Filippo Soddu. “Ricomposizione di frammenti”
A cura di: Mimma Pasqua
Note nello spazio
Gli esordi di Filippo Soddu nel 2009 lasciano intravedere un percorso di saturazione del colore a tutto campo e un’ambientazione che possiamo definire spaziale. È uno spazio interiore in cui fluttuano particelle senza nome nel tentativo che lascia presagire il ritorno ad un unicum aggregante che lenisca la dispersione. A volte la stesura del colore si espande in gouaches e il desiderio di un ritorno a casa è un pensiero sospeso in un blu dai tocchi violacei in cui gli oggetti d’affezione sono presenze fantasmatiche rievocanti sensazioni lontane morbide e tenere, affetti personali indicibili.
Esse raccontano, senza metterle a nudo, pulsioni di vita. Narrano il viaggio del gene in un destino ontogeneticamente determinato e la storia del Cosmo: la nostra storia. E le geometrie misteriose, indagate inizialmente come contenitori di senso e di lirismo cosmico, oggi sono aggregati di particelle, tornate nell’alveo della memoria per ricostruire quell’insieme di cui conservano l’imprinting unico e inconfondibile. Fragili e delicati frammenti che recano il segno di una manualità minuta e rigorosa, collages di piccoli pezzi di carte che sciamano all’unisono verso la casa d’origine. Un farsi e disfarsi mosso da un dinamismo endogeno. Un fluire continuo che spinge le parti a disporsi armonicamente sulla scia della musica del cosmo da cui proviene quell’energia che tutto investe e che sottende al legame con gli astri che presidiano il destino. (…) La ricerca di Filippo Soddu si è andata orientando verso una graduale semplificazione formale per approdare alla posizione frontale del triangolo e del rettangolo come portatori della fase costruttiva. E queste forme, pur non librandosi più nello spazio, sono comunque in uno stato di sospensione che ne impedisce volutamente il rassicurante ancoraggio in favore della instabilità che prelude a un possibile cambiamento. (…)
Dal testo di Mimma Pasqua
Gli esordi di Filippo Soddu nel 2009 lasciano intravedere un percorso di saturazione del colore a tutto campo e un’ambientazione che possiamo definire spaziale. È uno spazio interiore in cui fluttuano particelle senza nome nel tentativo che lascia presagire il ritorno ad un unicum aggregante che lenisca la dispersione. A volte la stesura del colore si espande in gouaches e il desiderio di un ritorno a casa è un pensiero sospeso in un blu dai tocchi violacei in cui gli oggetti d’affezione sono presenze fantasmatiche rievocanti sensazioni lontane morbide e tenere, affetti personali indicibili.
Esse raccontano, senza metterle a nudo, pulsioni di vita. Narrano il viaggio del gene in un destino ontogeneticamente determinato e la storia del Cosmo: la nostra storia. E le geometrie misteriose, indagate inizialmente come contenitori di senso e di lirismo cosmico, oggi sono aggregati di particelle, tornate nell’alveo della memoria per ricostruire quell’insieme di cui conservano l’imprinting unico e inconfondibile. Fragili e delicati frammenti che recano il segno di una manualità minuta e rigorosa, collages di piccoli pezzi di carte che sciamano all’unisono verso la casa d’origine. Un farsi e disfarsi mosso da un dinamismo endogeno. Un fluire continuo che spinge le parti a disporsi armonicamente sulla scia della musica del cosmo da cui proviene quell’energia che tutto investe e che sottende al legame con gli astri che presidiano il destino. (…) La ricerca di Filippo Soddu si è andata orientando verso una graduale semplificazione formale per approdare alla posizione frontale del triangolo e del rettangolo come portatori della fase costruttiva. E queste forme, pur non librandosi più nello spazio, sono comunque in uno stato di sospensione che ne impedisce volutamente il rassicurante ancoraggio in favore della instabilità che prelude a un possibile cambiamento. (…)
Dal testo di Mimma Pasqua