Salvatore Manzi "Anni luce"
A cura di: Stefano Taccone
L’universo, il mistero delle sue origini, della sua essenza e del suo funzionamento: a tali motivi si apre in questa occasione la ricerca di Salvatore Manzi, pur senza rinnegare la forte impronta spirituale che lo accompagna da ormai oltre un decennio, che anzi continua attraverso nuove intuizioni e forme. Egli infatti ben comprende «la questione dell'addensamento e del diradarsi delle particelle organiche, del coagularsi e del frammentarsi, dello stare insieme e della solitudine, del ritrovarsi estremamente ravvicinate e dell’ allontanamento», ovvero ben avverte i ritmi cosmici. Non per questo però si illude di aver compreso i segreti del tutto, anzi più sperimenta questi ritmi più diviene consapevole del loro mistero. «Il mistero», scrive Stefano Taccone nel testo che accompagna la mostra, «è forse la parola chiave di tutto il suo progetto. Le sculture colorate, i dipinti, le installazioni ed i video che Salvatore mette in mostra non costituiscono altro che un raddoppiamento materializzato del continuo divenire degli elementi di cui è costituito lo spazio siderale e non solo, fino al piacevole scacco che prova colui che si abbandona ai suoi flussi, ricordando una situazione forse non troppo lontana dal sublime kantiano». «I miei oggetti», chiarisce l’artista, «sono il prodotto di una sorta di Big Bang, di una specie di esplosione di questa Creazione! È come se aleggiassero. E quando si toccano lo fanno secondo una logica che io fingo di aver inteso, ma resta un mistero. Sono incontri misteriosi che puoi solo visualizzare...». Visualizzare è «tentare di stabilire per loro un'armonia. È attraverso questa armonia che immagino la possibilità