Simon Benetton. Vibrazioni spaziali
A cura di: Floriano De Santi
Per questo rilevante appuntamento, Benetton proporrà otto sculture di recente esecuzione: quattro eseguite in ferro e cristallo lavorato a scheggia, tre in ferro e una in acciaio e saranno esposte anche undici grandi opere (cm. 102 x cm 72) ad acrilico su cartone eseguiti appositamente nel 2013, che appartengono ai due cicli “Vibrazioni nell’estroso progetto della natura” (cinque opere) e “Vibrazioni nell’infinito spazio cosmico” (sei opere).
Simon Benetton è nato il 24 ottobre 1933 a Treviso, dove tuttora abita e lavora, nel suo Studio-Laboratorio. Ha frequentato i corsi liberi dell'Accademia delle Belle Arti di Venezia, per poi continuare in una liberissima, solitaria ricerca individuale. Diversi sono i periodi della sua formazione: dal figurativo alla vibrazione plastica nello spazio, dal modulo come simbolo dell'impulso alla dinamica spaziale, dalla piastra alla macrostruttura come elemento ed espressione della volontà e della conquista dell'uomo moderno. Infatti negli ultimi suoi studi la scultura ha preso nuova dimensione, proiettandosi nello spazio urbano come espressione di libertà e di progresso fino ad arrivare al connubio tra ferro e cristallo. Le sue opere sono esposte in mostre temporanee, collettive e personali, organizzate in spazi pubblici a cura di Enti e Città italiane e straniere (Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Finlandia, Stati Uniti, Brasile, Cina, Austria, Giappone, Polonia, Cekoslovacchia, Belgio). Molte sue opere trovano collocazione in prestigiose collezioni, musei pubblici e privati, in luoghi pubblici sempre accessibili, piazze e giardini di molte città: 1993 sculture “Icaro”, città di Bonn; “Molteplicità”, Industrie Muller, Bunde (Germania); 1995, Toronto (Canada) Istituto di Cultura Associazione Veneta, “Volontà di credere. Monumento a Giovanni Caboto”. 1998 monumento al lavoro “Armonie”, Francavilla Fontana (Br). 2002 “Fonte di Armonia” Stadio ECOPA, Aino, Parco Sport, Ogasayama, Città di Fukuroi, Campionati mondiali di calcio in Giappone. Per il Comune di Cesena, “La grande foglia”. Esegue per la Banca Popolare di San Felice sul Panaro (Mo), “Determinazione”; per Polesine Innovazione, Taglio di Po (Ro), esegue “Oasi del tempo”. Nel 2011 nel Centro Storico di Valdobbiadene, gli viene dedicato il Palazzo denominato “Simon Benetton” con l’allestimento della relativa antologica nella Associazione culturale “Papa Benedetto XI”. Nel 2012 la “Belluno d’autunno” si presenta arricchita di opere a cielo aperto. A preludio, infatti, della mostra inserita in “Arte Fiera Dolomiti” che si è tenuta nell’ottobre nel padiglioni di Longarone Fiere, alcune opere monumentali dello scultore Simon Benetton hanno abbellito i giardini della città fino ad ottobre inoltrato. Al suo lavoro si sono interessati critici e storici dell'arte del calibro di Umbro Apollonio, Mirella Bandini, Dino Buzzati, Enrico Crispolti, Raffaele De Grada, Floriano De Santi, Marco Goldin, Luigi Lambertini, Carlo Levi, Giuseppe Marchiori, Aldo Passoni, Carlo Sala, Marco Valsecchi, Marcello Venturoli. Di lui hanno scritto in innumerevoli occasioni giornali, riviste e rassegne. La bibliografia è vastissima e comprende articoli, cataloghi, monografie. Le sue opere sono state oggetto di documentari e films trasmessi da televisioni nazionali e straniere.
II movimento "arabescato" nella scultura di Simon Benetton
Benetton è tra i pochissimi scultori italiani contemporanei che mostra la capacità di organizzare una composizione grande, nitida e compiuta anche nella visione lontana, come il frontone di Olimpia. Quel che è poeticamente un insuccesso per Melotti, le cui rare opere monumentali diventano sommarie e pur grandiosamente monodiche se non si va ai dettagli, è un successo per l'innata visione architettonica di Benetton, che resta rilevante ed emotiva anche nella veduta a distanza Verticalità e orizzontalità, inoltre, si accompagnano in alcune opere recenti all'altra misura del rapporto tra forma e spazio, del rapporto ossia possessivo di volumi che rinserrino e attanaglino l’horror vacui. È il caso di sculture come La grande foglia del 2002, La porta del sole del 2003-2004 e La fonte di luce del 2005, ma anche di quelle che Benetton realizza con l'acciaio e con il cristallo (pensiamo in particolare a due opere del 2008, Luce dell'ideale e Grembo di luce). Egli usa il concetto della geometria come un controllo mentale sulle forme, ma nel valore che imprime alle li-nee curve condensa l'energia potenziale che il vuoto fa esplodere con una naturale forza di opposizione. Il limite, il passo, tra le due entità e l'invalicabile mistero sulla soglia, sul Chòra del quale ogni opera di Benetton si arresta, quasi - ci ricorda Heidegger - "a custodia della sua verità". Ma nel Pilastro universale del 2009 la scultura non ha mai un limite chiuso e neppure un univoco punto di vista: si apre a diverse, coerenti e in armonica progressione, viste e riconoscimenti. È attraverso l'hairetikos plotiniano, cioè "colui che sceglie", che la materia si rende autosufficiente, si muove come prendendo coscienza del proprio essere physis, natura: si stria come le erbe, si gonfia come le nubi, s'arrotonda come i cespugli. Per raggiungere questo risultato Benetton è obbligato a una determinazione plastica rigorosa e nello stesso tempo aperta ad espansioni percettive fino al limite di un nuovo razionalizzato barocchismo, ed insieme ad una rinuncia quasi assoluta d'ogni ridondanza, allusione, ombreggiatura compiaciuta.…
Floriano De Santi
Luoghi
0376.324260
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi