La Carta Della Terra
A cura di: Peppe Pappa testi di Edoardo Alamaro, Mario Franco, Stefano Taccone
Sabato 2 marzo 2019 alle ore 17 al PAN si inaugura la mostra La Carta Della Terra, che, come le altre tre che l’hanno preceduta, rientra nel progetto MOSTRA / INCONTRO, ideato e curato da PEPPE PAPPA Resterà aperta dal lunedì alla domenica, ore 9,30 – 19,30 . Finissage domenica 17 marzo 2019 ore 9,30 – 19,30
Partecipano, con lo stesso Peppe Pappa, ciascuno con il proprio linguaggio artistico, Antonio Barbagallo, Andrea Colaianni, Livio Marino, Anna Pozzuoli, Ilia Tufano, ne scrivono Edoardo Alamaro, Mario Franco, Stefano Taccone nonché Peppe Pappa, che è autore anche di un video, che verrà proiettato nel giorno di chiusura, quando si terrà anche un reading di poesia.
“Come autore/artista Peppe Pappa ama assumere il ruolo di ‘innescatore’ e regista di processi. Gli ambienti dove opera devono essere luoghi dove le cose accadono realmente e gli artisti che chiama a collaborare sono indissolubilmente legati all’occasione che li ha coinvolti e incidono sull’occasione stessa e di tale occasione saranno in seguito irripetibile testimonianza. In altre parole Pappa è interessato alla riscoperta del rischio, inteso come rifiuto di ogni garanzia aprioristica; si può, infatti, affermare che le manifestazioni artistiche assolvono di solito il compito di essere nicchie della rassicurazione dove si ha la certezza di uno stallo (anche con le più spericolate performances, non succederà assolutamente nulla). Qui, viceversa si mira al superamento dello “stallo”, all’uscita cioè dalla situazione di sospeso e finto equilibrio, per riflettere sulla realtà e sul flusso degli eventi. ”Scrive Mario Franco, acuto, simpatetico testimone del lungo percorso di Peppe Pappa e con lui riflette sul senso dell’evento :”Piuttosto, almeno nelle intenzioni di Peppe Pappa, si tratta di smascherare le fosche e losche realtà dell'uso e dell'abuso del potere, che ammaliano e corrompono politici e gente comune. Pappa cita Allende per spingerci a ragionare politicamente e formulare la domanda indiscreta: siamo cittadini di un sistema democratico e palese, o sudditi di un regime totalitario e invisibile?”.
Anche Edoardo Alamaro conosce da sempre Peppe Pappa, ne può parlare con il suo linguaggio disinvolto ma penetrante, che infine pone la domanda fondamentale : ” cosa accomuna me, Peppe Pappa, e molti dei sei compagni d’avventura d’arte presenti in questa mostra per una possibile “Carta della Terra”, carta da rigiocare? Innanzitutto la formazione, la passione e la generazione comune (ma non comunale): quasi tutti sono infatti artisti “maturi” e ben maturati, artisti “moderni” che tentano meritoriamente di capire cosa sta succedendo nel complesso mondo tecnologico d’oggi, al quale evidentemente non appartengono per velocità, per età”. Lo stesso Peppe Pappa sembra nel suo testo voler fornire la risposta, che è la sua dichiarazione a proposito del ruolo dell’arte , a proposito della realtà economica / politica di oggi, dichiarazione certamente condivisa dagli artisti impegnati nell’evento, quando scrive che “L’attuale società, spinta dall’incertezza del futuro, ibridamente rimescola passato e presente senza riferimento sicuro. Le tecnologie avanzano velocemente e isolano l’uomo dalla collettività col rischio di generare consumatori individualisti. In questo scenario apocalittico, la nostra identità di artisti, pur riconoscendo l’arte come sogno di naviganti senza fissa dimora, contribuisce con il proprio lavoro a riedificare un futuro dal volto umano.”
Che fare ancora sulla Terra? Interoga Stefano Taccone, illustrando l’approccio di ciascuno degli artisti:”Tecniche differenti, sinfonie differenti, mondi differenti, eppure una porzione di sentire comune, traducibile nella coscienza di un mondo in cui ogni paradigma moderno è crollato e le icone della distopia, dopo aver conosciuto una lunga gestazione nella palude del subconscio, hanno rotto ogni argine.”
