Lorenzo Puglisi. L’ignoto che appare
A cura di: Roberto Borghi
In questa occasione Puglisi, di cui è attualmente in corso un'ampia personale presso la galleria Sobering di Parigi, presenta una serie di dipinti che rivisitano la tradizione del ritratto e l'impianto compositivo di celebri capolavori della pittura del passato. "Matteo e l'Angelo" di Caravaggio, nella grande tela esposta al Milone, si trasforma in una vasta tenebra dalla quale affiorano soltanto alcuni dettagli anatomici: visi, mani e piedi che immergono la scena in un'atmosfera straniante, dal tono oracolare.
Nei dipinti di Lorenzo Puglisi si assiste al capovolgimento del consueto rapporto tra luce e buio. Di solito l'oscurità viene intesa come assenza, sottrazione di luce: il buio che pervade le opere del giovane artista biellese invece sembra nascere da un ispessimento della luce. È come se il bagliore si accumulasse, si addensasse sulla superficie pittorica, e questa esagerazione luminosa portasse all’implosione, alla tenebra. Le parti irrorate di luce (un chiarore lunare e conturbante) sembrano a loro volta scavate all’interno dell’oscurità. Anche in questo caso il rapporto luce e buio si presenta capovolto: la luce nasce attenuando, sottraendo il buio, anche se ne conserva pur sempre una traccia nelle espressioni contratte e indecifrabili dei volti.
La pittura di Puglisi è attraversata da un profondo desiderio di conoscenza del reale, da una "grande domanda sul mistero del perché siamo qua - come ha ribadito egli stesso in una recente intervista con Bruno Corà -. Per me anche la luce, nell’oscurità, rappresenta qualche cosa che inizia timidamente ad apparire dal nulla che è la mia condizione". Insieme alla luce, però, nei suoi dipinti affiora anche un senso di ignoto che ha qualcosa di allarmante e appagante allo stesso tempo. In fondo "nel presente - come riporta il Libro degli amici di Hofmannsthal - si cela sempre quell’ignoto la cui apparizione potrebbe mutare tutto: è un pensiero che dà le vertigini, ma che consola”.
Nei dipinti di Lorenzo Puglisi si assiste al capovolgimento del consueto rapporto tra luce e buio. Di solito l'oscurità viene intesa come assenza, sottrazione di luce: il buio che pervade le opere del giovane artista biellese invece sembra nascere da un ispessimento della luce. È come se il bagliore si accumulasse, si addensasse sulla superficie pittorica, e questa esagerazione luminosa portasse all’implosione, alla tenebra. Le parti irrorate di luce (un chiarore lunare e conturbante) sembrano a loro volta scavate all’interno dell’oscurità. Anche in questo caso il rapporto luce e buio si presenta capovolto: la luce nasce attenuando, sottraendo il buio, anche se ne conserva pur sempre una traccia nelle espressioni contratte e indecifrabili dei volti.
La pittura di Puglisi è attraversata da un profondo desiderio di conoscenza del reale, da una "grande domanda sul mistero del perché siamo qua - come ha ribadito egli stesso in una recente intervista con Bruno Corà -. Per me anche la luce, nell’oscurità, rappresenta qualche cosa che inizia timidamente ad apparire dal nulla che è la mia condizione". Insieme alla luce, però, nei suoi dipinti affiora anche un senso di ignoto che ha qualcosa di allarmante e appagante allo stesso tempo. In fondo "nel presente - come riporta il Libro degli amici di Hofmannsthal - si cela sempre quell’ignoto la cui apparizione potrebbe mutare tutto: è un pensiero che dà le vertigini, ma che consola”.
Luoghi
http://www.galleriailmilione.it 02-29063272
orario: 10,30/13 e 15,30/19 Sabato su appuntamento