Afro. Oltre la pittura
Afro riporta i soggetti delle sue opere pittoriche negli arazzi: nascono così opere di grande equilibrio formale e di particolare morbidezza cromatica.
“È nel ’69 che s’incominciano ad avvertire i prodromi di una svolta che diviene considerevole nell’attività di Afro”, scrive Cesare Brandi iniziando a esaminare quest’ultima stagione dell’artista. E continua: “Intanto tendono a scomparire o a ridursi al minimo anche gli avanzi di quei grafismi che avevano avuto un ruolo preponderante dal ’48 in poi: le pennellate sfrangiate si rassettano, si dispongono ad assumere una configurazione più geometrica, di toppe di colore, quasi tasche applicate e sovrapposte […] Si può anche supporre come Afro sia giunto a questo che, se non è un capovolgimento, è la sterzata più robusta che egli abbia dato alla sua pittura”, conclude Brandi, che avanza l’ipotesi, poi largamente fortunata nella “decifrazione” di questo particolarissimo “ultimo Afro”, di una connessione con la pratica della grafica. Infatti, ricorda il critico, proprio nel ’70 Afro “intensifica l’attività d’incisore avvalendosi in primo luogo della tecnica dell’acquatinta, che gli permette di evitare o quanto meno di ridurre al minimo un segno di contorno” e “ha potuto legarsi alla possibilità di arricchire l’incisione di colori”, con un “risultato di tutta l’ultima produzione ’70-74, che fu sorprendente: queste incisioni, in un certo senso, erano più pittura delle pitture”.
Quest’anno sono quarant’anni che ci ha lasciato, muore infatti a Zurigo nel 1976.
L’anno successivo viene pubblicata la monografia a cura di C. Brandi, edita dalla Editalia.
Con una sua spettacolare mostra, nel 2007, la Galleria Edieuropa ha inaugurato la nuova sede di Palazzetto Cenci e Bonito Oliva nel testo scriveva: “ La pittura di Afro, se da una parte sperimenta nuovi campi della tecnica e dell’immagine, dall’altra s’inscrive nelle grandi linee della propria tradizione che corre dal Rinascimento fino ai nostri giorni. Una tensione verso la forma, intesa come capacità di trasfigurazione della materia e di approdo allo svelamento di un senso interno, attraversa i territori dell’arte nell’arco di oltre cinquecento anni, costituendo così il filo rosso capace di dare identità all’immagine italiana. Curiosità per la materia e desiderio d’ordine formale costituiscono le pulsioni che attraversano la storia della pittura di Afro. La curiosità per la materia si esplica attraverso la sperimentazione di tecniche materiali appartenenti al vocabolario sperimentale.”
“È nel ’69 che s’incominciano ad avvertire i prodromi di una svolta che diviene considerevole nell’attività di Afro”, scrive Cesare Brandi iniziando a esaminare quest’ultima stagione dell’artista. E continua: “Intanto tendono a scomparire o a ridursi al minimo anche gli avanzi di quei grafismi che avevano avuto un ruolo preponderante dal ’48 in poi: le pennellate sfrangiate si rassettano, si dispongono ad assumere una configurazione più geometrica, di toppe di colore, quasi tasche applicate e sovrapposte […] Si può anche supporre come Afro sia giunto a questo che, se non è un capovolgimento, è la sterzata più robusta che egli abbia dato alla sua pittura”, conclude Brandi, che avanza l’ipotesi, poi largamente fortunata nella “decifrazione” di questo particolarissimo “ultimo Afro”, di una connessione con la pratica della grafica. Infatti, ricorda il critico, proprio nel ’70 Afro “intensifica l’attività d’incisore avvalendosi in primo luogo della tecnica dell’acquatinta, che gli permette di evitare o quanto meno di ridurre al minimo un segno di contorno” e “ha potuto legarsi alla possibilità di arricchire l’incisione di colori”, con un “risultato di tutta l’ultima produzione ’70-74, che fu sorprendente: queste incisioni, in un certo senso, erano più pittura delle pitture”.
Quest’anno sono quarant’anni che ci ha lasciato, muore infatti a Zurigo nel 1976.
L’anno successivo viene pubblicata la monografia a cura di C. Brandi, edita dalla Editalia.
Con una sua spettacolare mostra, nel 2007, la Galleria Edieuropa ha inaugurato la nuova sede di Palazzetto Cenci e Bonito Oliva nel testo scriveva: “ La pittura di Afro, se da una parte sperimenta nuovi campi della tecnica e dell’immagine, dall’altra s’inscrive nelle grandi linee della propria tradizione che corre dal Rinascimento fino ai nostri giorni. Una tensione verso la forma, intesa come capacità di trasfigurazione della materia e di approdo allo svelamento di un senso interno, attraversa i territori dell’arte nell’arco di oltre cinquecento anni, costituendo così il filo rosso capace di dare identità all’immagine italiana. Curiosità per la materia e desiderio d’ordine formale costituiscono le pulsioni che attraversano la storia della pittura di Afro. La curiosità per la materia si esplica attraverso la sperimentazione di tecniche materiali appartenenti al vocabolario sperimentale.”
Luoghi
www.galleriaedieuropa.com 06 64760172 06 68805795
Orario: dalle 11.00 alle 19.00 Chiuso lunedì e festivi.