CONVERSAZIONI D’ARTE:Incontro con Monica Palumbo di Maria Vinella
Artista. Gallerista. Monica Palumbo vive a Matera e ha condotto studi artistici. Si forma all’Accademia delle Belle Arti di Bari, dove consegue la specialistica in Pittura. Durante gli studi accademici si dedica in prevalenza alla ricerca di un proprio stile pittorico, subito dopo sperimenta altri linguaggi, utilizza di video, progetta installazioni, realizza opere grafiche e fotografie per raccontare un tema particolare: il mondo femminile.
Monica Palumbo, ci racconti come inizia il suo lavoro? Come nasce la tua passione per l’arte?
La passione per l’arte è nata con me, quando sin da piccolina passavo il mio tempo a disegnare e colorare invece che giocare con le bambole. Poi i miei studi artistici hanno dato forma a questa inclinazione che ho sempre conservato e coltivato negli anni, fino ad oggi, inizialmente frequentando il Liceo artistico a Matera e infine l’Accademia delle Belle Arti di Bari. Dopo il percorso accademico sono rientrata a Matera e ho iniziato prima a lavorare come grafico, e nello stesso tempo ho collaborato con l’associazione artistica Arteria, dove ho insegnato e curato le mie prime mostre.
Spinta dal forte impulso di indipendenza e decisa a voler mettere in proprio una realtà-galleria che fosse centro propulsivo per gli altri artisti, ho utilizzato il prestito d’onore e nel 2001 ho creato il primo Momart nel Sasso Barisano. Qui ho ospitato rassegne di video d’arte, con la presenza di artisti come Sukran Moral, Cristiano De Gaetano e Stefania Pellegrino, mostre di opere di Carmela Lovero e di tanti altri.
Come nasce la tua passione per le tematiche femminili e femministe?
Artiste come Gina Pane, Sukran Moral, Sarah Lucas, Marlene Dumas e soprattutto Elke Krystufel hanno segnato il mio percorso di ricerca personale. Ogni cosa è nata in maniera molto naturale. Comunque, il mio stile è stato sempre vicino al mondo pop, un po’ tutto il mio lavoro guarda al pop, in particolare quello pittorico, cresciuto con un occhio sempre attento e vigile a quello che accadeva alla società contemporanea, spesso raccontato attraverso le immagini dei rotocalchi. Nell’ultimo periodo, dal 2012 (da quando ho frequentato Milano e Ivan Quaroni con il suo gruppo di artisti: Veneziano, Cuoghi, Rotondi, Del Monte ecc.), i soggetti rappresentati si sono mescolati con personaggi provenienti dal mondo dei supereroi o da eroine del mondo fantastico e surreale.
Come sta evolvendo la tua ricerca attuale? Come coniughi l’essere artista e l’essere gallerista?
Attualmente le mie energie e il mio tempo vengono dedicate prevalentemente alla galleria d’arte. Essa rappresenta in questo momento l’opera più importante che voglio realizzare. Credo che questo progetto possa dare in futuro (anche a me stessa come artista se volessi continuare nella produzione) la possibilità di creare un sistema economico, di produzione culturale e di scambio tale che potrà essere positivo e propositivo per tutti.
Cosa pensi dell’arte contemporanea oggi in Italia?
Oggi l’arte sta attraversando un momento delicato, si è creato in questi anni un vuoto di stimoli a investire nell’arte contemporanea. Probabilmente il momento economico del nostro paese non è dei migliori ... Purtroppo, a volte, tutto questo si vive in modo amplificato …
L’arte sta diventando di committenza sempre più istituzionale, con uno sviluppo della produzione artistica più verso l’arte urbana, un arte che vuole parlare al grande pubblico, come la streetart con opere e installazioni inseriti in contesti pubblici, quindi un’arte sociale.
