Ferrando / Pollidori / Tufano "ROMINA"
A cura di: Testi di Donatella Airoldi, Marco De Gemmis, Eugenio Lucrezi, Fiorella Zampini.
L’evento vuole essere un momento di confronto tra Mavi Ferrando, Teresa Pollidori ed Ilia Tufano che, nella loro lunga attività, hanno avuto un percorso professionale simile che le ha viste operare nella doppia veste di artiste e promotrici culturali.Il titolo ROMINA prende giocosamente spunto dall’anagramma del percorso itinerante della mostra che dopo la tappa già avvenuta a Roma presso lo Studio Arte Fuori Centro diretto da Teresa Pollidori approda a Quintocortile di Milano diretto da Mavi Ferrando per poi concludere presso Movimento Aperto di Napoli diretto da Ilia Tufano.
I tre spazi espositivi, associazioni culturali no-profit, operano da circa un ventennio sul territorio nazionale con un progetto culturale simile, finalizzato alla promozione della ricerca artistica contemporanea, al di là delle logiche di mercato.
Nel catalogo, che accompagna le mostre, immagini e testi tracciano il profilo delle tre artiste, permettendo di apprezzare l’impegno culturale di ciascuna così come si esplica in una realtà che va dal nord al sud della penisola.
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MAVI FERRANDO
Variazioni sul tema
Accade di essere distratti da tutto il mondo in movimento, ma quando ti avvicini alle opere di Mavi Ferrando hai la netta sensazione di essere catapultato in parabole di vita alternative. L’artista ti porta in stanze che non immaginavi potessero esistere, ti sfiora con quell’ironia dei giochi assoluti, ti rabbrividisce nei suoi mondi distratti alla ricerca della perfezione totale. E pianta chiodi in pochi millimetri di spessore.
Sono nuovi lavori che fanno parte dell’installazione “Alberi” e che riprendono in maniera sistematica alcune sue sporadiche esperienze precedenti sul tema. Si potrebbero definire sculture a spessore limitato, ogni opera è ambiguamente antropo-albera e richiama un paesaggio inesistente e irraggiungibile in cui un paradiso sperduto è stato scoperto, o meglio, ricostruito.
Una visione leggera, ottemperata da curve in ambientazioni astratte, frugali e decise. Qui sono esposti 4 dei 16 alberi che costituiscono la futura installazione complessiva.
Come note musicali si dispongono secondo righe parallele, una sorta di pentagramma a quattro righi, in basso le note gravi e in alto quelle acute. O meglio ancora una sorta di partitura per coro con le quattro voci separate dove con uno sguardo si coglie l’insieme.
Si fingono vegetali, ma potrebbero essere animali con punte di astuta umanità.
Tanti artisti si sono confrontati col tema dell’albero: Klee, Klimt, solo per citarne alcuni. Ma qui c’è il superamento del singolo soggetto perché moltiplicandosi assurge allo status di serie. Una serie di elementi unici strettamente legati in una stessa composizione quasi a seguire il concetto di variazione sul tema, base e pilastro di tante opere musicali.
Intemperanza e rigore sono anche i due opposti perennemente presenti nelle opere dell’artista, concetti che a loro volta amplificano la musicalità dell’insieme: pieni e vuoti, pause e accordi. Ovvero ritmo, modulazioni, cadenze.
In ogni albero particolari bizzarri, la chioma indifferente alla classicità arborea per una visione che non assorbe l’usuale fisionomia dell’albero, ma cesella particolari inconsueti fatti da curve e controcurve, segnati da foglie inesistenti, bucate o totalmente stravaganti.
Una spiccata intensità fatta di tronchi affrancati a piedistalli geometrici ambigui, forti e possenti che permettono a questi strani alberi di potersi innalzare in modo espansivo e curioso come per farsi udire…
Musica scolpita?
Donatella Airoldi
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TERESA POLLIDORI
L’arte dell’incontro
La vita, amico, è l’arte dell’incontro
malgrado ci siano tanti disaccordi sulla vita…
malgrado ci siano tanti disaccordi sulla vita…
E’ il bellissimo Samba da Bênção (Samba delle benedizioni), di Vinicius de Moraes: l’incontro infatti è un’arte che va appresa e coltivata, mentre oggi si registra una progressiva perdita del SENSO dell’ALTRO. Perché?
Teresa Pollidori, nel trittico che presenta in questa mostra, ha cercato di mettere a fuoco la pericolosa tendenza a quella che definisce “estraniazione”, alla solitudine che cerca di catturarci, al disinteresse per l’altro che stanno diventando la cifra della nostra vita. La ricerca dell’autrice vuole porsi non certo come risposta definitiva ma come reazione in positivo, creando rapporti di empatia, con e tra gli sconosciuti, istituendo con le sue immagini intrecci, connessioni ed inventando anche storie dove le figure prendono nuovo corpo e si trasformano in attori nuovi di un mondo nuovo, tessere di un mosaico in fieri di sensazioni ed emozioni.
Dietro e dentro questo momento di assoluta ispirazione si intravede o meglio si rende gradatamente più evidente un lavoro tecnico non banale. Le immagini sono “scontornate”, con la progressiva eliminazione di ciò che viene percepito come superfluo, in una sorta di rituale di svestizione, di purificazione che fa di quelli che da persone, nel senso latino di maschere, diventano personaggi, addirittura neofiti di un nuovo credo.
Fiorella Zampini
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ILIA TUFANO
Neapolis
Qui solo uno stralcio dei testi che due preziosi amici, con cui ho condiviso a Movimento Aperto la passione per la poesia e per l’arte , mi hanno donato: Marco De Gemmis ,cui la città deve una lunga , prestigiosa serie di mostre che al MANN ha saputo innestare sull’antico il contemporaneo, egli stesso scrittore e poeta ed Eugenio Lucrezi, poeta, musicista nonché direttore di Levania, rivista di poesia.
….“Questi ritratti di Napoli, che drasticamente ignorano ogni frequentata icona, la rappresentano quindi per il tramite del nome – ma quello antico, forse per evocare nella totalità la complessa costituzione del suo corpo - che si fa cosa, tangibile materia. E dei suoi colori: “ il rosso del fuoco che scorre sotto di noi, il tufo giallo, il grigio del piperno e poi, in abbondanza, quelli del mare e del cielo, tanta parte di ciò che vediamo”.Ma molto ancora – oltre il grado zero, oltre quella parola che gli sarà balzata immediatamente agli occhi, da cui gli sarà stato inevitabile partire – potrà e dovrà accadere all’osservatore di vedere, perché un’opera non è una semplice cosa e mette in moto collegamenti e avvia esperienze che la trascendono:”…
Marco De Gemmis
….. La sua Neapolis non fa che ripetere l’antico lamento, mescolato allo stupore inesausto per la remota nascita. L’aiuta di certo la città, che le offre ordinate campiture di luce netta, prismatica risultanza della felice confusione che sempre la rianima, dopo averla più volte uccisa o almeno disanimata. L’aiuta la storia unica della sua antichissima civiltà e delle inossidabili oleografie, che mai smettono però di avere fame di nuove esperienza, sete di nuovi blend. Sappiamo tutti che l’avanguardia trova slancio nei luoghi che più cocciutamente serbano la tradizione. Ilia Tufano è degna figlia di questa terra, che ben si può dire si trovi in molti aspetti rappresentata nella sua opera. Di suo, di originale, traspare però in ogni sua realizzazione la limpidezza nativa di uno sguardo capace di rivelare gli enigmi svelandone i fondamenti cromatici e i primari elementi compositivi.
Eugenio Lucrezi
Luoghi
https://www.facebook.com/quintocortile.arte 02 58102441 338. 800. 7617
orario:mar, mer, ven 17.15-19.15, giovedì su appuntamento - ingresso libero