Michele Iodice "aphrodisia"
A cura di: Giuseppe Merlino
“Le parole aphrodisia, in greco antico, e veneria in latino, definiscono gli atti sessuali provocati dalla urgenza del desiderio e dalla qualità del piacere che procurano: urgenza e intensità che potevano essere incontrollabili e perciò temibili.Gli aphrodisia sono eccitanti per tutti i sensi perché, più di ogni altro gesto del nostro corpo, impigliano l’anima con il corpo: sono l’erotismo!
“Michele Iodice mette in scena qui, oggi, una erotica danzata, una sensualità socievole e acrobatica, e anche una mitologia decorativa.
L’erotismo di questi disegni, lastre e statuine sta nei movimenti leggeri e coreografia dei corpi e nella loro sessualità amichevole, ben diversa dalla fascinazione, mai sazia, per un frammento del corpo e la sua ostentazione; il piacere pornografico nasce altrove, è pedagogico, e consiste nel mostrare tutto senza rivelare nulla, le metamorfosi e le metafore gli sono ignote; la migliore pornografia è sempre un corso di anatomia genitale comparata che esibisce l’infinito variare dei dettagli del membro maschile, il più disobbediente del corpo.
Con queste opere l’artista illustra un eros diverso, circolare, che passa di corpo in corpo, in un susseguirsi di metamorfosi: i corpi che copulano e si insinuano l’uno nell’altro, per dare e ricevere del piacere, formano poi dei corpi nuovi, modificati e più complessi. E’ un’orgia, ed è una favola.
La delicata questione delle dimensioni ideali dell’organo maschile che, per la sua forma informe e mutevole, imbarazzò la grande pittura rinascimentale, in questa opera viene trattata con moderazione: non è il fallo smisurato e aggressivo delle pitture preistoriche, o della pornografia gay, e non è quello modesto e infantile della statuaria classica (eccettuato Priapo, il dio osceno, che però è solo un rustico fallo di legno piantato in un giardino come spaventapasseri), ma è un utopico organo medio.
Dico “utopico” perché in questa piccola mostra viene esposta, in sordina, anche un’utopia delle relazioni erotiche: miste, leggere, provvisorie, inventive e liberate dalle massicce categorie della medicina e del diritto che devono classificare e proibire.
Questa utopia è senza smanie nè furie, come fu invece quella del marchese de Sade, il più minuzioso e imperioso costrittore del corpo erotico; ma è molto vicina, invece, a quella del Nuovo Mondo Amoroso, l’utopia liberatoria scritta da Charles Fourier, nella prima metà dell’Ottocento, come un catalogo sterminato di tutti i gusti che, mossi dall’energia dell’Attrazione, cospirano a ottenere una Felicità collettiva e individuale: un’utopia domestica e voluttuosa!” (Testo critico di Giuseppe Merlino)