Zhen Chen
L’artista
Chen Zhen (1955, Shanghai – 2000, Parigi) sviluppa la sua pratica artistica a partire dalla fine degli anni Settanta. Nato e cresciuto a Shanghai, in Cina, attraversa la Rivoluzione Culturale nella sua adolescenza, nel 1986 si trasferisce a Parigi, dove morirà nell’anno 2000. Inizialmente orientato verso la pittura, l’artista si avvicina progressivamente alla realizzazione di installazioni (la prima datata 1989, dopo l’arrivo a Parigi), accostando oggetti della vita quotidiana come letti, sedie, tavoli, assemblati in composizioni che spostano questi elementi dalla loro funzione originaria per consegnarli ad una dimensione metaforica. La produzione di Chen Zhen riflette in maniera paradigmatica il suo desiderio di trovare una sintesi visiva, che integri le caratteristiche estetiche del suo Paese di origine con quelle dei luoghi con cui entra in contatto, in uno scambio fluido e costante tra pensiero orientale e quello occidentale. In questo senso, diventa centrale il concetto di transesperienze: termine, coniato dall’artista stesso, che “sintetizza in modo efficace e profondo le diverse esperienze vissute quando si lascia la terra dove si è nati e ci si sposta da un luogo all’altro” [Transesperienze. Una conversazione tra Chen Zhen e Zu Xian, in Chen Zhen Un artista fra Oriente e Occidente, a cura di J.-H. Martin, Gli Ori, Prato-Siena, 2003].
Tra le sue mostre personali di maggior rilievo, vi sono Le Magasin, Grenoble (1992); The New Museum of Contemporary Art, New York (1994); Tel Aviv Museum of Art (1998); Cimaise & Portique, Albi (2000); Museum of Contemporary Art, Zagreb (2000); GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2000); Serpentine Gallery, Londra (2001); Pac – Padiglione d’arte contemporanea di Milano, Milano, MoMA PS1, New York (2003); Palais de Tokyo, Parigi (2003–04); Kunsthalle Wien (2007); MART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (2008); Musée Guimet, Parigi (2010); Rockbund Art Museum, Shanghai (2015). I suoi lavori sono stati inclusi in mostre collettive di respiro internazionale, tra cui Couvent des Minimes, Pourrières, Francia (1990); The Museum of Modern Art, Oxford (1993); Witte de With Center for Contemporary Art, Rotterdam (1994); Palace of Nations, Ginevra (1995); ICA Boston (1998); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (1999); ARC - Musée d’art moderne de la Ville de Paris (2000–01, 2009); Fundació Miró (2004); Ullens Center for Contemporary Art, Pechino (2007–08); ; Yuz Museum, Shanghai (2014); Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2017); Guggenheim Museum, Bilbao, e San Francisco Museum of Modern Art (2018). Chen Zhen ha inoltre partecipato a rassegne quali Biennale di Shanghai (1996); Bienniale di Lione, Biennale di Gwangju (1997); Biennale di Johannesburg (1997); Biennale di Venezia (1999, 2007 e 2009); Biennale di Valencia (2001, 2003); Asia-Pacific Triennial of Contemporary Art, Brisbane (1999–2000); Yokohama Triennale (2005); Triennale di Guangzhou (2006). Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti come il Pollock-Krasner Foundation Grant (1990 e 1995), Gwangju Biennial Art Prize (1997) e i “Fonds d’incitation à la création” da parte del Ministero Francese della Cultura (1998).
Opere di Chen Zhen si trovano in prestigiose collezioni, tra le quali: Centraal Museum, Utrecht; CNAP - centre national des arts plastiques, Francia; GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Guggenheim Abu Dhabi; The Jumex Collection, Messico; Kröller - Müller Museum, Otterlo; M+, Hong Kong; MART - Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; MONA - Museum of Old and New Art, Hobart (2013); Musée de l’histoire de l’immigration, Palais de la Porte Dorée, Paris; Musée National d’Art Moderne - Centre de Création Industrielle, Centre Pompidou, Parigi; Museo del Novecento, Milano; Pinault Collection; Queensland Art Gallery, Brisbane; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Tate London.
Le vicende personali segnano ulteriormente l’evoluzione artistica di Chen Zhen: a 25 anni, infatti, gli viene diagnosticata una forma di anemia emolitica. Una circostanza che influisce sulla sua percezione del valore del tempo e dello spazio e che lo porta a riflettere sulla tema della malattia. Nelle opere dell’artista – cresciuto in una famiglia di medici – emerge, così, una nuova sensibilità verso il corpo umano e sugli elementi che lo compongono, come si riscontra nelle parole stesse di Chen Zhen: “come artista, il mio sogno è di diventare un medico. Fare arte ha a che fare con il guardare se stessi, esaminare se stessi e come si vede il mondo” [Becoming a Doctor, a Life Project, in Invocation of Washing Fire, Gli Ori Editore, Prato-Siena, 2003, pag. 335-338]. Apre così a una riflessione sull’azione curativa e purificatoria dell’arte e sui processi metaforici di malattia e guarigione. I lavori dell’artista iniziano a rappresentare la complessa e a tratti paradossale interdipendenza tra materiale e spirituale, collettivo e individuale, interiorità ed esteriorità.
Chen Zhen "Short-circuits"
Pirelli HangarBicocca presenta dal 15 ottobre 2020 al 21 febbraio 2021 “Short-circuits”, a cura di Vicente Todolí, la retrospettiva…
Mostre