Annamaria Suppa "Fragile"
A cura di: Antonella Marino
E’ da poco rientrata da New York, Annamaria Suppa. Nella Grande Mela, poiché c'è suo figlio, torna spesso, qualche anno fa vi ha tenuto anche una mostra. Ciò nonostante i famigliari affettuosamente le rimproverano un po' di snobistica pigrizia nell'imparare l’inglese, per cui talvolta annotano su un foglio la pronuncia dei termini che deve usare. Nasce da qui, da un segreto giochino privato, il titolo di questa personale: “Fragile”, da pronunciare però all'inglese, “fragiail”. “Fragile” (fragiail) come la forza di questa signora dell’arte barese, indomita sperimentatrice di tecniche e linguaggi da oltre sessant'anni. E fragile (fragiail) come il materiale che in questa occasione, per la prima volta in una lunghissima carriera avviata da quasi sessant'anni, ha deciso di sperimentare, ossia il vetro. Un materiale per molto tempo relegato alla sottovalutata sfera delle “arti minori”. Di cui l’arte contemporanea ha rilevato invece le enormi possibilità espressive, la capacità anche simbolica di riflettere la realtà, le qualità di superficie insieme duttile e plasmabile, solida oltre che fragile (si pensi, in Italia, a rassegne ormai consolidate come “Glasstress” a Venezia, che coinvolgono artisti di spessore internazionale nell'interpretazione creativa di questo medium).
Di vetro fuso sono i nove grandi riquadri che fanno da fulcro inedito a questa esposizione. Colorate lastre astratte dove l’incastro frammentario di segni, macchie, inserti, che costituisce la peculiare cifra pittorica dell’autrice, s’incastona con sincretica magia dentro la materia.
La fragilità diventa dunque in Annamaria Suppa la cifra di una riflessione visiva dagli impliciti risvolti esistenziali, che si ribalta però nel suo contrario. “Ci sono uomini che sono troppo fragili per andare in frantumi. A questi appartengo anch'io”, scriveva Ludwig Wittengstein. Una frase che ben si adatta all'artista, al suo temperamento, alla sua storia e al suo lavoro: contrassegnato da un’energia creativa inossidabile (pardon, infrangibile), tesa verso una ricerca continua e perennemente in progress.' Antonella Marino
Di vetro fuso sono i nove grandi riquadri che fanno da fulcro inedito a questa esposizione. Colorate lastre astratte dove l’incastro frammentario di segni, macchie, inserti, che costituisce la peculiare cifra pittorica dell’autrice, s’incastona con sincretica magia dentro la materia.
La fragilità diventa dunque in Annamaria Suppa la cifra di una riflessione visiva dagli impliciti risvolti esistenziali, che si ribalta però nel suo contrario. “Ci sono uomini che sono troppo fragili per andare in frantumi. A questi appartengo anch'io”, scriveva Ludwig Wittengstein. Una frase che ben si adatta all'artista, al suo temperamento, alla sua storia e al suo lavoro: contrassegnato da un’energia creativa inossidabile (pardon, infrangibile), tesa verso una ricerca continua e perennemente in progress.' Antonella Marino
Luoghi
www.museonuovaera.com 0805061158 3334462929 0805061158
direzione artistica: Rosemarie Sansonetti Orari: 17-20 - chiuso la domenica, lunedì e giorni festivi