Gianna Maggiulli. io ABITO
A cura di: Testi critici di Isabella Battista e Nicola Zito
La Galleria Museo Nuova Era presenta io ABITO , mostra personale di Gianna Maggiulli. Il progetto racconta il percorso personale e artistico dell’artista pugliese attraverso cartoni, fotografie e installazioni, tracciati e disegni di un’antica scuola internazionale di taglio di Torino, foto d’epoca e frammenti di abito realizzati con materiali diversi.
L’idea è nata dal bisogno dell’artista di unire la recente ricerca intorno all’abito, inteso come forma di comunicazione e copertura/svelamento della propria interiorità, con l’esperienza umana e professionale che suo padre ha svolto per buona parte della metà del Novecento nella sua importante sartoria di Corato.
Le “carte” color biscotto, aperte per la prima volta dopo anni, hanno svelato le pieghe ormai indelebili, le ombre e tutti i segni del tempo, ma soprattutto la geometria sapiente del progetto dell’abito maschile con tratti a matita, linee, numeri, forme geometriche e tratteggi. Queste carte sono il frutto di studi realizzati in una scuola di sartoria nella prestigiosa Torino degli anni Trenta con tanto di timbri di autentificazione e firma di valutazione datate 1931.
Le opere della Maggiulli, a metà tra pittura e scultura, non possono non colpire anche per l'originalità del materiale usato, il cartone: inciso, intagliato, spellato, fino a farne emergere sensi nascosti, giochi di luci ed ombre, chiaroscuri dell'anima, prima ancora che della materia. Vengono fuori superfici in accenno di bassorilievo, lasciate grezze, con sovrapposizioni di carte bianche o colorate, sottili o spesse, plastiche trasparenti e pennellate di colore acrilico.
«Il mio percorso è andato ad incrociarsi con l’esperienza di mio padre a distanza di oltre ottant’anni e di qui il voler unire le due esperienze in un progetto che non vuol essere un cedimento alla nostalgia, ma è la necessità di fissare la memoria di un passato confrontandolo con l’attualità. – racconta la Maggiulli -L’accostamento e il confronto/incontro fra le carte razionali e progettuali e i miei abiti colorati, svolazzanti e improbabili fatti di carte, graffi e lacerazioni, potrebbe apparire dissacrante ma il senso è soprattutto pervaso di tenerezza e di rispetto per un lavoro artigianale di pregio non sempre adeguatamente valorizzato».
L’idea è nata dal bisogno dell’artista di unire la recente ricerca intorno all’abito, inteso come forma di comunicazione e copertura/svelamento della propria interiorità, con l’esperienza umana e professionale che suo padre ha svolto per buona parte della metà del Novecento nella sua importante sartoria di Corato.
Le “carte” color biscotto, aperte per la prima volta dopo anni, hanno svelato le pieghe ormai indelebili, le ombre e tutti i segni del tempo, ma soprattutto la geometria sapiente del progetto dell’abito maschile con tratti a matita, linee, numeri, forme geometriche e tratteggi. Queste carte sono il frutto di studi realizzati in una scuola di sartoria nella prestigiosa Torino degli anni Trenta con tanto di timbri di autentificazione e firma di valutazione datate 1931.
Le opere della Maggiulli, a metà tra pittura e scultura, non possono non colpire anche per l'originalità del materiale usato, il cartone: inciso, intagliato, spellato, fino a farne emergere sensi nascosti, giochi di luci ed ombre, chiaroscuri dell'anima, prima ancora che della materia. Vengono fuori superfici in accenno di bassorilievo, lasciate grezze, con sovrapposizioni di carte bianche o colorate, sottili o spesse, plastiche trasparenti e pennellate di colore acrilico.
«Il mio percorso è andato ad incrociarsi con l’esperienza di mio padre a distanza di oltre ottant’anni e di qui il voler unire le due esperienze in un progetto che non vuol essere un cedimento alla nostalgia, ma è la necessità di fissare la memoria di un passato confrontandolo con l’attualità. – racconta la Maggiulli -L’accostamento e il confronto/incontro fra le carte razionali e progettuali e i miei abiti colorati, svolazzanti e improbabili fatti di carte, graffi e lacerazioni, potrebbe apparire dissacrante ma il senso è soprattutto pervaso di tenerezza e di rispetto per un lavoro artigianale di pregio non sempre adeguatamente valorizzato».
Luoghi
www.museonuovaera.it 0805061158 3334462929 0805061158
direzione artistica: Rosemarie Sansonetti - Annamaria Traversa Orari: 17-20