Manù Brunello. Vestiti Sospesi
A cura di: Adolfina De Stefani e Gaetano Salerno
Manù Brunello, artista veneziana di formazione accademica, studia e persegue da tempo una colta riflessione sui valori della tradizione figurativa di area lagunare, muovendosi agilmente tra arti decorative e pittura; affrontando e studiando diverse tecniche realizzative, dalla china allo stencil, dalla pittura murale su intonaco e su pietra all’olio su tela, avvicina e riconsidera i mondi espressivi della moda e del costume, del merletto, del ricamo, delle perle di vetro di Murano intrecciate e del gioiello, recuperando e riportando intatti nei propri mondi pittorici gli elementi fondanti di una complessa ed affascinante realtà, ricca di storia e originata da significative culture artigiane ed artistiche autoctone.
I colorati e panneggiati vestiti dipinti da Manù Brunello (oli su tela e tecnica mista di grandi dimensioni), sospesi a grucce di legno e nitidamente stagliati su sfondi monocromatici, diventano così un interessante pretesto per discutere i principi propri del dipingere, per riconsiderare il valore imitativo ed illusorio della pittura nella strutturazione di un linguaggio influenzato da un pensiero iperrealista tanto scenograficamente vero e reale quanto dichiaratamente falso, lasciando emergere tuttavia, oltre l’inganno percettivo, un forte e determinato valore sentimentale e affettivo, insito nell’oggetto pittorico stesso.
Come spiega infatti l’artista parlando del proprio lavoro, l’interesse si concentra sulla descrizione di "oggetti" significativi ed evocativi, attraverso i quali trovare principalmente una continuità nel percorso di ricerca e i soggetti dipinti sottintendono che “ il loro essere è essere al posto delle cose”.
Scrive Gaetano Salerno, a proposito della ricerca dell’artista, nel testo critico Vestiti Sospesi:
“ [...] Realizzare merletti, ricami, gioielli, stoffe lucenti o vellutate, damaschi e stuoie con il pennello, utilizzando inganni visivi la cui natura mimetica introduce una pronta rivelazione di falsità, non è il pretesto per dar vita a virtuosismi di maniera, leziosamente svelati dai dettagli imitativi del trompe-l'œil, quanto piuttosto l’occasione per discutere il valore evocativo del segno, per declamare poesie della sottrazione, nella sintesi di un mondo (o svariati mondi) contenuto, commensurabile, preciso come un taglio sartoriale, determinato dalla misurazione della superficie mai eccedente o eccessiva e sempre delimitato dal limes fisico e sensoriale entro il quale l’artista racchiude la propria ricerca.
L’abito emerge dall’impenetrabilità silente dello sfondo monocromatico, attualizzandosi nel colore puro, illuminato e sublimato da toni contrastanti e iperbolici, circoscritto dall’intrinseca bellezza delle ricercate trame e orditi (funzionali qui alla rivelazione del lusso materico), privato dello spirito energico delle esistenze che dovrebbe potenzialmente contenere, per divenire icona dell’intuizione, mantenendo comunque inalterata la propria carica vitale; appare perciò assoluto e ieratico, metaforicamente in attesa di una forzata svolta realistica che non avverrà, espressione di una raffinata cultura dell’essere e dell’esistere non più in relazione alle alterazioni del tempo né alle sue reiterate azioni.
Nasce cosi una completa collezione espressa da raffinatezze e ricercatezze, l’apologia del formalismo che intercetta (anzi esalta) il valore dei contenuti, l’iridescente dimostrazione di una vita che sopravvive alle linearità delle storie che ogni episodio pittorico concettualmente sottintende, come l’oggetto stesso estrapolato dalla sua natura, per quanto temporaneamente subordinata alla sua testimonianza oggettuale; la metonimia cita l’umanità senza abusare della sua struttura umana, contrapponendo così, con la stoffa dipinta, l’eterna eleganza alle brutalità intellettuali che regolano il mondo terreno [...]”.
3D Gallery
Via Antonio Da Mestre, 31 Venezia Mestre
I colorati e panneggiati vestiti dipinti da Manù Brunello (oli su tela e tecnica mista di grandi dimensioni), sospesi a grucce di legno e nitidamente stagliati su sfondi monocromatici, diventano così un interessante pretesto per discutere i principi propri del dipingere, per riconsiderare il valore imitativo ed illusorio della pittura nella strutturazione di un linguaggio influenzato da un pensiero iperrealista tanto scenograficamente vero e reale quanto dichiaratamente falso, lasciando emergere tuttavia, oltre l’inganno percettivo, un forte e determinato valore sentimentale e affettivo, insito nell’oggetto pittorico stesso.
Come spiega infatti l’artista parlando del proprio lavoro, l’interesse si concentra sulla descrizione di "oggetti" significativi ed evocativi, attraverso i quali trovare principalmente una continuità nel percorso di ricerca e i soggetti dipinti sottintendono che “ il loro essere è essere al posto delle cose”.
Scrive Gaetano Salerno, a proposito della ricerca dell’artista, nel testo critico Vestiti Sospesi:
“ [...] Realizzare merletti, ricami, gioielli, stoffe lucenti o vellutate, damaschi e stuoie con il pennello, utilizzando inganni visivi la cui natura mimetica introduce una pronta rivelazione di falsità, non è il pretesto per dar vita a virtuosismi di maniera, leziosamente svelati dai dettagli imitativi del trompe-l'œil, quanto piuttosto l’occasione per discutere il valore evocativo del segno, per declamare poesie della sottrazione, nella sintesi di un mondo (o svariati mondi) contenuto, commensurabile, preciso come un taglio sartoriale, determinato dalla misurazione della superficie mai eccedente o eccessiva e sempre delimitato dal limes fisico e sensoriale entro il quale l’artista racchiude la propria ricerca.
L’abito emerge dall’impenetrabilità silente dello sfondo monocromatico, attualizzandosi nel colore puro, illuminato e sublimato da toni contrastanti e iperbolici, circoscritto dall’intrinseca bellezza delle ricercate trame e orditi (funzionali qui alla rivelazione del lusso materico), privato dello spirito energico delle esistenze che dovrebbe potenzialmente contenere, per divenire icona dell’intuizione, mantenendo comunque inalterata la propria carica vitale; appare perciò assoluto e ieratico, metaforicamente in attesa di una forzata svolta realistica che non avverrà, espressione di una raffinata cultura dell’essere e dell’esistere non più in relazione alle alterazioni del tempo né alle sue reiterate azioni.
Nasce cosi una completa collezione espressa da raffinatezze e ricercatezze, l’apologia del formalismo che intercetta (anzi esalta) il valore dei contenuti, l’iridescente dimostrazione di una vita che sopravvive alle linearità delle storie che ogni episodio pittorico concettualmente sottintende, come l’oggetto stesso estrapolato dalla sua natura, per quanto temporaneamente subordinata alla sua testimonianza oggettuale; la metonimia cita l’umanità senza abusare della sua struttura umana, contrapponendo così, con la stoffa dipinta, l’eterna eleganza alle brutalità intellettuali che regolano il mondo terreno [...]”.
3D Gallery
Via Antonio Da Mestre, 31 Venezia Mestre
Http://adolfinadestefani.it
File allegati
Luoghi
0499130263 3498682155
la galleria è situata a due passi dal Centro Culturale Candiani