Unum: Un'opera unica di Marco Verrelli
A cura di: Francesco Gallo Mazzeo - Testo di Lorenzo Canova
CONVERSIONE
Con il nitore di una luce cristallina e quasi irreale, Marco Verrelli lavora da anni in modo innovativo servendosi di spunti provenienti dalla Metafisica di Giorgio de Chirico, dalla grande pittura americana del Novecento e dal Realismo Magico, dando vita a uno stile personale linguaggio in cui l’isolamento dell’oggetto si staglia in uno splendore quasi metallico e mentale. Verrelli ottiene questa icastica e scintillante qualità pittorica attraverso uno stile rigoroso e di lucida chiarezza in cui gli elementi sono distillati da un occhio capace di vagliare tutti i particolari e di condensarli in un insieme di enigmatica e lirica vibrazione metallica.
Le immagini di Verrelli sono spesso legate al tema metaforico del viaggio, con fari, aerei, tram, treni e dirigibili, che diventano dunque gli strumenti figurativi di un percorso simbolico, un viaggio interiore e metafisico che solo l’arte riesce a condensare nella sua potenza metaforica e nella sua capacità di rivelazione immediata.
Verrelli rappresenta così il paradosso del suo viaggio dipinto, in bilico tra il dinamismo e l’immobilità delle presenze dei suoi quadri, come accade con i fari, necessari segnali per le rotte dei navigatori, torri di avvistamento dell’enigma della partenza e della speranza del ritorno, icone metaforiche di una contemporaneità che ritrova nel mito, negli archetipi e nei simboli la sua origine e la sua forza vitale verso nuovi raggiungimenti e nuovi cieli ideali, con tutto il loro carico di angoscia e di speranza per il mistero dell’ignoto.
Il titolo della mostra vuole così alludere a un percorso metaforico, allo stesso tempo reale e simbolico, in cui i caccia bombardieri perdono le loro bombe e vengono convertiti in strumenti pacifici di lavoro, macchine non più destinate alla morte ma all’agricoltura, alle coltivazioni usate per il benessere dell’umanità.
In questo senso la Conversione di queste macchine volanti nate per spargere morte e cambiate in macchine per dare vita, potrebbe essere anche un segno emblematico di trasformazione in cui non ci si dirige più allo scontro e alla guerra, ma alla pace e alla coltivazione (anche simbolica) di terre che possono alludere agli spazi di relazione condivisi o a una dimensione interiore, personale e collettiva, a quelle terre dell’anima che necessitano di una trasformazione costante per crescere e fiorire, in un percorso ininterrotto di metamorfosi e di rinascita.
Con il nitore di una luce cristallina e quasi irreale, Marco Verrelli lavora da anni in modo innovativo servendosi di spunti provenienti dalla Metafisica di Giorgio de Chirico, dalla grande pittura americana del Novecento e dal Realismo Magico, dando vita a uno stile personale linguaggio in cui l’isolamento dell’oggetto si staglia in uno splendore quasi metallico e mentale. Verrelli ottiene questa icastica e scintillante qualità pittorica attraverso uno stile rigoroso e di lucida chiarezza in cui gli elementi sono distillati da un occhio capace di vagliare tutti i particolari e di condensarli in un insieme di enigmatica e lirica vibrazione metallica.
Le immagini di Verrelli sono spesso legate al tema metaforico del viaggio, con fari, aerei, tram, treni e dirigibili, che diventano dunque gli strumenti figurativi di un percorso simbolico, un viaggio interiore e metafisico che solo l’arte riesce a condensare nella sua potenza metaforica e nella sua capacità di rivelazione immediata.
Verrelli rappresenta così il paradosso del suo viaggio dipinto, in bilico tra il dinamismo e l’immobilità delle presenze dei suoi quadri, come accade con i fari, necessari segnali per le rotte dei navigatori, torri di avvistamento dell’enigma della partenza e della speranza del ritorno, icone metaforiche di una contemporaneità che ritrova nel mito, negli archetipi e nei simboli la sua origine e la sua forza vitale verso nuovi raggiungimenti e nuovi cieli ideali, con tutto il loro carico di angoscia e di speranza per il mistero dell’ignoto.
Il titolo della mostra vuole così alludere a un percorso metaforico, allo stesso tempo reale e simbolico, in cui i caccia bombardieri perdono le loro bombe e vengono convertiti in strumenti pacifici di lavoro, macchine non più destinate alla morte ma all’agricoltura, alle coltivazioni usate per il benessere dell’umanità.
In questo senso la Conversione di queste macchine volanti nate per spargere morte e cambiate in macchine per dare vita, potrebbe essere anche un segno emblematico di trasformazione in cui non ci si dirige più allo scontro e alla guerra, ma alla pace e alla coltivazione (anche simbolica) di terre che possono alludere agli spazi di relazione condivisi o a una dimensione interiore, personale e collettiva, a quelle terre dell’anima che necessitano di una trasformazione costante per crescere e fiorire, in un percorso ininterrotto di metamorfosi e di rinascita.
Luoghi
www.bibliothe.net 39 066781427
Orario apertura galleria dal lunedì al sabato dalle 11 alle 23