03/05/2016  al 21/05/2016

Réka Ugron. Re-wild

A cura di: Presentazione di Claudio Scorretti

Réka Ugron. Re-wild
Originariamente avevo ideato un titolo diverso, anche se simile a prima vista, da dare alla mostra : re-wind (figurativo) (e non il re-wild attuale). Il motivo del titolo (poi scartato) è abbastanza semplice: il gesto artistico di rewind risalta evidente dalle opere di Ugron Réka. L’artista compie a ritroso, riavvolge il proprio percorso artistico nel ri-attraversare alcune delle ultime tendenze dell’arte contemporanea e delle avanguardie storiche del Novecento, associate alla figurazione.
Le correlazioni più immediate rimandano alla pop-art, quella del cartoons e del consumismo propria degli Anni Sessanta, sino a lambire i dadaismi di fine secolo scorso dei ritagli visivi di Hans Clavin e degli oggetti-manichino di John Furnival. Sempre sotto l’influenza del rewind, risultano evidenti i rimandi all’utilizzo del mezzo fotografico come supporto (direi audiovisivo e non soltanto visivo) alla creazione su tela, come alla ‘narrative painting’, capace di ricomporre la dissonanza cognitiva in un discorso figurativo plateale.
Troppo facile e parziale, di parte; cioè critico. Arrivato al limite del re-wind critico, sono ripartito da capo. Le opere mi piacevano tutte ma avevo bisogno d’un titolo. Né mi è bastato quello suggerito dall’artista : ‘Wild’, perché non ho trovato le tracce selvagge (che figuravo associate all’aggettivo) nelle opere proposte per questa mostra, né in quelle presentate nelle mostre precedenti, in Romania, In Ungheria, e l’ultima, in Italia.
Allora sono ricorso a Nietzsche : ‘Non c’è alcun fatto concreto : tutto è fluido, inafferrabile, cedevole’. Lo shock da bricolage dell’eterogeneo che si respira all’interno delle opere di Réka mi è sbalzato agli occhi per la fluidità degli elementi raccolti, in grado di assumere una dimensione ‘spontanea’ (cioè ‘wild’) nella presenza. Anche la rappresentazione figurativa avviene nel ‘deserto’, dal ‘disabitato’, nell’impreciso; altre sfumature di ‘wild’ inafferrabile e cedevole, enunciate nella frase di Nietzsche. Allora perché ‘re-wild’ e non, più semplicemente, ‘wild’, facendo anche contenta l’artista. Perché Réka riconfigura il concetto di ‘wild’ in una propria, personale chiave iperrealista; procede ad una rielaborazione a tratti kitsch dei contenuti tipicizzati; colloca infine l’immaginario consumistico tra gioco e realtà. Insomma si diverte e ci diverte nell’attitudine alla metamorfosi, prima di compiere il passo più grande sulla materia prima del ‘body’ animale, reso cedevole, plasmabile; pongo o gomma, birillo da circo ma tutto terribilmente e ‘luccicatamente’ verosimile, aderente come una calcomania al vero.
La creatività progettuale di Ugron Réka (nome scritto alla maniera ungherese, dove al primo posto figura il cognome seguito dal nome) è davvero ragguardevole, almeno pari alla sua capacità pittorica di realizzazione, al tratto del segno dai contorni netti, sempre dosata ed impeccabile nelle sfumature dei colori, nel contrasto della luce del cielo con una luce verosimile. Come quella che si respira, dietro una vetrina.

Luoghi

  • Galleria MAG - Via Vitani, 31 - Como
             +39 3287521463

    Orari di apertura: dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19:30

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