Stefano Frascarelli. Elementa tollĕre
A cura di: Marco Amore
“Portare alla luce gli elementi primari”. Nella mostra che si inaugura presso il Museo Archeologico di Calatia a Maddaloni, il prossimo 21 maggio, in occasione della Notte dei Musei, l’artista Stefano Frascarelli mette in scena la raffigurazione delle nostre origini reinterpretando, attraverso i colori primari – che nella loro infinità possibilità di combinazione costituiscono la policromia del nostro esistere - gli elementi fondativi della nascita del mondo-cosmo e dell’uomo che lo abita.
Blu, rosso, giallo, e poi bianco e nero, e poi tutti i loro derivati, rispecchiano gli elementi primari della Natura ma anche delle nostre emozioni. Il lavoro di Frascarelli può essere spiegato su più livelli interpretativi associandolo alla narrazione della Genesi dell’Antico Testamento – “E luce fu”, e tutto quanto seguì nei successivi cinque giorni - ma anche alla filosofia presocratica di Talete, Anassimene, Anassimandro, esponenti della Scuola di Mileto – acqua, fuoco, terra, vento, nuvole.
Le opere di Frascarelli sembrano raffigurare il mondo visto dal cielo facendoci idealmente sorvolare sulla inesplorata Foresta Amazzonica oppure lungo una frastagliata costa marina oppure su un ampio estuario. Una Natura primordiale rievocata ma non didascalicamente raffigurata proprio per poterla reinventare per il tramite dell’emozione che in noi stimola e l’emozione personale è ulteriore elemento essenziale che si aggiunge agli elementi primari dell’origine e come questi viene portata alla luce.
In questo senso, nel ricollegarsi agli albori del cosmo, che sia genesi biblica o Big Bang scientifico, e transitando nell’antica cultura classica, il Museo Archeologico di Calatia di Maddaloni rappresenta una scena idonea e suggestiva per ospitare le opere di Frascarelli, potendo queste entrare in dialogo condiviso con i reperti archeologici custoditi nel museo e qui esposti, portati alla luce anch’essi come gli elementi primari, e testimonianza concreta della cultura da cui proveniamo che ha originato il presente che ora viviamo.
testo di Marco Amore
I paesaggi di Stefano Frascarelli estremizzano i canoni dell’astrattismo. La creazione non segue un momento di catarsi, non sviluppa alcuna logica ideale, ma sottende un bilanciamento tra forze, una sorta di equilibrio interiore all’artista, che lo ratifica attraverso la forma. Anche la scelta del materiale evidenzia una serie di studi ontologici. Il plexiglass, che col tempo ha sostituito la carta, presenta un basso coefficiente d’attrito: non assorbe il colore, ma è sensibile alle più lievi sollecitazioni meccaniche, ai movimenti meno bruschi, e permette di avere due opposte versioni di una stessa opera. E dunque opere spesso bicromatiche, grazie all’impiego di basi trasparenti, divengono bifronte. È un esplicito richiamo alla teoria degli opposti complementari. Dove la scissione tra elementi avversi incide quanto la polarità che li ha uniti. Infatti, nell’ultimo periodo, la linea d’orizzonte che separa le ipostasi diviene illeggibile. Protagonista della scena è il colore. Libero dai limiti della forma. Perduto nel caos di emozioni, sentimentalismi liquidi, alla perenne conquista di uno spazio. Qui Frascarelli non si limita, con movimenti manuali, ad <> gli smalti; va a snaturare direttamente gli scenari, ad agire in primo piano sul lavoro, rompendo l’equilibrio ricercato in precedenza.
Blu, rosso, giallo, e poi bianco e nero, e poi tutti i loro derivati, rispecchiano gli elementi primari della Natura ma anche delle nostre emozioni. Il lavoro di Frascarelli può essere spiegato su più livelli interpretativi associandolo alla narrazione della Genesi dell’Antico Testamento – “E luce fu”, e tutto quanto seguì nei successivi cinque giorni - ma anche alla filosofia presocratica di Talete, Anassimene, Anassimandro, esponenti della Scuola di Mileto – acqua, fuoco, terra, vento, nuvole.
Le opere di Frascarelli sembrano raffigurare il mondo visto dal cielo facendoci idealmente sorvolare sulla inesplorata Foresta Amazzonica oppure lungo una frastagliata costa marina oppure su un ampio estuario. Una Natura primordiale rievocata ma non didascalicamente raffigurata proprio per poterla reinventare per il tramite dell’emozione che in noi stimola e l’emozione personale è ulteriore elemento essenziale che si aggiunge agli elementi primari dell’origine e come questi viene portata alla luce.
In questo senso, nel ricollegarsi agli albori del cosmo, che sia genesi biblica o Big Bang scientifico, e transitando nell’antica cultura classica, il Museo Archeologico di Calatia di Maddaloni rappresenta una scena idonea e suggestiva per ospitare le opere di Frascarelli, potendo queste entrare in dialogo condiviso con i reperti archeologici custoditi nel museo e qui esposti, portati alla luce anch’essi come gli elementi primari, e testimonianza concreta della cultura da cui proveniamo che ha originato il presente che ora viviamo.
testo di Marco Amore
I paesaggi di Stefano Frascarelli estremizzano i canoni dell’astrattismo. La creazione non segue un momento di catarsi, non sviluppa alcuna logica ideale, ma sottende un bilanciamento tra forze, una sorta di equilibrio interiore all’artista, che lo ratifica attraverso la forma. Anche la scelta del materiale evidenzia una serie di studi ontologici. Il plexiglass, che col tempo ha sostituito la carta, presenta un basso coefficiente d’attrito: non assorbe il colore, ma è sensibile alle più lievi sollecitazioni meccaniche, ai movimenti meno bruschi, e permette di avere due opposte versioni di una stessa opera. E dunque opere spesso bicromatiche, grazie all’impiego di basi trasparenti, divengono bifronte. È un esplicito richiamo alla teoria degli opposti complementari. Dove la scissione tra elementi avversi incide quanto la polarità che li ha uniti. Infatti, nell’ultimo periodo, la linea d’orizzonte che separa le ipostasi diviene illeggibile. Protagonista della scena è il colore. Libero dai limiti della forma. Perduto nel caos di emozioni, sentimentalismi liquidi, alla perenne conquista di uno spazio. Qui Frascarelli non si limita, con movimenti manuali, ad <> gli smalti; va a snaturare direttamente gli scenari, ad agire in primo piano sul lavoro, rompendo l’equilibrio ricercato in precedenza.
Luoghi
http://www.cir.campania.beniculturali.it/luoghi-della-cultura/maddaloni-casino-starza-penta/museo-archeologico-di-calatia 0823.200065 0823.403493
Orari: Dal lunedì al vernerdì 9.00 – 20.00, sabato e domenica: 9.00 - 19.30 chiuso il martedi. Ingresso gratuito.