Conversazione con Salvatore Luperto e Anna Panareo di Maria Vinella
Salvatore Luperto e Anna Panareo sono studiosi d’arte contemporanea. Lavorano e svolgono attività di ricerca nel territorio leccese. Salvatore Luperto è critico, curatore d’arte e docente; inoltre è direttore del MACMa (Museo d’Arte Contemporanea di Matino) e del Museo Pietro Cavoti di Galatina. Collaboratore della rivista GenErazioni di scritture, Edizioni Milella (Lecce), è anche direttore della collana ASSERZIONI, delle Edizioni Milella. È direttore dei Venerdì storico-artistico-letterari della SERREZZÙLA, dal 2007 a tutt’oggi, ad Arnesano. Si occupa della curatela e pubblicazione di libri di contenuto storico, artistico e letterario. Anna Panareo è artista e docente. Collabora da anni con Luperto e si occupa di studi d’arte contemporanea, in particolare all’approfondimento dei vari aspetti della Poesia visiva, dalla Nuova scrittura alla Poesia sonora alle performance con attenzione anche ai poeti visivi di seconda e terza generazione come Ebalginelli, Fava, Fontana. È anche interessata a rintracciare in artisti emergenti espressioni riconducibili alla poesia visiva che, a suo parere, può essere ancora di grande attualità perché, nel nostro universo tecnologico, la parola nella sua duttilità e nelle sue infinite modalità espressive (sonorità, immagine e azione) è strumento imprescindibile per comunicare.
Salvatore Luperto come inizia il suo lavoro? E la stessa domanda la rivolgo ad Anna Panareo.
S.L. - La mia attività di curatore e di critico d’arte inizia nel 2005, da quando giunto nell’Istituto d’arte Pellegrino di Lecce nel 1998 per insegnare Italiano e Storia, fui colpito dai diversi lavori esposti nell’atrio della scuola in cui campeggia il grande monumento equestre di Garibaldi eseguito da Eugenio Maccagnani. Quei lavori mi rinviavano allo stile dei maestri che nell’istituto erano stati attivi in qualità di docenti, alunni o direttori. Pensai subito alla necessità di una ricerca (che avviai con le colleghe Anna Panareo, Luciana Palmieri e Grazia Colaianni) di tutti gli artisti che a vario titolo avevano frequentato il Pellegrino. Nel 2005 fu pubblicato il primo libro e allestita la prima mostra sui Maestri della Regia Scuola Artistica Industriale di Lecce ai quali poi seguirono altre due pubblicazioni con relative mostre che completarono la ricerca sul ruolo dell’Istituto nella cultura salentina, sull’arte dei maestri e sulle loro opere.
A.P. - Quando Salvatore Luperto giunse all’Istituto d’Arte di Lecce, accolsi con entusiasmo il suo progetto di documentazione. Partecipai in vario modo alla sua realizzazione, disegnando le copertine dei cataloghi, curandone la grafica editoriale, collaborando all’allestimento delle mostre nel Castello di Lecce, ed elaborando, per la seconda edizione dagli anni 1951 al 1970, 43 schede sugli artisti. Fra questi ultimi, nomi noti a livello nazionale come Fernando De Filippi, Ercole Pignatelli, Fiorella Rizzo, Armando Marrocco, Giovanni Valentini e tanti altri. Il lavoro ebbe un notevole successo di pubblico e di critica, tanto che i volumi pubblicati e i testi critici in essi contenuti sono spesso citati in nota e in bibliografia in pubblicazioni attinenti alla cultura artistica salentina del Novecento. Questo tipo di lavoro ha poi avuto per me un seguito ancora in atto con un congruo numero d’ iniziative e pubblicazioni distribuite nel tempo.
Luperto, tu hai diversi interessi di ricerca e di studio, tutti comunque legati alla cultura umanistica. Letteratura, storia e arte interagiscono nella tua formazione e nel tuo lavoro educativo… Come? E come la passione per l’arte ha influenzato l’attività educativa e di ricerca di Anna Panareo?
