Aniello Barone. Default
Default è il titolo evocativo della mostra di Aniello Barone che inaugura il 30 novembre allo Spazio Nea di Luigi Solito (fino al 31 dicembre).
Laureato in Sociologia, l’artista dal 1995 dà inizio a una ricerca fotografica che affronta le tematiche relative al rapporto uomo-ambiente, proponendo un’indagine sull’area metropolitana, che Barone sviluppa attraverso la duplice attenzione al paesaggio e all’antropologia urbana.
Allusiva e metaforica, la fotografia di Barone rifiuta l’elemento narrativo e didascalico, come attesta anche il ciclo di lavori Paesaggi, realizzato tra il 2007 e il 2011 con la macchina panoramica e presentato alla Nea in occasione di una personale del 2013. Il tema della crisi, che in quella serie di fotografie veniva analizzata attraverso la lente del rapporto tra uomo e paesaggio contemporaneo, è affrontato anche nella nuova personale Default, approfondimento sui cambiamenti antropologici che l’epoca attuale ha determinato.
La società contemporanea, infatti, dopo un processo di anestetizzazione e di simulazione del reale, oggi affronta una crisi di valori e la perdita di modelli e di paradigmi di riferimento: “E in questa mutazione antropologica si assiste all’estinzione dell’inconscio. Da qui la scelta di utilizzare la parola «default» intesa come perdita di fiducia”, afferma l’artista, il quale sceglie di fotografare i bunker perché allusivi della sociopatia che affligge l’umanità.
Barone, dunque, per formazione culturale, assume la fotografia come strumento di indagine speculativa e di verifica sul campo, operando una cesura rispetto alla tradizionale concezione di fotografia antropologica, che l’artista attualizza e trasforma in opportunità di ricerca estetica e di riflessione concettuale. [osdv]
“Questo lavoro di Aniello Barone, ha dei riferimenti chiari, altri meno espliciti e alcuni cosi ben nascosti da essere lontani dalla conoscenza dello stesso autore. Parlano della storia del genere umano, dall’evoluzione che spesso è una involuzione e del costante esperimento che l’uomo si è autoimposto. Nel lavoro di Barone c’è il segreto militare, fino alla più grande organizzazione europea per la ricerca nucleare: il CERN, la più imponente trovata dell’uomo per simulare dio, lo stesso dio che proprio l’uomo prima aveva immaginato. È questo che caratterizza la ricerca di Aniello, in un progetto strettamente mentale. Questa corsa sfrenata dell’uomo, a simulare la vita, per non viverla più, e accettare le impostazioni di base che i device da noi stessi programmati ci impongono, di default” [Luigi Solito]
La mostra aderisce alla rassegna Synth che, giunta alla seconda edizione sceglie di invadere la città e gettare ponti culturali tra la musica e le arti visive e digitali: in occasione dell’opening, Synth produrrà una sonorizzazione della mostra fotografica di Aniello Barone.
Laureato in Sociologia, l’artista dal 1995 dà inizio a una ricerca fotografica che affronta le tematiche relative al rapporto uomo-ambiente, proponendo un’indagine sull’area metropolitana, che Barone sviluppa attraverso la duplice attenzione al paesaggio e all’antropologia urbana.
Allusiva e metaforica, la fotografia di Barone rifiuta l’elemento narrativo e didascalico, come attesta anche il ciclo di lavori Paesaggi, realizzato tra il 2007 e il 2011 con la macchina panoramica e presentato alla Nea in occasione di una personale del 2013. Il tema della crisi, che in quella serie di fotografie veniva analizzata attraverso la lente del rapporto tra uomo e paesaggio contemporaneo, è affrontato anche nella nuova personale Default, approfondimento sui cambiamenti antropologici che l’epoca attuale ha determinato.
La società contemporanea, infatti, dopo un processo di anestetizzazione e di simulazione del reale, oggi affronta una crisi di valori e la perdita di modelli e di paradigmi di riferimento: “E in questa mutazione antropologica si assiste all’estinzione dell’inconscio. Da qui la scelta di utilizzare la parola «default» intesa come perdita di fiducia”, afferma l’artista, il quale sceglie di fotografare i bunker perché allusivi della sociopatia che affligge l’umanità.
Barone, dunque, per formazione culturale, assume la fotografia come strumento di indagine speculativa e di verifica sul campo, operando una cesura rispetto alla tradizionale concezione di fotografia antropologica, che l’artista attualizza e trasforma in opportunità di ricerca estetica e di riflessione concettuale. [osdv]
“Questo lavoro di Aniello Barone, ha dei riferimenti chiari, altri meno espliciti e alcuni cosi ben nascosti da essere lontani dalla conoscenza dello stesso autore. Parlano della storia del genere umano, dall’evoluzione che spesso è una involuzione e del costante esperimento che l’uomo si è autoimposto. Nel lavoro di Barone c’è il segreto militare, fino alla più grande organizzazione europea per la ricerca nucleare: il CERN, la più imponente trovata dell’uomo per simulare dio, lo stesso dio che proprio l’uomo prima aveva immaginato. È questo che caratterizza la ricerca di Aniello, in un progetto strettamente mentale. Questa corsa sfrenata dell’uomo, a simulare la vita, per non viverla più, e accettare le impostazioni di base che i device da noi stessi programmati ci impongono, di default” [Luigi Solito]
La mostra aderisce alla rassegna Synth che, giunta alla seconda edizione sceglie di invadere la città e gettare ponti culturali tra la musica e le arti visive e digitali: in occasione dell’opening, Synth produrrà una sonorizzazione della mostra fotografica di Aniello Barone.
Luoghi
www.spazionea.it 081451358
orario: lunedì – domenica dalle 9.00 alle 2.00 am