FANTOM --
Prima personale di Mario Milizia negli spazi della galleria VIASATERNA, Controcuore è il frutto della combinazione di lavori realizzati con tecniche diverse e in momenti diversi, seguendo il modus operandi di un artista insieme inclusivo e disgregante, eclettico e specifico.
“Controcuore” è il nome della struttura di ghisa frapposta tra la bocca del camino e la sua cornice in marmo. Elemento di raccordo, protezione, adattamento, è anche il titolo del libro in cui Milizia affianca alcune sue poesie, scritte nel 1992, all'analisi del suo DNA, eseguita attraverso il Genographic Project e tesa a ricostruire le sue origini ancestrali, che si sono rivelate greche, spagnole e portoghesi. Poesie recentemente tradotte in latino e nelle lingue di quei paesi, attraverso un gioco linguistico che le riscrive reinventandone il senso. Da qui scaturiscono i sette arazzi esposti in mostra, sui quali sono tessuti i versi, originariamente realizzati con la tecnica del cut-up. Una tecnica a lungo masticata, dalla fine degli anni Cinquanta, da Brion Gysin e William Borroughs, che prevede di tagliare fisicamente uno o più testi scritti per ricombinarne gli elementi in maniera casuale.
Quindi poesie e arazzi, e venticinque dipinti di piccole dimensioni realizzati stendendo una miscela di smalto per unghie e bianchetto sulle pagine ritagliate dal catalogo della collezione permanente del Museo Thyssen di Málaga. Sullo sfondo ci sono i dipinti dei pittori spagnoli; davanti la materia di una pittura ricavata dal quotidiano, lievitata ed espansa. Chimica dei pigmenti e del ritocco, con cui Milizia realizza opere stratificate, dense, formate da un processo di sottrazioni e sovrapposizioni.
Allo stesso modo, due sculture completano il percorso della mostra. Una è il frutto di un procedimento di autentica revisione che culmina in un modello di architettura utopica. Simile al plastico di un edificio Neorinascimentale, è proporzionato e rigoroso, eppure disabitato, inabitabile, sospeso tra la sua funzione originale e la sua attuale disfunzionalità. La seconda scultura, di bronzo e realizzata grazie alla collaborazione di Fonderia Battaglia, replica e reinterpreta un “controcuore” che, ancora una volta, lascia affiorare sulla sua superficie le tracce della fusione tra diverse culture.
La mostra scaturisce così da una logica di accumulazione, raccolta, aggregazione e coagulazione. Si spinge fino alla periferia del caos, ma senza mai perdere la disciplina dell'analisi, della perizia che Milizia mette in ogni gesto, sempre calibrato e, soprattutto, conseguenza di uno studio meticoloso ed enciclopedico. È un ciclo di opere sul frammento e la mutazione. Sulla perdita e la riconquista di forme e funzioni. Sull'azione trasformativa di azioni come la traduzione, il ritaglio, il restauro, ma anche del tempo stesso, nel passaggio inevitabile tra passato e presente, e viceversa.
Tutto rimanda a una condizione di costante instabilità, fonte d'inevitabile inquietudine, ma anche di un'organica eccitazione nei confronti dell'ignoto e della scoperta.
CONTATTI PER LA STAMPA
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L’ARTISTA IN MOSTRA:
MARIO MILIZIA
Milano, 1965, vive e lavora in Italia.
