14/09/2019  al 28/09/2019

Rita Mele “Quando il respiro è sospeso tra il bianco e il nero”

A cura di: Loredana Rea

Rita Mele “Quando il respiro è sospeso tra il bianco e il nero” Questi nuovi lavori di Rita Mele rappresentano la conquista di una maturità, a lungo braccata e infine assaporata. Non un punto di arrivo, piuttosto una nuova partenza, per inoltrarsi nell’incommensurabilità di uno spazio sconfinato e afferrare la bellezza che ognuno custodisce in sé.
Nell’uso ricercatissimo del bianco e del nero, quasi a suggerire le infinite possibilità cromatiche imprigionate tra presenza e assenza, tra rivelazione e nascondimento, è racchiusa la necessità di restituire il fremito impalpabile di un’emozione fugace, la robusta consistenza di un sentimento ritrovato, i contorni sfilacciati di parole perdute in un’eco lontana.
La pittura si offre come misura di se stessa e del mondo, in un continuo rispecchiamento dell’uno nell’altra, a cercare nella complessità del processo creativo le ragioni dei turbamenti, delle inquietudini, delle gioie e delle speranze, che consumano lo smarrimento della vita, nel disorientamento tra visibile e invisibile.
Nei bianchi impastati di luce lentamente i segni prendono corpo, per farsi frammento di memorie antiche e recenti, prima di inabissarsi nella profondità dei neri, che tutto occultano, e riemergere poi alla superficie carichi di risonanze di natura diversa.



QUANDO LA PITTURA È SOSPESA TRA LEGGEREZZA E INCANTO
 
Urta,
Urta per sempre.
Nell’insidia della soglia.
Contro la porta, sigillata,
Contro la frase, vuota.
Nel ferro, ridestando
Solo queste parole, il ferro.
Nel linguaggio, nero.
Yves Bonnefoy
 
Questi nuovi lavori di Rita Mele rappresentano la conquista di una maturità, a lungo braccata e infine assaporata. Non un punto di arrivo, piuttosto una nuova partenza, per inoltrarsi nell’incommensurabilità di uno spazio sconfinato e afferrare la bellezza che ognuno custodisce in sé.
Nell’uso ricercatissimo del bianco e del nero, quasi a suggerire le infinite possibilità cromatiche imprigionate tra presenza e assenza, tra rivelazione e nascondimento, è racchiusa la necessità di restituire il fremito impalpabile di un’emozione fugace, la robusta consistenza di un sentimento ritrovato, i contorni sfilacciati di parole perdute in un’eco lontana.
La pittura si offre come misura di se stessa e del mondo, in un continuo rispecchiamento dell’uno nell’altra, a cercare nella complessità del processo creativo le ragioni dei turbamenti, delle inquietudini, delle gioie e delle speranze, che consumano lo smarrimento della vita, nel disorientamento tra visibile e invisibile.
Nei bianchi impastati di luce lentamente i segni prendono corpo, per farsi frammento di memorie antiche e recenti, prima di inabissarsi nella profondità dei neri, che tutto occultano, e riemergere poi alla superficie carichi di risonanze di natura diversa.
Lo sguardo esitante rallenta sulla soglia di una dimensione interiorizzata, che deve esplorata un po’ per volta, nell’impossibilità di essere abbracciata nella sua totalità e poi si abbandona al flusso dei rimandi e delle equivalenze, che battono il tempo delle pause, dei silenzi e delle attese.
Sospesa tra leggerezza e incanto, la materia pittorica quasi si consuma, per farsi sorprendente disvelamento della realtà dell’altrove, che a poco a poco prende forza e offre a ognuno la possibilità di riconoscersi come parte integrante del tutto, microcosmo che si rispecchia nelle leggi del macrocosmo.
Ogni cosa sembra riappropriarsi del proprio senso e diventare racconto sussurrato al vento, che accarezza e scompiglia, segnando i confini mobili di un territorio in cui è necessario procedere per tentativi, perché nessuna certezza può tracciare le differenti traiettorie di ricerca.
Il filo tenace di un’immaginazione febbrile e metamorfica, che riporta a sé gli stimoli di una quotidianità sfidata con la sfrontatezza di chi ha assaporato la sostanza fragile dell’esistenza, lega indissolubilmente le tracce raccolte e custodite gelosamente, prima di essere trasformate, trasfigurate, ricreate ad arte, per divorare lo spazio e restituirlo come soffio leggero nell’inciampo dei passi che seguono direzioni ancora sconosciute.
Il respiro allora prende corpo e ritrova il tempo del suo farsi sulla superficie granulosa della carta, intrisa di umori come la terra feconda, che dal bianco e dal nero trae origine e nel bianco e nel nero trova il proprio compimento.
 
Loredana Rea


 

Luoghi

  • Studio Gennai Arte Contemporanea - Via San Bernardo, 6 - 56125 Pisa
             348 8243760    348 8243760

    orario di apertura: 17.00 - 19.30 da lunedì a sabato

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