Zinelli Carlo
Carlo Zinelli non ebbe una formazione artistica: nato a San Giovanni Lupatoto (Verona) nel 1916, si trasferì a Verona con la famiglia a diciotto anni e nella città scaligera iniziò a lavorare come addetto al macello comunale fino all’arruolamento nell’esercito e alla partecipazione alle drammatiche vicende della guerra civile spagnola nel 1939. Nel 1941 iniziò a manifestare i primi sintomi di una malattia psichica che lo costrinse a vari ricoveri in manicomio fino all’internamento definitivo in quello di San Giacomo della Tomba a Verona nel 1947. I primi 10 anni furono anni di isolamento e di Carlo Zinelli non si ebbero notizie fino al 1957 quando, grazie al lavoro dello scultore Michael Noble – con il sostengo del direttore dell’ospedale Carlo Trabucchi – si aprì l’atelier d’arte per gli ospiti della struttura sanitaria. Zinelli ne era uno dei più assidui frequentatori, a volte dipingendo per otto ore di seguito al giorno. Le attività all’interno del manicomio venivano spesso affiancate da quelle all’aperto nei giardini di Villa Idania, la dimora sul lago di Garda dove Noble risiedeva insieme a sua moglie Ida Borletti. Carlo Zinelli è stato un artista estremamente prolifico e nelle sue opere reinventava continuamente il tempo e lo spazio, sviluppava motivi e soggetti figurativi visionari ma allo stesso tempo legati al suo passato e alle esperienze presenti. In tre decenni maturò una padronanza del mezzo pittorico (pastello, tempera, inchiostro, grafite) che si traduceva in una conoscenza approfondita dell’uso del colore e del segno grafico, mescolando elementi del quotidiano con visioni oniriche e a tratti magiche.
Da subito la sua originalità lo differenziò dalla semplice identificazione legata alla condizione mentale, tanto che nel 1957 i suoi disegni vennero esposti per la prima volta in una mostra collettiva a cui lo scrittore e giornalista Dino Buzzati diede il titolo Sono dei veri artisti.
La prima mostra collettiva internazionale in cui vennero presentate le sue opere, invece, fu Bildnerei der Geisteskranken – Art Brut – Insania pingens alla Kunsthalle di Berna nel 1963, diretta allora dal grande e lungimirante Harald Szeemann, il primo a introdurre l’Art Brut verso l’arte contemporanea. Numerose anche le mostre e gli omaggi organizzati dopo la sua morte: tra quelle più significative la retrospettiva presso la Collection de l’Art Brut a Losanna nel 1985, quella dedicatagli dal Musée d’Art Brut a Parigi nel 1996 e la prima mostra oltreoceano alla Phyllis Kind Gallery di New York nel 1993. Più recentemente, invece, ci sono stati l’omaggio dell’istituzione londinese The Museum of Everyting durante la Biennale di Venezia del 2013 che lo rivelò appieno come artista contemporaneo, quello dedicatogli dall’American Folk Art Museum nel 2017 in occasione dei cento anni dalla nascita e l’inserimento delle sue opere nella mostra Italics Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968 – 2008 a Palazzo Grassi, curata da Francesco Bonami nel 2008.
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