Marosia Castaldi. Napoletana ballata
In questa seconda occasione di dialogo ideato da Roberto Borghi, (seguito del precedente dialogo Costa – Nosari ) l’incontro coinvolge due grandi artiste: La nota scultrice e scrittrice Marosia Castaldi in dialogo con Elisabeth Scherffig; le cui tracce di paesaggio in mutamento segnano il passato e il presente, con descrizione analitica per giungere alla ricchezza della metafora.
Per questa inaugurazione Fausta Squatriti presenterà un suo libro d’artista dedicato a Marosia Castaldi e fatto proprio per lei, per presentarlo in questo momento.
MAROSIA E LA CARTA
di Elisabetta Longari
"Nel mondo terreno non mi si può afferrare perché io abito altrettanto
bene tra i morti come tra i non nati. Più vicino del consueto al
cuore della creazione e ancora troppo poco vicino".
Paul Klee
Nell'opera di carta e su carta di Marosia più che altrove si riscontra la natura più autentica dell'immaginazione, quella facoltà, propria principalmente dei bambini intenti nel gioco e degli adulti nell'arte, capace di tutto a partire dal nulla e che ha appunto origine in questo nulla che è il tutto. Marosia si circonda infatti di catene di parole e di immagini che la cingono come collane preziose per poi correre lontano con andamento danzante; a volte invece si gonfiano come code di draghi in grandi spire che trascinano l'autrice, il lettore e l'osservatore in gorghi pericolosi. La reciprocità delle sue forme espressive è sotto gli occhi di chiunque, a partire dal materiale prescelto: la carta, anzi, spesso proprio quello stesso foglio di carta di formato A4 che utilizza per scrivere il corpo variegato e turbolento dei suoi romanzi e racconti. Sull'A4, con penne e pennarelli, preferendo ancora una volta mezzi tipici della scrittura più che delle “belle arti”, traccia, come per non interrompere il flusso omogeneo del racconto, grovigli di forme cave, contorni di figure e volti - molti i volti visti contemporaneamente di fronte
e di profilo- con un segno che non si distoglie dal foglio se non per passare ad un altro. Il vastissimo corpo dei suoi disegni, che si direbbe frutto di una pratica implacabile, una specie di scrittura automatica sui generis, compone una parata di maschere e personaggi che si presentano anche nella sua opera letteraria e nelle fragili sculture, leggere e “portatili”. Anch'esse derivano per lo più dai fogli A4 ritagliati in sagome riempite di colore
e propongono incontri tumultuosi tra i personaggi. Teatrini che in verità non conservano quasi alcuna venatura ludica e puerile, anzi, si rivelano piuttosto con un gusto tragico alla Guernica; disegni che sembrano sorgere sorprendentemente dal collegamento di stelle lontane tra loro, segni che danno forma a costellazioni sconosciute. Perché v'è un che di siderale, ma nel contempo anche di intimo e abissale, nel mondo di Marosia, che è della stessa natura - ambigua, meravigliosa e terribile - di ciò che cova nel profondo di ciascuno. La sua opera, considerata nel variegato insieme di romanzi, racconti, disegni e sculture, compone una sorta di Comédie Humaine, declinata in un incalzante ritmo di labirinti di carta dove ciascun osservatore trova e perde continuamente sé stesso, abbagliato da echi di pitture vascolari e affreschi pompeiani, irretito dai riflessi di calchi della statuaria classica e dei corpi di Pompei, ammaliato da allusioni a diversi universi anche dissimili: a Memling,Tintoretto, Regina, Savinio e De Chirico (di quest'ultimo penso in particolare alle azioni, tremendamente compresse e “fuori contesto”, dei Gladiatori costretti negli angusti interni di stanze e corridoi). Gli autoritratti, e più in generale le presenze femminili, sono preponderanti; Marosia rappresenta dunque più spesso donne, sovente disperate, agitate, scomposte, intente in forti reazioni provocate da violenza e gratuità,
dal vero volto del tutto che è il nulla. Sullo sfondo si ode il clangore delle armi.
