Rita Mele. Seguendo un incantesimo
A cura di: Loredana Rea
IN-SEGUENDO UN INCANTESIMO. sulla pittura e altre emozioni
Ricordati che un quadro – prima di essere un cavallo di
battaglia, una donna nuda, o un qualsiasi aneddoto – è
essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori
disposti in un certo ordine.
Maurice Denis
Sul filo sottile di un incanto, intessuto di brevi, impercettibili istanti capaci di sospendere il tempo, Rita Mele ha costruito questa sua mostra, che raccoglie opere recenti, a tracciare i confini fluttuanti di un territorio di ricerca, in cui la pittura rappresenta il nucleo germinante di un immaginario fecondo e metamorfico, sempre pronto a riportare a sé gli stimoli di una quotidianità vissuta con l’avida leggerezza di chi sa della fragilità delle cose.
A guidarla è la necessità di contaminare i segni della propria esistenza con quelli dell’arte, come se solo attraverso il gesto rituale della pittura fosse possibile prendere possesso della realtà, insinuarsi tra le sue pieghe per analizzarla in profondità e restituirla poi trasformata, trasfigurata, ricreata abbracciando le suggestioni di stimoli sempre differenti, che si intrecciano, sovrappongono, stratificano con modi e tempi ogni volta imprevedibili.
Un tale presupposto conduce inevitabilmente all’affermazione di una problematicità del linguaggio pittorico, inteso come molteplicità di proposizioni operative che generano continui sconfinamenti, a suggerire la coesistenza di interessi difformi, tanto da sembrare contraddittori se a legare gli uni agli altri non ci fosse una curiosità indefessa, che spinge sempre in avanti gli orizzonti della sperimentazione, inseguendo la possibilità di risolvere la parzialità degli accadimenti della vita nell’assolutezza dell’arte.
La pittura si presenta come misura di se stessa e del mondo, pur nell’erranza progettuale che unisce con naturalezza cultura alta e popolare, in un coacervo di trepidazioni, di turbamenti, di inquietudini e di slanci incalzati, braccati, raggiunti e consumati nell’impeto di un processo creativo, che appare caleidoscopico, eppure sempre pronto a offrire inattesi ancoraggi alla tangibilità del reale. È un universo dove le immagini e una materia gravida di tracce e sedimenti non sono in collisione, ma come pianeti e satelliti seguono le loro orbite, imbastendo suggestioni narrative non lineari, anzi libere di associarsi le une alle altre con modalità sempre rinnovate, per suggerire altre traiettorie lungo cui inoltrarsi. Non è un caso quindi che quando si tenta di distogliere lo sguardo dalle emozioni immaginifiche dei suoi dipinti, si rimanga rapiti dalla forza della pittura che vibra nella delicatezza dei mezzi toni e ribolle dei palpiti degli accenti timbrici.
Infatti Mele, con la sagacia di chi conosce il mestiere e l’azzardo di chi non ha paura di rimettere tutto in gioco, lascia che la pittura segua il suo corso e, svelando l’incantesimo della sua seduzione, dal tessuto cromatico, talvolta affollato di segni, talvolta talmente rarefatto da lasciare intravedere la trama della tela, fa emergere figure elementari, a suggerire l’urgenza di un racconto fatto di frammenti ammaganti, per restituire la flagranza del proprio sentire, in cui indissolubilmente si intrecciano memorie di esperienze vissute o anche solo immaginate. Queste ultime registrano la geografia di un luogo interiore, in cui l’esistenza e gli accadimenti quotidiani si trasfigurano, a suggerire profondità incommensurabili, che si sviluppano senza soluzione di continuità ben al di là dei limiti fisici della tela.
Loredana Rea
direzione artistica di Alfio Borghese
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