S.L. - Sì, ho sempre interpretato testi letterari facendo ricorso a opere visive. Mi interessa, anche in senso didattico, come uno stesso pensiero è interpretato dal poeta, dallo scrittore, dal pittore, dallo scultore, dal musicista. Forse è anche questo uno dei motivi che mi ha indotto ad occuparmi di poesia verbovisiva: un fenomeno letterario-artistico che si caratterizza per la parola unita all’immagine o per la scrittura-immagine.
A.P. - Nel corso della vita ho avuto varie esperienze di lavoro attinenti al mondo dell’arte. Occupandomi di Discipline pittoriche nelle scuole d’istruzione artistica di Lecce, nonché di esperienze di formazione anche extrascolastiche, attive e passive (master universitari ecc.). Il dibattito sulla scuola mi ha permesso di legare la stessa al contesto contemporaneo e di approfondirne le problematiche sociali e culturali. L’altro interesse prevalente è stato quello per l’arte in genere e per l’arte contemporanea in particolare. Nella didattica mi sono servita di testi teorici di artisti come Klee, Kandinskij, Itten, ma anche di testi di filosofi come Bateson, Benjamin e altri, di studiosi della percezione visiva come Arnheim, di designer come Munari, di scrittori come Rodari. Il lavoro di curatrice svolto con Salvatore Luperto mi ha permesso di compiere esperienze operative diverse che vanno dalla scrittura critica, alla grafica e fotografia finalizzate alla pubblicazione, all’approfondimento dei linguaggi, all’organizzazione di eventi, alla conoscenza diretta di artisti e poeti visivi anche nei loro luoghi di lavoro, al confronto con esperti del mondo dell’arte.
Luperto, può raccontarci con quali artisti avete avuto rapporti e scambi?
Singolarmente o con Anna Panareo (con la quale vige un sodalizio da 15 anni) ho il piacere di occuparmi del lavoro di importanti personalità della cultura nazionale del secondo Novecento. Con alcuni, tra cui Mirella Bentivoglio, Lamberto Pignotti, Nanni Balestrini, Michele Perfetti, Vitantonio Russo, Ruggero Maggi, Liliana Ebalginelli, Ferruccio Cajani, Vitaldo Conte, Vittorio Fava sono stati instaurati proficui rapporti personali. Con altri ancora si sono attivate collaborazioni che mi hanno consentito di fondare il MACMa a Matino che raccoglie numerosissime opere di quasi tutti gli autori della poesia verbovisiva italiana tra cui Franco Vaccari, Emilio Isgrò, Fernando De Filippi. Fondamentale il contributo culturale, teorico e concreto, di Mirella Bentivoglio che ha permesso, con le sue donazioni, di completare la collezione che oggi si può ammirare nel MACMa.
Cosa pensate dell’arte contemporanea in Italia oggi?
L’arte contemporanea riflette, come in ogni tempo, il pensiero e i costumi dell’individuo. L’arte del Duemila esprime, con l’ausilio dei recenti mezzi di comunicazione, espressioni artistiche spesso multidisciplinari che condensano tante tendenze culturali del secolo passato. Io sono convinto però che non tutte le operazioni artistiche oggi esaltate dalla critica avranno seguito, soprattutto quelle artificiose e ripetitive, sostanzialmente vuote di contenuto. Per certi aspetti si vive un nuovo manierismo pensato a tavolino, sostenuto dai mass media telematici e dal mercato dell’arte.
Il MACMa (Museo Arte Contemporanea Matino) nasce in area leccese quasi casualmente, dopo le cospicue donazioni alla Città di Matino di due autori salentini della Poesia verbovisiva: Vittorio Balsebre e Enzo Miglietta. Come avete promosso questo piccolo “miracolo”?