Per questa inaugurazione Fausta Squatriti presenterà un suo libro d’artista dedicato a Marosia Castaldi e fatto proprio per lei, per presentarlo in questo momento.
MAROSIA E LA CARTA
di Elisabetta Longari
"Nel mondo terreno non mi si può afferrare perché io abito altrettanto
bene tra i morti come tra i non nati. Più vicino del consueto al
cuore della creazione e ancora troppo poco vicino".
Paul Klee
Nell'opera di carta e su carta di Marosia più che altrove si riscontra la natura più autentica dell'immaginazione, quella facoltà, propria principalmente dei bambini intenti nel gioco e degli adulti nell'arte, capace di tutto a partire dal nulla e che ha appunto origine in questo nulla che è il tutto. Marosia si circonda infatti di catene di parole e di immagini che la cingono come collane preziose per poi correre lontano con andamento danzante; a volte invece si gonfiano come code di draghi in grandi spire che trascinano l'autrice, il lettore e l'osservatore in gorghi pericolosi. La reciprocità delle sue forme espressive è sotto gli occhi di chiunque, a partire dal materiale prescelto: la carta, anzi, spesso proprio quello stesso foglio di carta di formato A4 che utilizza per scrivere il corpo variegato e turbolento dei suoi romanzi e racconti. Sull'A4, con penne e pennarelli, preferendo ancora una volta mezzi tipici della scrittura più che delle “belle arti”, traccia, come per non interrompere il flusso omogeneo del racconto, grovigli di forme cave, contorni di figure e volti - molti i volti visti contemporaneamente di fronte
e di profilo- con un segno che non si distoglie dal foglio se non per passare ad un altro. Il vastissimo corpo dei suoi disegni, che si direbbe frutto di una pratica implacabile, una specie di scrittura automatica sui generis, compone una parata di maschere e personaggi che si presentano anche nella sua opera letteraria e nelle fragili sculture, leggere e “portatili”. Anch'esse derivano per lo più dai fogli A4 ritagliati in sagome riempite di colore
e propongono incontri tumultuosi tra i personaggi. Teatrini che in verità non conservano quasi alcuna venatura ludica e puerile, anzi, si rivelano piuttosto con un gusto tragico alla Guernica; disegni che sembrano sorgere sorprendentemente dal collegamento di stelle lontane tra loro, segni che danno forma a costellazioni sconosciute. Perché v'è un che di siderale, ma nel contempo anche di intimo e abissale, nel mondo di Marosia, che è della stessa natura - ambigua, meravigliosa e terribile - di ciò che cova nel profondo di ciascuno. La sua opera, considerata nel variegato insieme di romanzi, racconti, disegni e sculture, compone una sorta di Comédie Humaine, declinata in un incalzante ritmo di labirinti di carta dove ciascun osservatore trova e perde continuamente sé stesso, abbagliato da echi di pitture vascolari e affreschi pompeiani, irretito dai riflessi di calchi della statuaria classica e dei corpi di Pompei, ammaliato da allusioni a diversi universi anche dissimili: a Memling,Tintoretto, Regina, Savinio e De Chirico (di quest'ultimo penso in particolare alle azioni, tremendamente compresse e “fuori contesto”, dei Gladiatori costretti negli angusti interni di stanze e corridoi). Gli autoritratti, e più in generale le presenze femminili, sono preponderanti; Marosia rappresenta dunque più spesso donne, sovente disperate, agitate, scomposte, intente in forti reazioni provocate da violenza e gratuità,
dal vero volto del tutto che è il nulla. Sullo sfondo si ode il clangore delle armi.
Luoghi
www.mariacilena.it 0289071612 02 62027292
Orario: dal martedì al venerdì - dalle16 alle 19 Ingresso libero