14/05/2016  al 11/06/2016

Renzo Marasca, Eutopia

A cura di: Carolina Lio

Renzo Marasca, Eutopia
EUTOPIA. L’EUROPA COME CORPO COMPLESSO
Negli ultimi anni l’interesse di Renzo Marasca si è radicato nello studio della forma - particolarmente della forma pittorica - per sviluppare un discorso ideologico legato alle condizioni economiche e politiche d’Europa. Soprattutto, ha identificato come focus della sua ricerca la mobilità di persone e di capitali come ente trasformatore della forma sociale dell’UE. Politiche neoliberali, economie post-industriali e strategie di gentrificazione hanno, infatti, spinto vaste porzioni di cittadini a muoversi in nuove aree, a riorganizzare le proprie pratiche familiari e comunitarie, a riconsiderare la propria identità e il proprio ruolo all’interno di una struttura geografica e politica in equilibrio precario.

Ancora prima che le ultime ondate migratorie dal Medio Oriente minassero ulteriormente le relazioni tra gli stati membri, e assai prima di eclatanti spaccature, come la volontà del Regno Unito di indire un referendum per uscire dall’Unione, le ricerche di Renzo Marasca sono frutto di esperienza personale e di una riflessione autobiografica come ‘immigrato’ in altri paesi. O meglio, come ‘artista-nomade’. Infatti, seguendo la parte che la cultura occupa strategicamente nella riqualificazione e riconversione delle aree ex-industriali, Renzo Marasca si è trasferito dall’Italia a Berlino nel 2009, e ha poi vissuto per un breve periodo a Barcellona prima di scegliere, un anno fa, di stabilirsi a Lisbona. Quello che queste tre città hanno in comune è l’alternanza ambigua con cui passano storicamente da un ruolo centrale all’essere in posizione periferica (e viceversa), e i recenti sforzi delle amministrazioni locali di forzare la città a una gentrificazione rischiosa, che richiama i capitali internazionali a spese delle comunità locali, e che usa la cultura (es. costruzione di musei e aree dedicate a gallerie alternative e studi di artisti) come tappa intermedia di un cambiamento urbano traumatico.

Il modo con cui Renzo Marasca si relaziona con questi cambiamenti ha però una certa ambivalenza. Da un lato li subisce, dovendo di volta in volta ricollocarsi dove la gentrificazione favorisce economicamente l’insediamento momentaneo di artisti in una fase di transizione di certe aree da periferia a centro. Per esempio, Berlino Est, dove nel giro di pochi anni Renzo ha dovuto spostarsi quattro volte di quartiere in quartiere. Dall’altro lato, però, si mantiene in equilibrio muovendosi di pari passo con le nuove opportunità che a ondate si estendono dall’interno verso l’esterno d’Europa, identificate nelle nuove ex-periferie dove il concetto di confine collassa. Per esempio la Lisbona di un Portogallo a un passo dal fallimento, che ha sofferto una deflazione del lavoro e che per questo è diventata una città appetibile per molte aziende del resto d’Europa (prima tra tutte la Germania) per trasferirvi parte delle loro attività.

In Italia, anche se originario di Jesi, l’interesse di Renzo Marasca si è da tempo focalizzato su Torino, città che rappresenta a pieno la crisi di un’Italia post-industriale che passa dall’essere in una situazione centrale all’essere periferia d’Europa. La Fiat è stata il motore prima di una forte immigrazione e poi di una altrettanta drastica emigrazione, riempiendo e poi svuotando le periferie torinesi e costringendo l’amministrazione pubblica a gestire, prima una rapida gentrificazione e, successivamente, il suo fallimento. Per questa stessa ragione, molti artisti si sono trasferiti dalla centrale Milano a una Torino diventata periferica e quindi più economica, creativa e interessata a una rivalutazione dell’immagine della città tramite i suoi aspetti culturali.

Ispirandosi a Torino per quanto riguarda poi il fenomeno dell’Arte Povera, Renzo Marasca cerca quel sottile collegamento tra una forma semplice, e appunto ‘povera’, e un’etica politica e critica. Come scriveva Roland Barthes, l’intenzione etica di un ‘autore’ (o artista) è nella forma tanto quanto nel contenuto, se non addirittura più nella forma. Le forme di Renzo sono complesse, ma non complicate, non hanno un centro e una periferia ma non sono statiche, sono affrontate come corpo concettuale, problematiche e sottili, e rappresentano insieme una struttura in mobilità fragile in cui è ambiguo il rapporto di forze in bilico tra sostegno reciproco e spinta distruttiva.

Luoghi

  • Fusion Art Gallery - Piazza Amedeo Peyron, 9g - Torino
             +39 3493644287
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