Valentina Palazzari "Opus"
A cura di: Fabio Carnaghi
Mars presenta “Opus” mostra personale di Valentina Palazzari, a cura di Fabio Carnaghi.
La mostra è il quarto appuntamento di “My Room On Mars”, una rassegna di progetti speciali che propongono MARS quale specifico luogo di riflessione a partire dalla sua anomala, ma ormai peculiare, conformazione di white cube accidentale.
La pratica artistica di Valentina Palazzari ha i suoi prodromi nella fisicizzazione dell’azione sulla materia. Una materia forgiabile ma al tempo stesso forte: materiali da cantiere quali reti elettrosaldate, ferri strutturali, ovvero inerti modulari costruiti per rimanere invisibili nelle murature. Questi apparati scheletrici sono anatomie destinate ad annegare, grezze nelle loro finiture approssimate, funzionali e antiestetiche. Il ferro, elemento robusto e primario, si trasfigura nel dinamismo del tempo di cui la ruggine è pulviscolo leggero ed effimero. In questi termini, l’esito scultoreo nel lavoro di Palazzari diviene riflessione spaziale che concerne la riabilitazione dell’elemento strutturale, oggetto di analisi e riqualificazione estetica, attraverso il ribaltamento semantico della materia stessa che vira da interiore a esteriore, da brutale ad estetica, da celibe a caratterizzata.
Per MARS, Valentina Palazzari ha ideato un progetto site-specific che ristruttura lo spazio à l’envers: la ricognizione di paramenti frammentari nelle loro geometrie si avvale di un linguaggio ibrido a metà tra architettura e archeologia. “Opus” è dunque un paesaggio temporale fondato sulla sua più tenace sopravvivenza.
La mostra è il quarto appuntamento di “My Room On Mars”, una rassegna di progetti speciali che propongono MARS quale specifico luogo di riflessione a partire dalla sua anomala, ma ormai peculiare, conformazione di white cube accidentale.
La pratica artistica di Valentina Palazzari ha i suoi prodromi nella fisicizzazione dell’azione sulla materia. Una materia forgiabile ma al tempo stesso forte: materiali da cantiere quali reti elettrosaldate, ferri strutturali, ovvero inerti modulari costruiti per rimanere invisibili nelle murature. Questi apparati scheletrici sono anatomie destinate ad annegare, grezze nelle loro finiture approssimate, funzionali e antiestetiche. Il ferro, elemento robusto e primario, si trasfigura nel dinamismo del tempo di cui la ruggine è pulviscolo leggero ed effimero. In questi termini, l’esito scultoreo nel lavoro di Palazzari diviene riflessione spaziale che concerne la riabilitazione dell’elemento strutturale, oggetto di analisi e riqualificazione estetica, attraverso il ribaltamento semantico della materia stessa che vira da interiore a esteriore, da brutale ad estetica, da celibe a caratterizzata.
Per MARS, Valentina Palazzari ha ideato un progetto site-specific che ristruttura lo spazio à l’envers: la ricognizione di paramenti frammentari nelle loro geometrie si avvale di un linguaggio ibrido a metà tra architettura e archeologia. “Opus” è dunque un paesaggio temporale fondato sulla sua più tenace sopravvivenza.