Segnando il tempo. La grafica di Umberto Mastroianni
A cura di: Loredana Rea
Venerdì 29 aprile 2016 alle ore 17,30 a Palazzo dei Consoli di Ferentino, inaugura Segnando il tempo. La grafica di Umberto Mastroianni. La mostra, promossa dalla Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino in stretta collaborazione con la Provincia di Frosinone, il Comune e la Pro Loco di Ferentino, si inserisce nel fitto calendario di eventi organizzati in occasione dei festeggiamenti per il Santo patrono.
L’esposizione, aperta al pubblico dal 29 aprile al 22 maggio 2016, propone un percorso, curato da Loredana Rea, direttore artistico della Fondazione Umberto Mastroianni, che restituisce spessore e complessità a un aspetto meno conosciuto della ricerca artistica dello scultore, la sperimentazione grafica.
Venti opere, anche di grandi dimensioni, realizzate con tecniche diverse e spesso con una sovrapposizione di tecniche, spaziano da soluzioni inequivocabilmente scultoree e impianti di sapore più pittorico, per suggerire una lettura multiforme, da cui emerge prepotente la maestria di un artista di profonda levatura creativa, capace di coniugare in maniera inconfondibile linguaggi diversi.
I lavori selezionati, partono dagli anni ’70 e arrivano agli anni ’90, a dimostrazione di una vitalità sperimentale, che non si pone mai a latere della scultura, sebbene da essa parta e a essa spesso ritorni, intesa come occasione per esplorare altre possibilità espressive e plastiche. Mastroianni considerava l’esperienza incisoria un’esigenza primaria e in uno scritto degli anni ’60, infatti, affermava: “Essa è la matrice, l’ombelico della mia scultura. (…) L’incisione è una scoperta infinita, miriade di segni, coltellate sprofondano la lastra con la violenza per soluzioni improvvise. I tralicci, le linee di forza sono la quintessenza della teatralità scoperta, per me rappresentano le sensazioni-dimensioni della nascita di una nuova scultura. L’incisione è quindi il banco di prova dove le convinzioni, i segni rimangono esterni. Incidere è per me lapidare i pensieri funesti o felici, a patto che questa ricerca, per la stessa natura primogenita del segno, affondi la sua radice, la sua penetrazione diabolica nell’atmosfera magica del vecchio torchio, dove la tradizione rimane un focolaio di ardite conquiste se il manovratore è eccellente”.
Molte dei fogli presenti in mostra non “semplici” incisioni calcografiche o serigrafiche, presentano anzi altri interventi: scavi, graffi, intagli, impronte a secco, rilievi, per restituire spessori inaspettati e richiamare una tridimensionalità che è profondamente radicata nel linguaggio di Mastroianni. Alcuni fogli invece presentano un impianto più pittorico, come se lo scultore si fosse abbandonato alla specificità delle tecniche incisorie, sia pure per tornare poi a ibridarle inevitabilmente con la scultura.
L’artista, infatti, comprende presto che la grafica può essere intesa non semplicemente come occasionale appendice dell’attività scultorea, piuttosto come linguaggio autonomo, che gli permette sperimentazioni sempre differenti e nuove, legate al fatto che la reazione della materia dell’incisione alle sollecitazioni è completamente differente da quella della scultura.
Quello che emerge è che Umberto Mastroianni è stato e rimane uno sperimentatore sempre pronto a mettersi alla prova e mai appagato dai risultati raggiunti, capace di rimettere ogni volta in gioco le proprie certezze.
Organizzazione e informazioni
Fondazione Umberto Mastroianni
telefono: 0776848105
e-mail: info@fondazionemastroianni.it
www.fondazionemastroianni.it
facebook Fondazione Umberto Mastroianni
L’esposizione, aperta al pubblico dal 29 aprile al 22 maggio 2016, propone un percorso, curato da Loredana Rea, direttore artistico della Fondazione Umberto Mastroianni, che restituisce spessore e complessità a un aspetto meno conosciuto della ricerca artistica dello scultore, la sperimentazione grafica.
Venti opere, anche di grandi dimensioni, realizzate con tecniche diverse e spesso con una sovrapposizione di tecniche, spaziano da soluzioni inequivocabilmente scultoree e impianti di sapore più pittorico, per suggerire una lettura multiforme, da cui emerge prepotente la maestria di un artista di profonda levatura creativa, capace di coniugare in maniera inconfondibile linguaggi diversi.
I lavori selezionati, partono dagli anni ’70 e arrivano agli anni ’90, a dimostrazione di una vitalità sperimentale, che non si pone mai a latere della scultura, sebbene da essa parta e a essa spesso ritorni, intesa come occasione per esplorare altre possibilità espressive e plastiche. Mastroianni considerava l’esperienza incisoria un’esigenza primaria e in uno scritto degli anni ’60, infatti, affermava: “Essa è la matrice, l’ombelico della mia scultura. (…) L’incisione è una scoperta infinita, miriade di segni, coltellate sprofondano la lastra con la violenza per soluzioni improvvise. I tralicci, le linee di forza sono la quintessenza della teatralità scoperta, per me rappresentano le sensazioni-dimensioni della nascita di una nuova scultura. L’incisione è quindi il banco di prova dove le convinzioni, i segni rimangono esterni. Incidere è per me lapidare i pensieri funesti o felici, a patto che questa ricerca, per la stessa natura primogenita del segno, affondi la sua radice, la sua penetrazione diabolica nell’atmosfera magica del vecchio torchio, dove la tradizione rimane un focolaio di ardite conquiste se il manovratore è eccellente”.
Molte dei fogli presenti in mostra non “semplici” incisioni calcografiche o serigrafiche, presentano anzi altri interventi: scavi, graffi, intagli, impronte a secco, rilievi, per restituire spessori inaspettati e richiamare una tridimensionalità che è profondamente radicata nel linguaggio di Mastroianni. Alcuni fogli invece presentano un impianto più pittorico, come se lo scultore si fosse abbandonato alla specificità delle tecniche incisorie, sia pure per tornare poi a ibridarle inevitabilmente con la scultura.
L’artista, infatti, comprende presto che la grafica può essere intesa non semplicemente come occasionale appendice dell’attività scultorea, piuttosto come linguaggio autonomo, che gli permette sperimentazioni sempre differenti e nuove, legate al fatto che la reazione della materia dell’incisione alle sollecitazioni è completamente differente da quella della scultura.
Quello che emerge è che Umberto Mastroianni è stato e rimane uno sperimentatore sempre pronto a mettersi alla prova e mai appagato dai risultati raggiunti, capace di rimettere ogni volta in gioco le proprie certezze.
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