CLAUSTROMANIA. Scultura contemporanea nel chiostro di Sant’Alessio
A cura di: Daniela Gallavotti Cavallero
Dal 16 al 29 ottobre 2019 le porte dell’ex convento di Sant’Alessio si apriranno per la prima volta ad una mostra di arte contemporanea: all’interno del chiostro, luogo quasi sconosciuto agli stessi abitanti di Roma, verrà presentata Claustromania con le opere di Riccardo Monachesi, Giovanna Martinelli, Ninì Santoro e Mara van Wees, a cura di Daniela Gallavotti Cavallero. La mostra è organizzata da AdA - Associazione Amici dell’Aventino e dall’Istituto Nazionale Studi Romani, con la collaborazione di Letizia Lanzetta, direttore dell’Istituto.
L’evento, volutamente territoriale, in quanto organizzato da istituzioni, artisti e curatrice tutti abitanti all’Aventino, vuole promuovere l’arte contemporanea su questo colle storico di Roma con l’esposizione di sculture / installazioni site-specific.
LA MOSTRA, forme di creta e di metallo
Il chiostro dei Santi Bonifacio e Alessio è un luogo segreto e silenzioso. È uno spazio antico, chiuso su tutti i lati dagli edifici conventuali, scandito da alberi di arancio e da un pozzo al centro. Giovanna Martinelli, Riccardo Monachesi, Ninì Santoro e Mara van Wees hanno percorso il chiostro, lo hanno misurato, hanno letto le lapidi antiche sulle pareti fino a entrare in simbiosi con lo spazio e la storia che vi si respira. Ne è nata ClaustroMania, un termine che non deve condurre all’ambito patologico, ma a pensare una condizione umana protetta, come è stata, soprattutto nei secoli passati, la volontaria reclusione dei monaci nei conventi, per dedicarsi allo studio, alla preghiera e alla contemplazione. E come è stata volontariamente isolata e reclusa, anche, una parte della vita di Sant’Alessio.
Nelle opere metalliche di Giovanna Martinelli si percepisce la matrice grafica, il segno netto e sottile, come di scrittura trasferita nelle tre dimensioni. Dove acquista la forza di una struttura architettonica. Espone L’alleanza e Phi.
Riccardo Monachesi ha individuato i temi del viaggio e dell’elemosina, le conchiglie di San Giacomo che rendono riconoscibile il pellegrino. Alle conchiglie si aggiunge una sequenza di ciotole, che scandiscono gli anni passati da Alessio a mendicare. Un altro elemento, simbolico e reale, che caratterizza il pellegrino sono i passi, impressi nella creta come orme d’oro e d’argento.
Di Ninì Santoro, uno dei protagonisti dell’astrattismo, è esposto il grande Ulisse in ferro e inox. La scultura celebra il capostipite dei personaggi la cui vicenda narrativa è incentrata sul viaggio. E Alessio è un Ulisse cristiano, assonante anche nel nome. I due Templari, di una serie di undici esposti per la prima volta nel 1974, alludono qui al vicino complesso del Priorato. Sono il Gran Maestro Jacques de Morleais, giustiziato per ordine di Filippo IV di Francia, e il sodale Montfleury.
Mara van Wees ha privilegiato il tema della scala, scale irregolari e malferme, fatte di frammenti sovrapposti, e sovrapponibili all’infinito. Anche i prismi metallici, costruiti partendo da figure geometriche semplici, la circonferenza e il triangolo equilatero, richiamano il tema della scala, un omaggio nelle proporzioni al modulo della piramide Cestia. Infine, le Planimetrie di corti immaginarie, sculture che hanno come elemento generatore il piano, dialogano con il chiostro e con le iscrizioni marmoree sulle pareti. (dal testo critico, allegato, di Daniela Gallavotti Cavallero)
Luoghi
www.studiromani.it 06.5743442