Robin Kennedy "Snack Bar Olimpia"
A cura di: Pia Candinas
Con la mostra della scultrice Robin Kennedy dedicata alle muse e agli dei della mitologia greca, Intragallery apre le porte a un evento espositivo di speciale importanza per Napoli. A parte due sculture in bronzo esposte nello spazio della galleria, le quattro sculture intitolate Baubo (un’antica divinità definita dea dell’oscenità) sono tutte ispirate alle leggende e alla storia della mitologica greca. Inevitabilmente fanno pensare a un ritorno alla Napoli del mondo greco, cioè a una delle culle dell’antichità. Quale luogo più adatto allora, per portare all’attenzione del pubblico le sculture di Robin Kennedy?
L’artista che per alcuni mesi soggiornerà a Napoli, avrà sicuramente molte risposte a questa domanda. Alcune delle opere, come per esempio il Re Mida o Crono, riflettono pienamente la drammaticità della mitologia antica; altre invece, come per esempio Petulatia, ne esprimono l’ironia e l’astuzia. E’ dall’intenso uso cromatico basato sui colori dell’affresco e all’assoluta libertà formale con cui l’artista le ha modellate, che si entra in contatto con ognuno di questi volti. Potrebbero sembrare sculture di pietra, in realtà l’artista le ha modellate in gesso patinato a calce. Stilisticamente si passa dall’antichità alla modernità senza soluzione di continuità, si gira intorno ad ogni testa per scoprirne la ricchezza dell’acconciatura o della nuca, disegnata con incavature, strisce e linee di grande bellezza. Infatti, la parte posteriore della testa ha la stessa rilevanza del volto: montate su una piattaforma di alluminio spazzolato e grazie ad una maniglia posizionata sull’asta, gira di 360 gradi intorno a se stessa, riflettendo la propria immagine da ogni prospettiva.
Robin Kennedy stabilisce un ponte tra mitologia e vita quotidiana, attribuendo alle sue muse e alle divinità comportamenti che appartengono anche agli uomini di oggi, chiedendoci di immaginare la presenza di questi volti in un ambiente attuale, in cui per esempio ci si incontra al bar, magari chiacchierando o scherzando o osservandosi a vicenda.
Se le Muse esprimono silenzio, ma ci parlano come se fossimo dei loro contemporanei, gli dei - tra cui Eolo, il dio dei venti a cui dobbiamo le meravigliose isole Eolie - pur facendo parte di questa “colonia” di “esseri” mitologici, sono al contrario ostili, esprimono severità e potere, sono i padroni della vita, della morte e dei miracoli. Il contatto con loro è meno immediato, si intuisce in ogni tratto scolpito dall’artista la loro inaudita volontà e lotta per il potere, che non risparmia morte e violenza.
Tra le muse troviamo Calliope, la musa della musica, la bellissima Pasitea, portatrice di tranquillità, della meditazione, degli stati alterati e delle allucinazioni; o anche Petulatia o Hybris, la dea dell’insolenza, dell’arroganza, della violenza e dell’orgoglio sfrenato. Ma insieme alle Muse, troviamo anche l’imponente ritratto del Re Mida, capace di trasformare in metallo prezioso qualsiasi cosa toccasse. Infine, a conclusione di questo primo ciclo di sculture destinate a questa mostra (di cui immaginiamo altri sviluppi, a giudicare dall’espressione divertita sul viso dell’artista), Kennedy ha dedicato una speciale attenzione all’irresistibile Crono, il più giovane dei Titani della mitologia greca, figlio di Urano (il cielo) e Gea (la terra), detto anche il Titano più onorato a Olimpia. E’ dipinto con un blu brillante e scintillante, il volto è scavato, le rughe assomigliano a rocce, gli occhi sono severi, la bocca semiaperta scopre denti da lupo, l’aria è di uno ossessionato dal potere. Crono, il più considerato tra gli dei, era anche il più crudele tra tutti i dodici figli di Urano. Urano, temendo che i figli lo privassero del potere, li divorava appena nati. Così Crono decise, su consiglio della madre Gea, di evirare il padre con il mezzo di una falce dentata preparata per lui dalla stessa Gea. L’inarrestabile seguito di crudeltà e violenza che segnano la vita di Crono l’artista lo mette nettamente in chiaro, presentandoci un volto dall’espressione crudele ma anche magnifica.
Nel contesto di queste opere saranno esposte anche quattro sculture di formato più piccolo, eseguite in resina nera e montate su un palco illuminate come su un palcoscenico teatrale. Raccontano la storia di Baubo, un’antica divinità considerata la dea delle oscenità: archetipo della sfera sessuale e della fertilità, pare che Baubo fosse una donna magica, priva di testa e che parlasse con la vagina.
Di un periodo poco precedente sarà in mostra anche la scultura Rose veste Persefone da sposa, realizzata in bronzo dorato, e il bronzo dal titolo Re e Regina fanno l’amore.
S
Http://www.intragallery.it/