Pierre-Yves Le Duc "Handle with care"
A cura di: Daina Maja Titonel
Venerdì 27 ottobre 2017, alle ore 18, la MAC Maja Arte Contemporanea inaugura la mostra Handle with care, in cui presenta per la prima volta a Roma le opere dell’artista francese Pierre-Yves Le Duc.
La ricerca dell’artista si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Tra questi si espone una selezione di dodici lavori appartenenti alla serie GU, quattro della serie Cosmic whore e il trittico Bandiera.
Esposta nel 2004 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l’installazione GU (acronimo di “genoma umano” e di “giudizio universale”), è una light box monumentale composta da cento dipinti (inchiostro di china su carta, “technique de la réserve”) in cui compaiono segni antropomorfici in crescita numerica man mano che dal centro si procede verso l’esterno. I segni - ominidi di pura luce - si moltiplicano sottraendo materia nera al supporto, fino ad essere ipoteticamente così numerosi da cancellare la loro individualità restituendo alla vista l’illusione del foglio bianco iniziale. A questa visione centrifuga si contrappone quella centripeta, in una sorta di rarefazione dell’essere fino all’estinzione definitiva di ogni forma di vita, predominio della materia nera. Non ci sono indicazioni sul senso di lettura, ma piuttosto un questionare sulla vulnerabilità della condizione umana.
Il titolo Handle with care (maneggiare con cura) si riferisce non solo all’uomo, la cui sopravvivenza dipende drammaticamente da questioni ambientali, demografiche, politiche, sociali, etc. Le Duc affronta in questa mostra un secondo argomento delicato, quello della sessualità, esponendo sette dipinti le cui immagini trasfigurate si aprono a letture multiple volutamente ambivalenti. Le tele bianche (acrilico su tela di cotone e velo di lino) sono concepite talmente pure da suggerire che qualsiasi cosa si avvicini ad esse possa corromperle. Tecnicamente sono il frutto di un processo di continua sottrazione, rarefazione, e in tal senso sono ambigue perché negano la pittura stessa facendone sparire ogni traccia. Il tema è inserito in un contesto di purezza assoluta estraneo al minimalismo, figlio piuttosto di una schiettezza emotiva priva di fronzoli, di ghirigori puritani, di leziosità letterarie, e soprattutto mai alla ricerca di facili provocazioni.
La ricerca dell’artista si concentra principalmente sulla realizzazione di installazioni monumentali dedicate a precisi luoghi, cicli di opere complesse e articolate con una forte impronta progettuale. Tra questi si espone una selezione di dodici lavori appartenenti alla serie GU, quattro della serie Cosmic whore e il trittico Bandiera.
Esposta nel 2004 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l’installazione GU (acronimo di “genoma umano” e di “giudizio universale”), è una light box monumentale composta da cento dipinti (inchiostro di china su carta, “technique de la réserve”) in cui compaiono segni antropomorfici in crescita numerica man mano che dal centro si procede verso l’esterno. I segni - ominidi di pura luce - si moltiplicano sottraendo materia nera al supporto, fino ad essere ipoteticamente così numerosi da cancellare la loro individualità restituendo alla vista l’illusione del foglio bianco iniziale. A questa visione centrifuga si contrappone quella centripeta, in una sorta di rarefazione dell’essere fino all’estinzione definitiva di ogni forma di vita, predominio della materia nera. Non ci sono indicazioni sul senso di lettura, ma piuttosto un questionare sulla vulnerabilità della condizione umana.
Il titolo Handle with care (maneggiare con cura) si riferisce non solo all’uomo, la cui sopravvivenza dipende drammaticamente da questioni ambientali, demografiche, politiche, sociali, etc. Le Duc affronta in questa mostra un secondo argomento delicato, quello della sessualità, esponendo sette dipinti le cui immagini trasfigurate si aprono a letture multiple volutamente ambivalenti. Le tele bianche (acrilico su tela di cotone e velo di lino) sono concepite talmente pure da suggerire che qualsiasi cosa si avvicini ad esse possa corromperle. Tecnicamente sono il frutto di un processo di continua sottrazione, rarefazione, e in tal senso sono ambigue perché negano la pittura stessa facendone sparire ogni traccia. Il tema è inserito in un contesto di purezza assoluta estraneo al minimalismo, figlio piuttosto di una schiettezza emotiva priva di fronzoli, di ghirigori puritani, di leziosità letterarie, e soprattutto mai alla ricerca di facili provocazioni.
Luoghi
06.68804621 338.5005483
Orari apertura: Martedì - Venerdì h.15,00-20,00; Sabato h. 11-13/15-19,30