recherche d’Art Visuel, in Francia e infine alla Nuova Tendenza a Zagabria, senza legarsi in particolare a nessuno di essi e mantenendosi libera di portare avanti una personale linea poetica. Si affianca ad artisti come Piero Manzoni e Enrico Castellani, aderendo al progetto intorno alla Galleria Azimut, fondato dallo stesso Manzoni. Con Getullio Alviani, Bruno Munari e Enzo Mari, è tra i fondatori di Nuova Tendenza. Impegnata in modo attivo all’interno dei movimenti politici emersi nel 1968, ha sempre difeso, come donna, la sua posizione artistica e civile.
Dadamaino
Emilia Maino nasce a Milano il 2 ottobre 1930, figlia unica di Giovanni Maino ed Erina Saporiti. Negli anni Cinquanta comincia a frequentare il quartiere di Brera, allor vivacissimo, muovendo i primi passi nell’arte. Nel 1956 partecipa alle sue prime mostre, con opere di matrice informale; si fa chiamare Eduarda, ma per tutti è Dada. Fondamentale è l’incontro con Piero Manzoni, che le presenta Lucio Fontana. Dada comincia così a relazionarsi con un’arte diversa da quella da lei conosciuta fino ad allora: una rivelazione che la spingerà a sperimentare nuove tecniche. Nel 1959 espone a una collettiva di donne artiste presso la Galleria Brera: in catalogo viene pubblicata un’opera informale, ma lei espone anche i suoi Volumi, tele con grandi squarci ovoidali. Lo stesso anno si lega al gruppo di Azimuth, instaurando rapporti con alcuni gruppi internazionali d’avanguardia, come i gruppi Zero, Nul e Motus. Nel 1961, in occasione di una mostra in Olanda, decide di firmarsi Dadamaino. Negli anni successivi aderisce al Gruppo Milano 61, con Manzoni, Castellani e Bonalumi (in occasione dell’XII Premio Lissone) e a Nuova Tendenza. Intanto la sua ricerca sulla percezione visiva progredisce dai Volumi ai Volumi a moduli sfasati, agli Oggetti ottico dinamici e, più tardi, alla serie della Ricerca del colore, delle False prospettive e dei Cromorilievi.
Segue poi un periodo legato all’uso del segno, negli anni di maggior coinvolgimento dell’artista nelle contestazioni politiche della fine degli anni Sessanta. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia, con una sala personale. Negli anni successivi si succedono mostre in tutto il mondo, l’ultima delle quali è la grande antologica che le dedica il Museo di Bochum nel 2000. L’artista morirà nel 2003, dopo un periodo di malattia.
Laureatasi in Farmacia, scoprì tardi la sua vocazione per l'arte. Verso la fine degli anni cinquanta si affiancò ai giovani artisti che seguivano Lucio Fontana, l'avanguardia artistica del dopoguerra a Milano. Erano soliti usare ilBar Jamaica come luogo di ritrovo: tra di loro, Piero Manzoni, Gianni Colombo, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Nanda Vigo. Dadamaino aderì subito al progetto di Azimuth, fondato da Manzoni e al movimento Zero di Heinz Mack, Otto Piene e Gunter Uecker. Elaborando la propria personale poetica ispirata al ribaltamento dei concetti della produzione seriale, tipica della produzione industriale dei beni di consumo, espose in Olanda, Belgio, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, ottenendo all'estero più riconoscimenti che in Italia.
Con Getulio Alviani, Bruno Munari ed Enzo Mari fu tra i fondatori di Nuova tendenza, partecipando poi a numerose rassegne internazionali. Le sue ricerche si svilupparono nella composizione di un alfabeto visivo di sedici segni, da lei chiamato alfabeto della mente.
Femminista e militante nei movimenti di contestazione emersi nel 1968, Insieme a Luciano Fabro, Jole De Sanna e Hidetoshi Nagasawa sostenne il progetto della Casa degli artisti di Milano, partecipando alle sue manifestazioni per l'arte. Fu invitata due volte a mostrare le proprie ricerche con due sale personali alla Biennale di Venezia dove espose nel 1980 I fatti della vita e nel 1990 Il movimento delle cose.
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