Stefano Spera "Tanto qualcosa ti resta addosso"
A cura di: Rossella Moratto.
Villa Contemporanea è lieta di presentare Tanto qualcosa ti resta addosso, personale di Stefano Spera, con la partecipazione di Giuseppe Buffoli.
La realtà virtuale e quella fattuale vanno sempre più sovrapponendosi andando a fondere sempre più le esperienze dell’essere fattuale con quelle del proprio doppio virtuale.
Nella realtà virtuale tutto appare più distorto, ma anche più reale del reale, filtrato dalle macchine e dai software che veicolano le immagini da cui siamo costantemente bombardati.
Questo crea un’influenza e modifica la percezione visiva della realtà stessa, è il terzo occhio baudrillardiano, quello dei media, che ci fa apparire tutto ciò che ci circonda sotto un’aura diversa, iperreale.
Queste possibilità diventano l’alternativa all’esperienza fisica diretta, in un certo senso diventano l’espansione del nostro corpo.
Il confine tra reale e virtuale quindi risulta sempre più labile, e così anche nella memoria. Nel tempo diventa sempre più difficile discernere tra la tipologia di esperienza fatta.
Stefano Spera
Con questo progetto, che prende ispirazione dalla scultura di Giuseppe Buffoli, La sensibilità dell’archeologo, Stefano Spera si interroga su ciò che rimane dell’esperienza estetica contemporanea mediata dal virtuale in relazione alle possibilità e ai limiti della pittura.
La sua riflessione prende spunto dall’opera dell’amico scultore Giuseppe Buffoli e si sviluppa intorno a questa che, nascosta, viene continuamente evocata all’interno di un dispositivo che, in forma di un grande rebus – facendo l’occhiolino a Duchamp – trasforma radicalmente lo spazio espositivo in un luogo del possibile dove vero e falso, memoria e oblio, passato e futuro coesistono.
L’approccio alla conoscenza avviene sempre più attraverso l’uso della rete, e la fruizione dei contenuti virtuali è accettata al pari dell’esperienza fattuale come alternativa all’esperienza fisica diretta. I Virtual Tours di Google Art Project, ad esempio, permettono di visitare musei e mostre con una sorta di street view, nel quale emergono opere e spazi che sono definiti oltre quello che l’occhio umano permetterebbe, ma allo stesso tempo, hanno distorsioni prospettiche più o meno evidenti date dalla monometria degli strumenti utilizzati per la cattura delle immagini.
Scrive Rossella Moratto nel testo critico che accompagna la mostra: “Lungi dal considerare obsoleta la pittura, Spera oppone al flusso della sovraesposizione mediatica che depotenzia l’atto del vedere, la concentrazione selettiva della pittura che, invece, sintetizza l’esperienza estetica restituendo le stratificazioni che la costituiscono nel suo farsi in un complesso intreccio capace di innescare una tensione dinamica tra interpretazione e formalizzazione cui il fruitore è invitato a partecipare attivamente”.
Il progetto site-specific, presentato a Villa Contemporanea prende spunto dall’opera La sensibilità dell’archeologo, dell’artista Giuseppe Buffoli: una scultura formata da due elementi, uno stampo ed una copia, che riflette sul suo processo produttivo, rimettendo in gioco i termini della riproducibilità e della fragilità, rivisitando al tempo stesso la tradizione nel rimando all’acrolito di Costantino dei Musei Capitolini, di cui ricostruisce una parte anatomica mancante e non prevista in un dialogo impossibile con l’antico.
L’opera scultorea di Buffoli è però celata alla vista; l’esperienza di fruizione estetica è così mediata dalla pittura di Spera che determina un unico punto di vista, condizionando la percezione del visitatore.
Scrive Rossella Moratto: “Assente giustificata e costantemente sottintesa, la scultura è un’entità virtuale possibile e immaginabile, visibile solo da un foro nella tavola dipinta che rappresenta la statua dell’imperatore romano che l’ha ispirata. La citazione di Duchamp è palese così come la tensione voyeuristica dell’esperienza estetica che è sempre un’epifania rivelatrice e visionaria, anticipatrice di un pensiero che prende successivamente forma e concretezza”.
Lo spazio fisico della galleria diventa quindi una dimensione sospesa dove confluiscono tracce di opere distorte e astratte dalle immagini di documentazione, dove sfondamenti prospettici creano spazi virtuali che rimandano ad un vissuto pregresso non reale ma plausibile.
