Marzot Livio
Livio Marzot (Induno Olona, 1934) espone per la prima volta al Salone Annunciata nel 1959. Nel 1968 allestisce alla Biennale di Venezia una sala personale di grandi sculture minimaliste, ma la chiude e rifiuta l’invito a partecipare alla successiva non per ragioni di natura ideologica, ma per un senso di soffocamento claustrofobico causato dalle cariche della polizia nelle anguste calli veneziane e dalle pressioni ricattatorie degli artisti esclusi, fortemente politicizzati. Si trasferisce quindi negli Stati Uniti dove presenta il suo lavoro concettuale sui processi creativi al California Art Institute e, invitato da John Baldessari, alla Stanford University e al Massachussets Institute of Technology. Rientra in Italia alla fine degli anni settanta e collabora con Bruno Munari per giochi didattici, pubblicando anche alcuni libri con Emme Edizioni ed Einaudi. Ritornato in Italia è del 1981 la sua mostra “Un ricercare e cento variazioni” alla galleria Studio Grossetti di Milano, a cui seguono le mostre presso la galleria di Philippe Daverio, in cui la pittura di Marzot approda verso la resa evocativa di paesaggi mediterranei assolati e mitici, animati da una presenza invisibile e panica. Dal 1991 torna ad esporre opere pittoriche prevalentemente di paesaggi e di animali, con le mostre alla galleria Antonia Jannone e da Jean Blanchaert. Nel 2009 la Fondazione Mudima gli ha dedicato una mostra antologica con opere dal 1961 fino a quelle più recenti. Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri, Emilio Tadini, Guido Ballo, Raffaele De Grada, Dino Buzzati, Gillo Dorfles, Lea Vergine, Tommaso Trini, Giovanni Raboni e Ettore Sottsass.
Livio Marzot "Opere dal 1959 al 2015"
L’opera di Livio Marzot è protagonista di tre significative mostre milanesi, che presentano i diversi momenti e le sfaccettature tematiche…
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