Per fortuna abbiamo figure curatoriali che promuovono artisti giovani in Italia, quindi c’è molto sui cui lavorare. I bravi artisti non mancano, sfortunatamente mancano le gallerie, manca un sistema economico ...
Hai vinto premi? Curato residenze d’artista?
Durante la mia carriera artistica ho vinto alcuni premi, il primo in assoluto è stato durante il periodo accademico, il logo per la camera di commercio di Siracusa, poi Pagine Bianche Basilicata nel 2005 e un bando regionale con un workshop con Marco Nereo Rotelli, per la realizzazione di un’opera a Potenza. Le uniche residenze che ho curato sono state legate agli eventi di arte urbana per la città di Matera ma in passato ho partecipato a “Oreste”, residenza di artisti a Montescaglioso tra il 2000 e il 2001 ed è stato per me di grande formazione soprattutto aver conosciuto artisti come Cesare Petroiusti, Emilio Fantin, Sabrina Mezzaqui, Francesco Impellizzeri e tanti altri. Grazie a “Oreste” c’è stato il primo progetto di produzione artistica in residenza, determinato dal rapporto di relazione creato tra il territorio, la gente del luogo e le attività degli artisti.
Ci spieghi la tua esperienza attuale di gallerista? Come sta evolvendo? Ci parli di questo tuo spazio a Matera?
La “Momart Gallery” nasce nei Sassi nel lontano 2001 quando a Matera nessuno pensava minimamente che la città sarebbe diventata una Capitale della Cultura. Quando è nato il primo Momart avevo 29 anni e non avevo nessuna esperienza di come gestire una galleria d’arte. Eppure il mio spazio diventò da subito un locale serale con attività di intrattenimento legate all’arte.
Dopo 4 anni decisi di chiuderlo e di spostarmi a Milano, anche grazie all’insegnamento; così ho conosciuto meglio il mondo dell’arte, galleristi, curatori, critici e artisti che ho frequentato anche per amicizia. Ho ripreso l’idea di riaprire la galleria quando sono ritornata a Matera, in uno spazio nuovo, ottenuto in sub-concessione grazie a un bando comunale nel lontano ’97. Negli anni sono riuscita a ristrutturare questo spazio e renderlo vivibile, anche grazie ai progetti della Comunità Europea per la riqualificazione dei Sassi materani.
Il 21 settembre 2014 hai riaperto il Momart in piazza Madonna dell’Idris, quasi un mese prima della vittoria della nomina della città a Capitale della Cultura 2019. Come sono andate le cose?
La galleria è stata gestita in questi anni come spazio culturale, poi sono partiti anche gli eventi che ho curato di arte urbana per la città. Le maggiori difficoltà sono state quelle di mantenere attivo uno spazio-galleria in autogestione economica. Non è stato per niente semplice … sopratutto con i collezionisti. In 3 anni e mezzo si sono realizzate circa una decina di mostre di artisti nazionali e internazionali, oltre che laboratori, incontri con curatori d’arte e presentazioni di libri e di eventi.
Forse sono stata una delle prime persone che ha creduto nei Sassi, una delle poche che però ha puntato sull’arte. Il cambiamento è iniziato grazie al film “Passion” di Mel Gibson; da quel film il turismo è aumentato sempre di più. Ora Matera, soprattutto nel periodo estivo, si riempie di gente che arriva da tutto il mondo. Grazie ad un bando indetto dalla fondazione Matera 2019, sono stata a novembre scorso nominata Makers per il 2019, e attualmente sto facendo un percorso di Build Up formativo.
Progetti per il futuro? Il Momart si sta trasforma di nuovo, credo …
Sì, nella stessa location in piazza Madonna dell’Idris, ma diventa impresa. Insieme a una amica di sempre, Daniela Amoroso, architetto, abbiamo presentato un progetto di impresa in Regione. Così, il Momart ritorna un po’ alle origini, con spazi di relax, spazi espositivi, spazi per l’artigianato. Con angoli culturali per il turista o il visitatore, in uno ambiente nuovo che inaugureremo a breve, dove l’arte contemporanea si sposerà con l’antico, in una versione differente, versatile e fruibile per tutti. (Nelle foto due opere di Monica Palumbo e una immagine della Galleria Momart).