Le opere acquisite indussero me e Anna ad approfondire i movimenti verbopoetici attivi in Italia dagli anni Settanta in poi. Coinvolgemmo studiosi del luogo come Lucio Giannone, Carlo Alberto Augieri, Ilderosa Laudisa e autori nazionali verbovisivi tra cui Lamberto Pignotti, Michele Perfetti, Giovanni Fontana, Stelio Maria Martini, Arrigo Lora Totino, Ruggero Maggi a circoscrivere la loro esperienza poetica leccese. Successivamente ebbi l’idea di chiedere delle donazioni agli autori verbovisivi italiani (due opere) per il costituendo museo che fu inaugurato nel 2011 con il nome di MACMa. Attualmente il museo di Matino è uno dei tre musei dell’arte contemporanea che il MIBACT ha individuato e inserito nel catalogo I luoghi del contemporaneo, distribuito in tutta Europa nel 2012.
Che tipo di pubblico avete al museo? Ci sono visitatori abituali?
Il pubblico è costituito per lo più da gruppi che appartengono a associazioni che organizzano visite guidate al MACMa, da scolaresche e da visitatori occasionali interessati alla poesia visiva, ma anche da semplici turisti che visitano il Salento.
Qual è stata l’esperienza con Lamberto Pignotti dello scorso anno? Da alcuni anni dirigi per conto delle Edizioni Milella una collana di libri dedicata alle personalità che con il loro pensiero hanno caratterizzato la cultura del secondo Novecento. La collana intitolata “Asserzioni”, giusto?
Sì, il primo della collana Asserzioni è stato il volume Diario Corale di Lamberto Pignotti al quale è stata associata l’omonima mostra costituita da 54 opere, una per ogni anno dal 1962 al 2015, per raccontare coralmente, con le immagini, la storia degli ultimi cinquant’anni, permettendo al lettore di conoscere il costume e la cronaca della società italiana.
E invece la bella mostra di Bari su Mirella Bentivoglio, intitolata “L’Assente”? La mostra presenta alla Galleria Nuova Era di Bari opere che documentano il pensiero dell’artista, pensiero espresso anche nei racconti ospitati nell’omonima pubblicazione della collana Asserzioni. Perché questo titolo?
L’assente è rappresentato in mostra dalla installazione Transitorio-Durevole che riproduce un’ombra, simbolo di transitorietà, che reca tra le mani un libro concreto, simbolo della durevolezza della cultura. Un’altra opera, intitolata anch’essa L’Assente, pubblicata sulla copertina del libro (esempio di poesia concreta) raffigura con un collage la lettera L con l’apostrofo. Il contrasto del cartoncino bianco sul cartoncino nero evidenzia il profilo stilizzato del volto di un individuo che pur essendo assente è tuttavia presente. Altre opere esprimono idee e contenuti arguti come alcune opere con le quali Bentivoglio denuncia il suo disappunto contro i poteri forti che impongono la loro volontà carpendo l’ingenuità dei cittadini. L’artista con il linguaggio compie alla maniera dei poeti visivi una battaglia semiologica contro il potere occulto della pubblicità. Ne sono un esempio Il consumatore consumato rappresentato come un uovo cotto alla coque dalla pubblicità oppure Il cuore della consumatrice ubbidiente che esprime una sottile ironia nei confronti dell’individuo “oca” che si lascia ingannare dalla pubblicità subdola. Altre opere sono invece dedicate alla donna sottomessa, “cancellata” da un burca (La cancellata) o “lapidata” (L’Ovo di Gubbio).
A me pare che entrambi, sia Salvatore sia Anna, siate proiettati verso un denso lavoro di ricerca artistica sul territorio nazionale e anche locale. Progetti per il futuro?
Con Anna Panareo e Liliana Ebalginelli, sto lavorando ad un video le cui protagoniste sono le opere verbovisive. Sulla scia del precedente video SAL SALINA SALENTO diverse opere sparse in una chiesa di Roma dialogheranno con le immagini del luogo. Per il 2019 stiamo preparando la presentazione del libro e l’allestimento della relativa mostra di Fernando De Filippi che nel suo percorso itinerante partendo dal MACMa farà tappa come per quella che si è tenuta l’anno scorso e quella in atto della Bentivoglio nella Galleria Nuova Era di Rose Marie Sansonetti.