Partecipano, con lo stesso Peppe Pappa, ciascuno con il proprio linguaggio artistico, Antonio Barbagallo, Andrea Colaianni, Livio Marino, Anna Pozzuoli, Ilia Tufano, ne scrivono Edoardo Alamaro, Mario Franco, Stefano Taccone nonché Peppe Pappa, che è autore anche di un video, che verrà proiettato nel giorno di chiusura, quando si terrà anche un reading di poesia.
“Come autore/artista Peppe Pappa ama assumere il ruolo di ‘innescatore’ e regista di processi. Gli ambienti dove opera devono essere luoghi dove le cose accadono realmente e gli artisti che chiama a collaborare sono indissolubilmente legati all’occasione che li ha coinvolti e incidono sull’occasione stessa e di tale occasione saranno in seguito irripetibile testimonianza. In altre parole Pappa è interessato alla riscoperta del rischio, inteso come rifiuto di ogni garanzia aprioristica; si può, infatti, affermare che le manifestazioni artistiche assolvono di solito il compito di essere nicchie della rassicurazione dove si ha la certezza di uno stallo (anche con le più spericolate performances, non succederà assolutamente nulla). Qui, viceversa si mira al superamento dello “stallo”, all’uscita cioè dalla situazione di sospeso e finto equilibrio, per riflettere sulla realtà e sul flusso degli eventi. ”Scrive Mario Franco, acuto, simpatetico testimone del lungo percorso di Peppe Pappa e con lui riflette sul senso dell’evento :”Piuttosto, almeno nelle intenzioni di Peppe Pappa, si tratta di smascherare le fosche e losche realtà dell'uso e dell'abuso del potere, che ammaliano e corrompono politici e gente comune. Pappa cita Allende per spingerci a ragionare politicamente e formulare la domanda indiscreta: siamo cittadini di un sistema democratico e palese, o sudditi di un regime totalitario e invisibile?”.
Anche Edoardo Alamaro conosce da sempre Peppe Pappa, ne può parlare con il suo linguaggio disinvolto ma penetrante, che infine pone la domanda fondamentale : ” cosa accomuna me, Peppe Pappa, e molti dei sei compagni d’avventura d’arte presenti in questa mostra per una possibile “Carta della Terra”, carta da rigiocare? Innanzitutto la formazione, la passione e la generazione comune (ma non comunale): quasi tutti sono infatti artisti “maturi” e ben maturati, artisti “moderni” che tentano meritoriamente di capire cosa sta succedendo nel complesso mondo tecnologico d’oggi, al quale evidentemente non appartengono per velocità, per età”. Lo stesso Peppe Pappa sembra nel suo testo voler fornire la risposta, che è la sua dichiarazione a proposito del ruolo dell’arte , a proposito della realtà economica / politica di oggi, dichiarazione certamente condivisa dagli artisti impegnati nell’evento, quando scrive che “L’attuale società, spinta dall’incertezza del futuro, ibridamente rimescola passato e presente senza riferimento sicuro. Le tecnologie avanzano velocemente e isolano l’uomo dalla collettività col rischio di generare consumatori individualisti. In questo scenario apocalittico, la nostra identità di artisti, pur riconoscendo l’arte come sogno di naviganti senza fissa dimora, contribuisce con il proprio lavoro a riedificare un futuro dal volto umano.”
Che fare ancora sulla Terra? Interoga Stefano Taccone, illustrando l’approccio di ciascuno degli artisti:”Tecniche differenti, sinfonie differenti, mondi differenti, eppure una porzione di sentire comune, traducibile nella coscienza di un mondo in cui ogni paradigma moderno è crollato e le icone della distopia, dopo aver conosciuto una lunga gestazione nella palude del subconscio, hanno rotto ogni argine.”
Luoghi
http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale 081 4422149 081 440013
Aperto tutti i giorni dalle 9-19.30. Chiuso il martedi'