Monica Palumbo, ci racconti come inizia il suo lavoro? Come nasce la tua passione per l’arte?
La passione per l’arte è nata con me, quando sin da piccolina passavo il mio tempo a disegnare e colorare invece che giocare con le bambole. Poi i miei studi artistici hanno dato forma a questa inclinazione che ho sempre conservato e coltivato negli anni, fino ad oggi, inizialmente frequentando il Liceo artistico a Matera e infine l’Accademia delle Belle Arti di Bari. Dopo il percorso accademico sono rientrata a Matera e ho iniziato prima a lavorare come grafico, e nello stesso tempo ho collaborato con l’associazione artistica Arteria, dove ho insegnato e curato le mie prime mostre.
Spinta dal forte impulso di indipendenza e decisa a voler mettere in proprio una realtà-galleria che fosse centro propulsivo per gli altri artisti, ho utilizzato il prestito d’onore e nel 2001 ho creato il primo Momart nel Sasso Barisano. Qui ho ospitato rassegne di video d’arte, con la presenza di artisti come Sukran Moral, Cristiano De Gaetano e Stefania Pellegrino, mostre di opere di Carmela Lovero e di tanti altri.
Come nasce la tua passione per le tematiche femminili e femministe?
Artiste come Gina Pane, Sukran Moral, Sarah Lucas, Marlene Dumas e soprattutto Elke Krystufel hanno segnato il mio percorso di ricerca personale. Ogni cosa è nata in maniera molto naturale. Comunque, il mio stile è stato sempre vicino al mondo pop, un po’ tutto il mio lavoro guarda al pop, in particolare quello pittorico, cresciuto con un occhio sempre attento e vigile a quello che accadeva alla società contemporanea, spesso raccontato attraverso le immagini dei rotocalchi. Nell’ultimo periodo, dal 2012 (da quando ho frequentato Milano e Ivan Quaroni con il suo gruppo di artisti: Veneziano, Cuoghi, Rotondi, Del Monte ecc.), i soggetti rappresentati si sono mescolati con personaggi provenienti dal mondo dei supereroi o da eroine del mondo fantastico e surreale.
Come sta evolvendo la tua ricerca attuale? Come coniughi l’essere artista e l’essere gallerista?
Attualmente le mie energie e il mio tempo vengono dedicate prevalentemente alla galleria d’arte. Essa rappresenta in questo momento l’opera più importante che voglio realizzare. Credo che questo progetto possa dare in futuro (anche a me stessa come artista se volessi continuare nella produzione) la possibilità di creare un sistema economico, di produzione culturale e di scambio tale che potrà essere positivo e propositivo per tutti.
Cosa pensi dell’arte contemporanea oggi in Italia?
Oggi l’arte sta attraversando un momento delicato, si è creato in questi anni un vuoto di stimoli a investire nell’arte contemporanea. Probabilmente il momento economico del nostro paese non è dei migliori ... Purtroppo, a volte, tutto questo si vive in modo amplificato …
L’arte sta diventando di committenza sempre più istituzionale, con uno sviluppo della produzione artistica più verso l’arte urbana, un arte che vuole parlare al grande pubblico, come la streetart con opere e installazioni inseriti in contesti pubblici, quindi un’arte sociale.
Per fortuna abbiamo figure curatoriali che promuovono artisti giovani in Italia, quindi c’è molto sui cui lavorare. I bravi artisti non mancano, sfortunatamente mancano le gallerie, manca un sistema economico ...
Hai vinto premi? Curato residenze d’artista?