Quest’anno ho ricevuto la nomina di direttore artistico del Museo Cavoti di Galatina. Sempre con Anna Panareo sarò impegnato in diversi progetti culturali per la rivalutazione del museo. Attualmente sto realizzando con il prof. Eugenio Imbriani e l’assessore alla Cultura del comune di Galatina, un convegno sul tarantismo con studiosi del settore e artisti che hanno trattato questo tema divenuto internazionale attraverso la divulgazione a livello musicale della Pizzica pizzica, una danza popolare del Salento.
(Le foto si riferiscono alla mostra su Mirella Bentivoglio presso la Galleria Nuova Era di Bari)
Salvatore Luperto come inizia il suo lavoro? E la stessa domanda la rivolgo ad Anna Panareo.
S.L. - La mia attività di curatore e di critico d’arte inizia nel 2005, da quando giunto nell’Istituto d’arte Pellegrino di Lecce nel 1998 per insegnare Italiano e Storia, fui colpito dai diversi lavori esposti nell’atrio della scuola in cui campeggia il grande monumento equestre di Garibaldi eseguito da Eugenio Maccagnani. Quei lavori mi rinviavano allo stile dei maestri che nell’istituto erano stati attivi in qualità di docenti, alunni o direttori. Pensai subito alla necessità di una ricerca (che avviai con le colleghe Anna Panareo, Luciana Palmieri e Grazia Colaianni) di tutti gli artisti che a vario titolo avevano frequentato il Pellegrino. Nel 2005 fu pubblicato il primo libro e allestita la prima mostra sui Maestri della Regia Scuola Artistica Industriale di Lecce ai quali poi seguirono altre due pubblicazioni con relative mostre che completarono la ricerca sul ruolo dell’Istituto nella cultura salentina, sull’arte dei maestri e sulle loro opere.
A.P. - Quando Salvatore Luperto giunse all’Istituto d’Arte di Lecce, accolsi con entusiasmo il suo progetto di documentazione. Partecipai in vario modo alla sua realizzazione, disegnando le copertine dei cataloghi, curandone la grafica editoriale, collaborando all’allestimento delle mostre nel Castello di Lecce, ed elaborando, per la seconda edizione dagli anni 1951 al 1970, 43 schede sugli artisti. Fra questi ultimi, nomi noti a livello nazionale come Fernando De Filippi, Ercole Pignatelli, Fiorella Rizzo, Armando Marrocco, Giovanni Valentini e tanti altri. Il lavoro ebbe un notevole successo di pubblico e di critica, tanto che i volumi pubblicati e i testi critici in essi contenuti sono spesso citati in nota e in bibliografia in pubblicazioni attinenti alla cultura artistica salentina del Novecento. Questo tipo di lavoro ha poi avuto per me un seguito ancora in atto con un congruo numero d’ iniziative e pubblicazioni distribuite nel tempo.
Luperto, tu hai diversi interessi di ricerca e di studio, tutti comunque legati alla cultura umanistica. Letteratura, storia e arte interagiscono nella tua formazione e nel tuo lavoro educativo… Come? E come la passione per l’arte ha influenzato l’attività educativa e di ricerca di Anna Panareo?
S.L. - Sì, ho sempre interpretato testi letterari facendo ricorso a opere visive. Mi interessa, anche in senso didattico, come uno stesso pensiero è interpretato dal poeta, dallo scrittore, dal pittore, dallo scultore, dal musicista. Forse è anche questo uno dei motivi che mi ha indotto ad occuparmi di poesia verbovisiva: un fenomeno letterario-artistico che si caratterizza per la parola unita all’immagine o per la scrittura-immagine.