Mostra e testo critico a cura di Rossella Moratto.
La realtà virtuale e quella fattuale vanno sempre più sovrapponendosi andando a fondere sempre più le esperienze dell’essere fattuale con quelle del proprio doppio virtuale.
Nella realtà virtuale tutto appare più distorto, ma anche più reale del reale, filtrato dalle macchine e dai software che veicolano le immagini da cui siamo costantemente bombardati.
Questo crea un’influenza e modifica la percezione visiva della realtà stessa, è il terzo occhio baudrillardiano, quello dei media, che ci fa apparire tutto ciò che ci circonda sotto un’aura diversa, iperreale.
Queste possibilità diventano l’alternativa all’esperienza fisica diretta, in un certo senso diventano l’espansione del nostro corpo.
Il confine tra reale e virtuale quindi risulta sempre più labile, e così anche nella memoria. Nel tempo diventa sempre più difficile discernere tra la tipologia di esperienza fatta.
Stefano Spera
Con questo progetto, che prende ispirazione dalla scultura di Giuseppe Buffoli, La sensibilità dell’archeologo, Stefano Spera si interroga su ciò che rimane dell’esperienza estetica contemporanea mediata dal virtuale in relazione alle possibilità e ai limiti della pittura.
La sua riflessione prende spunto dall’opera dell’amico scultore Giuseppe Buffoli e si sviluppa intorno a questa che, nascosta, viene continuamente evocata all’interno di un dispositivo che, in forma di un grande rebus – facendo l’occhiolino a Duchamp – trasforma radicalmente lo spazio espositivo in un luogo del possibile dove vero e falso, memoria e oblio, passato e futuro coesistono.
L’approccio alla conoscenza avviene sempre più attraverso l’uso della rete, e la fruizione dei contenuti virtuali è accettata al pari dell’esperienza fattuale come alternativa all’esperienza fisica diretta. I Virtual Tours di Google Art Project, ad esempio, permettono di visitare musei e mostre con una sorta di street view, nel quale emergono opere e spazi che sono definiti oltre quello che l’occhio umano permetterebbe, ma allo stesso tempo, hanno distorsioni prospettiche più o meno evidenti date dalla monometria degli strumenti utilizzati per la cattura delle immagini.
Scrive Rossella Moratto nel testo critico che accompagna la mostra: “Lungi dal considerare obsoleta la pittura, Spera oppone al flusso della sovraesposizione mediatica che depotenzia l’atto del vedere, la concentrazione selettiva della pittura che, invece, sintetizza l’esperienza estetica restituendo le stratificazioni che la costituiscono nel suo farsi in un complesso intreccio capace di innescare una tensione dinamica tra interpretazione e formalizzazione cui il fruitore è invitato a partecipare attivamente”.
Il progetto site-specific, presentato a Villa Contemporanea prende spunto dall’opera La sensibilità dell’archeologo, dell’artista Giuseppe Buffoli: una scultura formata da due elementi, uno stampo ed una copia, che riflette sul suo processo produttivo, rimettendo in gioco i termini della riproducibilità e della fragilità, rivisitando al tempo stesso la tradizione nel rimando all’acrolito di Costantino dei Musei Capitolini, di cui ricostruisce una parte anatomica mancante e non prevista in un dialogo impossibile con l’antico.
L’opera scultorea di Buffoli è però celata alla vista; l’esperienza di fruizione estetica è così mediata dalla pittura di Spera che determina un unico punto di vista, condizionando la percezione del visitatore.
Scrive Rossella Moratto: “Assente giustificata e costantemente sottintesa, la scultura è un’entità virtuale possibile e immaginabile, visibile solo da un foro nella tavola dipinta che rappresenta la statua dell’imperatore romano che l’ha ispirata. La citazione di Duchamp è palese così come la tensione voyeuristica dell’esperienza estetica che è sempre un’epifania rivelatrice e visionaria, anticipatrice di un pensiero che prende successivamente forma e concretezza”.
Lo spazio fisico della galleria diventa quindi una dimensione sospesa dove confluiscono tracce di opere distorte e astratte dalle immagini di documentazione, dove sfondamenti prospettici creano spazi virtuali che rimandano ad un vissuto pregresso non reale ma plausibile.
Mostra e testo critico a cura di Rossella Moratto.
Luoghi
www.villacontemporanea.it 39 039 384963
orario: Da martedì a sabato dalle ore 15 alle 19