Durante la mia carriera artistica ho vinto alcuni premi, il primo in assoluto è stato durante il periodo accademico, il logo per la camera di commercio di Siracusa, poi Pagine Bianche Basilicata nel 2005 e un bando regionale con un workshop con Marco Nereo Rotelli, per la realizzazione di un’opera a Potenza. Le uniche residenze che ho curato sono state legate agli eventi di arte urbana per la città di Matera ma in passato ho partecipato a “Oreste”, residenza di artisti a Montescaglioso tra il 2000 e il 2001 ed è stato per me di grande formazione soprattutto aver conosciuto artisti come Cesare Petroiusti, Emilio Fantin, Sabrina Mezzaqui, Francesco Impellizzeri e tanti altri. Grazie a “Oreste” c’è stato il primo progetto di produzione artistica in residenza, determinato dal rapporto di relazione creato tra il territorio, la gente del luogo e le attività degli artisti.
Ci spieghi la tua esperienza attuale di gallerista? Come sta evolvendo? Ci parli di questo tuo spazio a Matera?
La “Momart Gallery” nasce nei Sassi nel lontano 2001 quando a Matera nessuno pensava minimamente che la città sarebbe diventata una Capitale della Cultura. Quando è nato il primo Momart avevo 29 anni e non avevo nessuna esperienza di come gestire una galleria d’arte. Eppure il mio spazio diventò da subito un locale serale con attività di intrattenimento legate all’arte.
Dopo 4 anni decisi di chiuderlo e di spostarmi a Milano, anche grazie all’insegnamento; così ho conosciuto meglio il mondo dell’arte, galleristi, curatori, critici e artisti che ho frequentato anche per amicizia. Ho ripreso l’idea di riaprire la galleria quando sono ritornata a Matera, in uno spazio nuovo, ottenuto in sub-concessione grazie a un bando comunale nel lontano ’97. Negli anni sono riuscita a ristrutturare questo spazio e renderlo vivibile, anche grazie ai progetti della Comunità Europea per la riqualificazione dei Sassi materani.
Il 21 settembre 2014 hai riaperto il Momart in piazza Madonna dell’Idris, quasi un mese prima della vittoria della nomina della città a Capitale della Cultura 2019. Come sono andate le cose?
La galleria è stata gestita in questi anni come spazio culturale, poi sono partiti anche gli eventi che ho curato di arte urbana per la città. Le maggiori difficoltà sono state quelle di mantenere attivo uno spazio-galleria in autogestione economica. Non è stato per niente semplice … sopratutto con i collezionisti. In 3 anni e mezzo si sono realizzate circa una decina di mostre di artisti nazionali e internazionali, oltre che laboratori, incontri con curatori d’arte e presentazioni di libri e di eventi.
Forse sono stata una delle prime persone che ha creduto nei Sassi, una delle poche che però ha puntato sull’arte. Il cambiamento è iniziato grazie al film “Passion” di Mel Gibson; da quel film il turismo è aumentato sempre di più. Ora Matera, soprattutto nel periodo estivo, si riempie di gente che arriva da tutto il mondo. Grazie ad un bando indetto dalla fondazione Matera 2019, sono stata a novembre scorso nominata Makers per il 2019, e attualmente sto facendo un percorso di Build Up formativo.
Progetti per il futuro? Il Momart si sta trasforma di nuovo, credo …
Sì, nella stessa location in piazza Madonna dell’Idris, ma diventa impresa. Insieme a una amica di sempre, Daniela Amoroso, architetto, abbiamo presentato un progetto di impresa in Regione. Così, il Momart ritorna un po’ alle origini, con spazi di relax, spazi espositivi, spazi per l’artigianato. Con angoli culturali per il turista o il visitatore, in uno ambiente nuovo che inaugureremo a breve, dove l’arte contemporanea si sposerà con l’antico, in una versione differente, versatile e fruibile per tutti. (Nelle foto due opere di Monica Palumbo e una immagine della Galleria Momart).