Biennale Di Venezia 2013
A cura di: Maria Vinella
La 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia si presenta come un’imponente manifestazione dell’arte mondiale con una vasta pluralità di voci, e con la presenza di ben 88 Partecipazioni Nazionali (distribuite 28 ai Giardini, 24 in Arsenale, 36 nella città di Venezia, a cui si aggiungono oltre 50 Eventi collaterali). Anche questa edizione ripropone la strutturazione espositiva introdotta negli anni novanta e fondata su due grandi pilastri: la mostra per Padiglioni Nazionali, ciascuno con il suo curatore e il suo progetto, affiancata dalla Mostra Internazionale del curatore della Biennale.
Dopo Fare Mondi curata da Daniel Birnbaum del 2009 e ILLUMInazioni di Bice Curiger del 2011, è la volta di una mostra-ricerca, intitolata da Massimiliano Gioni Il Palazzo Enciclopedico.
La Mostra formerà un unico percorso espositivo che si articolerà dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, con opere che spaziano dall’inizio del XX secolo a oggi, includendo più di 150 artisti provenienti da 37 nazioni.
“Nel corso di questi anni – ha spiegato il Presidente Paolo Baratta – nella rappresentazione del contemporaneo è cresciuto il desiderio di mettere gli artisti in prospettiva storica o di affinità reciproca, evidenziando legami e relazioni sia col passato, sia con altri artisti del presente. Nello stesso tempo, rispetto all’epoca delle avanguardie, è cresciuta sempre più l’attenzione verso l’intensità della relazione tra l’opera e lo spettatore (viewer) il quale, ancorché scosso da gesti e provocazioni, alla fine ricerca nell’arte l’emozione del dialogo con l’opera, che deve provocare quell’ansia ermeneutica, quel desiderio di andare oltre che ci si attende dall’arte.”
In questa direzione si muove Il Palazzo Enciclopedico, che vuole riflettere sulle spinte creative prodotte dagli artisti. L’interesse prospettico del curatore è quello di cercare relazioni con mondi diversi, mondi rappresentati da opere di artisti contemporanei, ma anche di artisti del passato. Difatti, non mancano riferimenti diversi e molteplici, lavori che si propongono come gli stimoli a immaginare e sognare oltre la realtà, altre realtà. Insomma, quelle visioni che hanno nel passato sollecitato le ‘aspirazioni’ degli artisti, e nel presente le ‘ossessioni’ degli stessi, fino al confuso capovolgimento contemporaneo. Come sostiene Gioni, oggi è la realtà ordinaria ad offrire su una tavola imbandita una pletora di immagini e visioni per l’uso quotidiano, immagini e visioni che ci colpiscono senza possibilità di fuga e che l’artista dovrebbe riuscire ad attraversare e contrastare restando indenne.
La mostra è ispirata all’utopistica idea creativa di Marino Auriti che nel 1955 depositò all’ufficiobrevetti statunitense il progetto di un Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità. Auriti progettò un edificio di 136 piani che avrebbe dovuto raggiungere i 700 metri di altezza e occupare più di 16 isolati della città di Washington.
“L’impresa rimase incompiuta – racconta il critico lombardo – ma il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità e accumuna personaggi eccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e profeti che hanno cercato – spesso invano – di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza. Oggi, alle prese con il diluvio dell’informazione, questi tentativi di strutturare la conoscenza in sistemi omnicomprensivi ci appaiono ancora più necessari e ancor più disperati”.
Così, confondendo le distinzioni di ruoli tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider, l’esposizione adotta uno sguardo antropologico alle immagini, concentrandosi in particolare sulle funzioni dell’immaginazione e sul dominio dell’immaginario, e interrogandosi sullo spazio concesso all’immaginazione, al sogno, alle visioni e alle immagini interiori in un’epoca assediata dalle immagini esteriori.
Spiega, ancora, il curatore: “Nei vasti spazi dell’Arsenale l’esposizione è organizzata secondo una progressione dalle forme naturali a quelle artificiali, seguendo lo schema tipico delle wunderkammer cinquecentesche e seicentesche. In questi musei delle origini – non dissimili dal Palazzo sognato da Auriti – curiosità e meraviglia si mescolavano per comporre nuove immagini del mondo fondate su affinità elettive e simpatie magiche. Questa scienza combinatoria – basata sull’organizzazione di oggetti e immagini eterogenee – non è poi dissimile dalla cultura dell’iper-connettività contemporanea.”
Dalle numerose opere ed espressioni figurative in mostra, che includono film, fotografie, video, bestiari, labirinti, tavole enciclopediche, progetti, performance e installazioni, emerge una costruzione complessa ma fragile, un’architettura del pensiero tanto fantastica quanto delirante. Dopo tutto – dice Gioni – il modello stesso delle esposizioni biennali nasce dal desiderio impossibile di concentrare in un unico luogo gli infiniti mondi dell’arte contemporanea: un compito che oggi appare assurdo e inebriante quanto il sogno di Auriti”.
La Mostra ospita, in questa edizione, dieci paesi presenti per la prima volta: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa d’Avorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e, novità assoluta, la Santa Sede.
Il Padiglione Italia, situato alle Tese delle Vergini all’Arsenale e organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la PaBAAC (Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee), è curato da Bartolomeo Pietromarchi. Con il titolo “Vice versa”, l’esposizione accoglie opere di Francesco Arena, Massimo Bartolini, Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa (Commissario: Maddalena Ragni).