Gigi De Bellis. evoluzione e il-logiche geometrie
A cura di: Enzo di Grazia
Nella sua lunga attività, Gigi De Bellis non ha mai dimenticato di nascere Grafico, quindi attento a rigori estetici: un foglio di carta è come la facciata di quegli edifici che vedeva sulle riviste di suo padre; va sempre trattato con attenzione e chiarezza. Ma la tecnica di cui si è servito per le sue “invenzioni creative” ha sempre avuto molto a che vedere con le arti figurative: la genesi di un manifesto dimostra chiaramente il processo pittorico che è alla base del suo lavoro. Dopo la fase progettuale e di disegno, inizia l’intervento col colore. Questa tecnica chiarisce l’intenzione – sempre coltivata e niente affatto celata – di De Bellis di affrontare un’attività artistica che si sviluppi sia nella pittura che nella scultura. I suoi progetti si sono aperti così sempre alle più imprevedibili possibilità – sia rispetto alle dimensioni che ai materiali – per cui si può andare facilmente dai dipinti di impianto geometrico alle più improbabili “sculture da viaggio”. In questa occasione, si apre completamente, nel mondo della visualità, il bisogno di realizzare improbabili geometrie che prendono le mosse dal colore e nel colore esauriscono l'infinita gamma di possibilità compositiva. Difficile dire dove il creativo pubblicitario si dissolva nella pittura gestuale; e dove invece il pittore geometrico - programmatico esaurisca il suo ruolo per ricondursi alla funzionalità della composizione. Resta, alla fine, la sensazione di una "pittura dipinta" che da tutte le direzioni coglie gli aliti di suggerimento e alla fine dà ragione a Palazzeschi: "... lasciamolo divertire..."
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