Stefano Soddu "carta, ceramica e ferro"
A cura di: Marilisa di Giovanni

Più tardi utilizzerà questi stessi materiali, rocce, terra, sabbia, pigmenti sfruttandone le proprietà nelle sue opere, sperimentando composizioni, reazioni, accoppiando forme diverse che forgia a suo piacimento, sfruttando insieme al metallo il cemento, più duttile, intervenendo col colore a stemperare e riscaldarne la freddezza.
Soddu è attratto dal lavoro manuale, dalla necessità di “sporcarsi le mani” nel continuo dialogo con la materia da cui nascono forme che sono il risultato di una costruzione mentale a lungo elaborata o semplicemente l'accostamento casuale e spontaneo di cui sa cogliere la poeticità ma anche il messaggio di comunicazione: è giusto ricordare la “penna” facile e di piacevole lettura tra le diverse attività di Soddu che sa rendere, attraverso diversi ritratti schizzati con le parole, vicini, vivi e presenti diversi artisti che frequentano la galleria Scoglio di Quarto.
Da diversi anni utilizza il pigmento in polvere che diventa l'anima malleabile, docile nell'essenza ma forte nei colori e quindi nel messaggio :in una opera tra le più riuscite, le “Celle dell'anima” (2002), questa materia utilizzata in una ricca gamma di colori è incorniciata da una griglia grigia di metallo scuro da cui come da una ferita fuoriusciva, simbolo di un messaggio poetico e mistico. La forma modulare che spesso inquadra le opere rivela un nuovo modo di intendere la scultura in uno sviluppo orizzontale, rigoroso e geometrico, in un rapporto calcolato tra pieni e vuoti. Questa struttura offre un senso organico alla composizione contrapponendo superfici diverse, da valore e significato alla materia, determina con chiarezza lo spazio e la forma in esso contenuta.
In una recentissima serie, inedita, usa una preziosa carta raffinata su cui imprime un segno corposo e spesso di graffite nera con un indubbio effetto estetico e nella diversa disposizione della composizione la forma della rifrazione dell'immagine crea un'opera di sensibilità artistica e di lavoro progettuale :qui la carta su cui interviene con una sovrapposizione di materia tattile e ricca di vibrazioni che accompagna il segno crea un volume nero, denso che si muove di vita propria nello spazio bianco della carta che è materia viva per la sua stessa composizione, con assoluta autonomia che calamita lo sguardo, ponendosi tra pittura e scultura ancora intesa in senso piano. Le carte assumono un ruolo nuovo nella sua produzione, presentandosi come lavori assolutamente autonomi che potremmo definire “carte tattili” con un richiamo e una vicinanza con Pino Spagnulo nel momento in cui ”abbandona il sistema scultura compiuto per entrare nel progetto, per accostarsi all'idea che ne sta all'origine.” (S:Pegoraro ,Carte e sculture,2002/2003).
Il connubio ferro e pigmenti è stato usato da Soddu in una installazione in cui è ripetuto un modulo rettangolare che mostra, in uno di questi. un pigmento rosso. L'opera introduce un nuovo campo di ricerca in cui i singoli pezzi uniti in un ampio spaziosi si compongono in una narrazione fatta di elementi geometrici e materia.
Contaminazione tra diversi materiali formano i quadri dipinti di un nero fondo ma vibrante e cosparsi di materia polverosa altrettanto nera creando sovrapposizioni che accolgono la luce attraverso il diverso spessore delle superfici differenziate; è come un frammento di territorio che a volte si spalanca in una voragine che rivela segnali di energia a lungo repressa che emerge a forza perforando e rompendo la materia più spessa accuratamente lavorando e plasmando le pieghe e le tracce. Come per tanti artisti della sua generazione il suo impegno è sulle ricerche dell'idea di pittura o scultura nel suo farsi, nella contaminazione dei generi e delle materie per giungere ad una forma e questa si rivela, in queste opere di pittura-scultura, o nella terracotta, frammenti di architetture stratificate, luoghi della memoria, traccia del tempo, testimonianza dello spazio senza più una connotazione; non lavoro di scavo, ma accettazione di una realtà che è stata altro, di cui vengono accolti i resti.
Marilisa Di Giovanni