Piero Gilardi / Regina José Galindo "Il Teatro Subalterno"
A cura di: Marco Scotini
Prometeogallery è lieta di annunciare l’apertura della sua nuova sede con la mostra "Il Teatro Subalterno", che vede due eminenti artisti di differente generazione, come Regina José Galindo e Piero Gilardi, condividere per la prima volta lo stesso spazio. Non si tratta di una doppia personale ma di una mostra fatta di accostamenti, parallelismi, contaminazioni, dove due figure chiave del rapporto arte-politica si incontrano in uno spazio fisico e metaforico, allo stesso tempo Questo luogo metaforico è la geografia sociale dell’America Latina, da sempre lo sfondo privilegiato delle performance di Regina José Galindo e, nel 1982, il campo temporaneo di un’animazione teatrale di Piero Gilardi nel contesto compromesso del barrio San Judas di Managua, al tempo della vittoria sandinista. La forma d’intervento estetico che caratterizza i due artisti è, di fatto, la performatività e il teatro urbano come strategia di rivendicazione sociale, pur nelle differenti modalità di ciascuno. Da qui deriva il titolo della mostra, "Il Teatro Subalterno", a cura di Marco Scotini, che intende ricollocare queste esperienze nel rapporto tra dominio e sfruttamento.
Regia José Galindo, Curso de supervivencia para hombres y mujeres que viajaràn de manera ilegal a los Estados Unidos, 2007. Città di Guatemala, Guatemala. Photo credit Marlon García
Della lunga e complessa attività di Piero Gilardi si presentano le esperienze a sfondo antropologico che l’artista tiene all’inizio degli anni ’80 in una geografia periferica e decentrata del mondo che va dalle popolazioni San Judas di Managua, alla riserva indiana di Akwesasne in Nord America, alla tribù Barsaloi Samburu in Kenya. Per l’artista italiano si tratta allora di verificare, nel contesto di culture “altre”, le esigenze di creatività collettiva maturate all’interno della controcultura degli anni ’70. I suoi costumi di carattere politico in poliuretano espanso, assieme ai suoi celeberrimi Tappeti- Natura (presenti anche in mostra), sono l’espressione non solo di un’arte corale e fruibile ma anche della volontà di dar voce a ciò che tanto nella natura e nella società è espropriato e sottomesso.
Il teatro solitario di Regina José Galindo preferisce, invece, mettere in scena una denuncia individuale e una stoica resistenza alle forme di violenza e sopruso che caratterizzano la realtà contemporanea in America Latina. Ma lo fa sempre, però, in contesti pubblici o in spazi agricoli e naturali dove più evidente risulta il vincolo che lega gli effetti di potere sul corpo alle strategie di subordinazione dello spazio. Incancellabili le strategie militari di terra bruciata compiute dall’esercito di Efraín Ríos Montt sui corpi delle donne, sulle comunità indigene, sulle varietà vegetali, sulle forme di produzione così come le espropriazioni attuali perpetrate dal carattere estrattivo del neolocolonialismo multinazionale. Dal progetto "El dolor en un pañuelo" (1999) a "La Verdad" (2013), da "Paisaje" (2012) a "Tierra" (2013) la mostra cercherà di presentare il percorso storico dell’artista guatemalteca, attraverso alcuni episodi fondamentali dove la richiesta di giustizia non smette di urlare.
Regia José Galindo, Curso de supervivencia para hombres y mujeres que viajaràn de manera ilegal a los Estados Unidos, 2007. Città di Guatemala, Guatemala. Photo credit Marlon García
Della lunga e complessa attività di Piero Gilardi si presentano le esperienze a sfondo antropologico che l’artista tiene all’inizio degli anni ’80 in una geografia periferica e decentrata del mondo che va dalle popolazioni San Judas di Managua, alla riserva indiana di Akwesasne in Nord America, alla tribù Barsaloi Samburu in Kenya. Per l’artista italiano si tratta allora di verificare, nel contesto di culture “altre”, le esigenze di creatività collettiva maturate all’interno della controcultura degli anni ’70. I suoi costumi di carattere politico in poliuretano espanso, assieme ai suoi celeberrimi Tappeti- Natura (presenti anche in mostra), sono l’espressione non solo di un’arte corale e fruibile ma anche della volontà di dar voce a ciò che tanto nella natura e nella società è espropriato e sottomesso.
Il teatro solitario di Regina José Galindo preferisce, invece, mettere in scena una denuncia individuale e una stoica resistenza alle forme di violenza e sopruso che caratterizzano la realtà contemporanea in America Latina. Ma lo fa sempre, però, in contesti pubblici o in spazi agricoli e naturali dove più evidente risulta il vincolo che lega gli effetti di potere sul corpo alle strategie di subordinazione dello spazio. Incancellabili le strategie militari di terra bruciata compiute dall’esercito di Efraín Ríos Montt sui corpi delle donne, sulle comunità indigene, sulle varietà vegetali, sulle forme di produzione così come le espropriazioni attuali perpetrate dal carattere estrattivo del neolocolonialismo multinazionale. Dal progetto "El dolor en un pañuelo" (1999) a "La Verdad" (2013), da "Paisaje" (2012) a "Tierra" (2013) la mostra cercherà di presentare il percorso storico dell’artista guatemalteca, attraverso alcuni episodi fondamentali dove la richiesta di giustizia non smette di urlare.
Luoghi
http://www.prometeogallery.com/ +39 (0) 283538236
orario:Lunedì - Venerdì 11.00 - 19.00