Mario Milizia ha esposto il suo lavoro in Italia e all’estero in spazi pubblici e gallerie private. Tra le mostre più significative le personali: Marsèlleria, Milano, 2014; Galerie Jousse Entreprise, Parigi, 2001, 2003, 2009; Galerie Edward Mitterand, Ginevra, 2002; Niitsu Art Forum, Niitsu, Giappone, 2000; Neon, Bologna, 1998; Soundtrack Without Film, in Viafarini, Milano, 1996. Milizia ha partecipato a diverse mostre collettive tra cui Picture Perfect, a cura di Fantom, Viasaterna, Milano, 2015; Nativity a cura di Michele D’Aurizio, Grand Century, New York, 2015; Il delitto quasi perfetto, a cura di Cristina Ricupero, PAC Milano, 2014; If I Was John Armleder, Art Genève 2013, a cura di Luca Cerizza, Ginevra, 2013; Playlist, Palais de Tokyo, Parigi, 2004; The World, Speak For Gallery, Tokyo e Jousse Entreprise, Parigi, 2003; Design et activisme, Speak For Gallery, Tokyo, 2001; Expander 1.0, a cura di Pierre Bal Blanc e Laurent Godin, in collaborazione con Blocnotes, Galerie Jousse Seguin, Parigi, 1999; Seamless, a cura di Luca Cerizza, De Appel Foundation, Amsterdam, 1998; Jingle Bells, a cura di Uwe Schwarzer, Galleria Massimo De Carlo, Milano, 1997; Chi o che cosa a seconda dei casi, Neon, Bologna, 1997; Ne Dites Pas Non, a cura di John Armleder, MAMCO, Ginevra, 1997; 504, Zentrum für Kunst, Braunschweig, 1997; Aperto ’97, Trevi Flash Art Museum, Trevi, 1997; 1° Premio Trevi Flash Art Museum, Trevi Flash Art Museum, Trevi, 1996. È autore di due racconti brevi: Maxisequestro del 2013 e Eyes Wide Open pubblicato da Fortino Editions nel 2012.
FANTOM
Collettivo nato tra Milano e New York nel 2009 con la pubblicazione di un trimestrale di fotografia e una serie di libri distribuiti in oltre 20 paesi, nel 2012 ha sospeso la pubblicazione della rivista per proseguire l'investigazione degli "usi e abusi della fotografia" con mostre e progetti. Tra questi, le personali di Raed Yassin, Mario Milizia, Ruth van Beek e Taisuke Koyama a Milano e Modena; i Rencontres Internationales de la Photo de Fès (Marocco, 2014); le commissioni a Batia Suter e Maurizio Anzeri per MiArt 2014 e 2015. Fantom ha affiancato Viasaterna dalla sua concezione e ne ha curato tutte le mostre. Il collettivo oggi è composto da Selva Barni, Massimo Torrigiani, Francesco Zanot, Didier Falzone e Ilaria Speri.
IL TEAM DI FANTOM
Selva Barni
Ha fondato e dirige Fantom. Lavora come consulente editoriale e per la fotografia per aziende e case editrici, e insegna “Photography Editing and Publishing” al Master in Photography and Visual Design della Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano.
Massimo Torrigiani
Dal 2014 al 2016 ha guidato il comitato scientifico del PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, ed è ora membro del comitato curatoriale del Teatro dell’arte della Triennale di Milano e direttore artistico del nascente polo per l’arte contemporanea del Comune di Bari. È co-fondatore di Fantom e dell’agenzia creativa Boiler Corporation, con la quale lavora per aziende e istituzioni.
Francesco Zanot
Curatore di Camera - Centro Italiano per la Fotografia di Torino e critico, ha lavorato a mostre e pubblicazioni con alcuni dei maggiori fotografi italiani e internazionali. Ha curato libri monografici di artisti come Mark Cohen, Guido Guidi, Takashi Homma, Linda Fregni Nagler, Domingo Milella e Boris Mikhailov. Suoi saggi sono stati recentemente pubblicati su libri dedicati al lavoro di Ettore Sottsass, Luigi Ghirri e Antonio Rovaldi, ed è autore con Alec Soth del volume Ping Pong Conversations. Direttore del Master in Photography and Visual Design organizzato dalla NABA di Milano, è associato a Fantom dalla sua fondazione. Nel 2016 ha curato Give Me Yesterday la mostra inaugurale di Osservatorio, il nuovo spazio della Fondazione Prada dedicato alla fotografia.
Mario Milizia. Controcuore
Prima personale di Mario Milizia negli spazi della galleria VIASATERNA, Controcuore è il frutto della combinazione di lavori realizzati con tecniche…
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