ALBA SAVOI: grafismi antichi e recenti
Da anni impegnata nella proposizione di xerografie moltiplicate all’infinito, alla scrittura, tema conduttore di questa mostra, Alba Savoi affida il gioco modulare che scompone-ricompone le scritte, restituendole in scale dimensionali, nello spazio delimitato dell’opera, reiteratamente miniaturizzate o ingigantite in sequenze illimitate. La scrittura fa dunque da ponte tra il passato e il presente, nel cui ambito di riflessione l’artista, volendo osservare un iter cronologico progressivo fissa l’inizio della sua ricerca con la stele di Rosetta – pietra miliare nella decodifica della lingua dei Faraoni attraverso l’analisi comparativa tra una scritta graffita in egiziano ed una in greco -, e sul calendario di Veroli: calendario di epoca augustea sul quale venivano segnati i giorni propizi allo Stato, ai commerci e ad altro ancora, e i giorni nefasti, durante i quali, per la loro negatività, era opportuno astenersi dall’agire.
La contemporaneità, attraverso i grafismi recenti è restituita da Alba nelle scritte della pubblicità, nei messaggi diffusi dai media, ma anche prendendo spunto dal colore che invade i manifesti che ricoprono i muri urbani, che esplode dai video, da internet, dalle magliette sponsorizzate dei giovani. Il ponte fissato tra passato e presente nella scrittura si qualifica dunque come messaggio, ma anche come segno coglibile nella sua qualità grafica, nonchè per le sue soluzioni di impaginato compositivo e per le sue ricerche spaziali. Nella reiterazione modulare ottenuta per bande verticali della stele di Rosetta, il cui titolo, non a caso, è Xeroglifici, la realizzazione in bianco e nero, come nel calendario di Veroli, assume il significato simbolico, e grafico, di affidamento ai non colori della citazione di un passato, che essendo fortemente retrodatato, è ricco di memoria e di suggestioni che si perdono nel tempo. Quelle stesse, che si percepiscono tra il filtro delle tele a trama larga che in parte celano e nello stesso tempo mostrano attraverso, i geroglifici della stele di Rosetta; così come appaiono, ancora, nell’istituzione dello stesso gioco di mostrare-celare nel calendario di Veroli.
Anche in questa opera, il cui titolo è Fasti e nefasti, l’occlusione o il mostrare evidenti attraverso il nero e il bianco i giorni indicati dagli dei come propizi o negativi, dispone la lettura del calendario romano come un puzzle modulare componibile e riassemblabile secondo esigenze diverse, di superficie o spaziali, che a secondo di come si presentano, consentono dell’opera un montaggio con variazioni illimitate. Montare e smontare scritte isolandone parti o singole lettere è principio compositivo utilizzato da Alba anche per la sua sperimentazione sulla contemporaneità. Il colore è l’elemento accrescitivo dei grafismi recenti, perchè su di essi, prodotti di un folclore metropolitano urlato a tutto megafono, e che è sotto gli occhi di tutti, non si dispone nessun filtro memoriale. L’artista non usa qui solamente scritte che richiamano l’America madre indiscussa di ogni eccesso consumistico, come quelle utilizzate nell’omonima opera, né tantomeno solo quelle delle ditte sponsorizzatrici di paesi esotici stampate sulle magliette regalate, si fa per dire, dalle agenzie turistiche che reclamizzano viaggi tutto compreso. Non c’è solo la riproduzione parcellizzata, ingrandita, moltiplicata di scritte capaci di sollecitare un immaginario collettivo che si possa direzionare verso i paesi felici del consumismo o verso quelli tropicali, patinati e ormai affollatamente turistici, come suggerisce Aloha. C’è dell’altro. Sulla traccia di quanto già fecero prime e seconde avanguardie, Alba, in Jeans, inserisce nel campo visivo, anzi, lo struttura proprio con quello, un pantalone di jeans, come simbolo e celebrazione di un giovanilismo inossidabile, marchio indelebile di un’epoca che mai come questa intende cavalcare la tigre dagli zero ai cento anni, e , sperabilmente, per molti altri ancora.