A.P. - Nel corso della vita ho avuto varie esperienze di lavoro attinenti al mondo dell’arte. Occupandomi di Discipline pittoriche nelle scuole d’istruzione artistica di Lecce, nonché di esperienze di formazione anche extrascolastiche, attive e passive (master universitari ecc.). Il dibattito sulla scuola mi ha permesso di legare la stessa al contesto contemporaneo e di approfondirne le problematiche sociali e culturali. L’altro interesse prevalente è stato quello per l’arte in genere e per l’arte contemporanea in particolare. Nella didattica mi sono servita di testi teorici di artisti come Klee, Kandinskij, Itten, ma anche di testi di filosofi come Bateson, Benjamin e altri, di studiosi della percezione visiva come Arnheim, di designer come Munari, di scrittori come Rodari. Il lavoro di curatrice svolto con Salvatore Luperto mi ha permesso di compiere esperienze operative diverse che vanno dalla scrittura critica, alla grafica e fotografia finalizzate alla pubblicazione, all’approfondimento dei linguaggi, all’organizzazione di eventi, alla conoscenza diretta di artisti e poeti visivi anche nei loro luoghi di lavoro, al confronto con esperti del mondo dell’arte.
Luperto, può raccontarci con quali artisti avete avuto rapporti e scambi?
Singolarmente o con Anna Panareo (con la quale vige un sodalizio da 15 anni) ho il piacere di occuparmi del lavoro di importanti personalità della cultura nazionale del secondo Novecento. Con alcuni, tra cui Mirella Bentivoglio, Lamberto Pignotti, Nanni Balestrini, Michele Perfetti, Vitantonio Russo, Ruggero Maggi, Liliana Ebalginelli, Ferruccio Cajani, Vitaldo Conte, Vittorio Fava sono stati instaurati proficui rapporti personali. Con altri ancora si sono attivate collaborazioni che mi hanno consentito di fondare il MACMa a Matino che raccoglie numerosissime opere di quasi tutti gli autori della poesia verbovisiva italiana tra cui Franco Vaccari, Emilio Isgrò, Fernando De Filippi. Fondamentale il contributo culturale, teorico e concreto, di Mirella Bentivoglio che ha permesso, con le sue donazioni, di completare la collezione che oggi si può ammirare nel MACMa.
Cosa pensate dell’arte contemporanea in Italia oggi?
L’arte contemporanea riflette, come in ogni tempo, il pensiero e i costumi dell’individuo. L’arte del Duemila esprime, con l’ausilio dei recenti mezzi di comunicazione, espressioni artistiche spesso multidisciplinari che condensano tante tendenze culturali del secolo passato. Io sono convinto però che non tutte le operazioni artistiche oggi esaltate dalla critica avranno seguito, soprattutto quelle artificiose e ripetitive, sostanzialmente vuote di contenuto. Per certi aspetti si vive un nuovo manierismo pensato a tavolino, sostenuto dai mass media telematici e dal mercato dell’arte.
Il MACMa (Museo Arte Contemporanea Matino) nasce in area leccese quasi casualmente, dopo le cospicue donazioni alla Città di Matino di due autori salentini della Poesia verbovisiva: Vittorio Balsebre e Enzo Miglietta. Come avete promosso questo piccolo “miracolo”?
Le opere acquisite indussero me e Anna ad approfondire i movimenti verbopoetici attivi in Italia dagli anni Settanta in poi. Coinvolgemmo studiosi del luogo come Lucio Giannone, Carlo Alberto Augieri, Ilderosa Laudisa e autori nazionali verbovisivi tra cui Lamberto Pignotti, Michele Perfetti, Giovanni Fontana, Stelio Maria Martini, Arrigo Lora Totino, Ruggero Maggi a circoscrivere la loro esperienza poetica leccese. Successivamente ebbi l’idea di chiedere delle donazioni agli autori verbovisivi italiani (due opere) per il costituendo museo che fu inaugurato nel 2011 con il nome di MACMa. Attualmente il museo di Matino è uno dei tre musei dell’arte contemporanea che il MIBACT ha individuato e inserito nel catalogo I luoghi del contemporaneo, distribuito in tutta Europa nel 2012.
Che tipo di pubblico avete al museo? Ci sono visitatori abituali?
Il pubblico è costituito per lo più da gruppi che appartengono a associazioni che organizzano visite guidate al MACMa, da scolaresche e da visitatori occasionali interessati alla poesia visiva, ma anche da semplici turisti che visitano il Salento.
Qual è stata l’esperienza con Lamberto Pignotti dello scorso anno? Da alcuni anni dirigi per conto delle Edizioni Milella una collana di libri dedicata alle personalità che con il loro pensiero hanno caratterizzato la cultura del secondo Novecento. La collana intitolata “Asserzioni”, giusto?
Sì, il primo della collana Asserzioni è stato il volume Diario Corale di Lamberto Pignotti al quale è stata associata l’omonima mostra costituita da 54 opere, una per ogni anno dal 1962 al 2015, per raccontare coralmente, con le immagini, la storia degli ultimi cinquant’anni, permettendo al lettore di conoscere il costume e la cronaca della società italiana.
E invece la bella mostra di Bari su Mirella Bentivoglio, intitolata “L’Assente”? La mostra presenta alla Galleria Nuova Era di Bari opere che documentano il pensiero dell’artista, pensiero espresso anche nei racconti ospitati nell’omonima pubblicazione della collana Asserzioni. Perché questo titolo?
L’assente è rappresentato in mostra dalla installazione Transitorio-Durevole che riproduce un’ombra, simbolo di transitorietà, che reca tra le mani un libro concreto, simbolo della durevolezza della cultura. Un’altra opera, intitolata anch’essa L’Assente, pubblicata sulla copertina del libro (esempio di poesia concreta) raffigura con un collage la lettera L con l’apostrofo. Il contrasto del cartoncino bianco sul cartoncino nero evidenzia il profilo stilizzato del volto di un individuo che pur essendo assente è tuttavia presente. Altre opere esprimono idee e contenuti arguti come alcune opere con le quali Bentivoglio denuncia il suo disappunto contro i poteri forti che impongono la loro volontà carpendo l’ingenuità dei cittadini. L’artista con il linguaggio compie alla maniera dei poeti visivi una battaglia semiologica contro il potere occulto della pubblicità. Ne sono un esempio Il consumatore consumato rappresentato come un uovo cotto alla coque dalla pubblicità oppure Il cuore della consumatrice ubbidiente che esprime una sottile ironia nei confronti dell’individuo “oca” che si lascia ingannare dalla pubblicità subdola. Altre opere sono invece dedicate alla donna sottomessa, “cancellata” da un burca (La cancellata) o “lapidata” (L’Ovo di Gubbio).
A me pare che entrambi, sia Salvatore sia Anna, siate proiettati verso un denso lavoro di ricerca artistica sul territorio nazionale e anche locale. Progetti per il futuro?
Con Anna Panareo e Liliana Ebalginelli, sto lavorando ad un video le cui protagoniste sono le opere verbovisive. Sulla scia del precedente video SAL SALINA SALENTO diverse opere sparse in una chiesa di Roma dialogheranno con le immagini del luogo. Per il 2019 stiamo preparando la presentazione del libro e l’allestimento della relativa mostra di Fernando De Filippi che nel suo percorso itinerante partendo dal MACMa farà tappa come per quella che si è tenuta l’anno scorso e quella in atto della Bentivoglio nella Galleria Nuova Era di Rose Marie Sansonetti.
Quest’anno ho ricevuto la nomina di direttore artistico del Museo Cavoti di Galatina. Sempre con Anna Panareo sarò impegnato in diversi progetti culturali per la rivalutazione del museo. Attualmente sto realizzando con il prof. Eugenio Imbriani e l’assessore alla Cultura del comune di Galatina, un convegno sul tarantismo con studiosi del settore e artisti che hanno trattato questo tema divenuto internazionale attraverso la divulgazione a livello musicale della Pizzica pizzica, una danza popolare del Salento.
(Le foto si riferiscono alla mostra su Mirella Bentivoglio presso la Galleria Nuova Era di Bari)