Photonic truth
A cura di: Anna d'Ambrosio
“Photonic truth” è un progetto work in progress come duo artistico Dora August/Dora Tass (IT) e August Muth (USA), che si servono del medium olografico come Arte della Luce. Tutte le opere sono realizzate nel lab. “The Light Foundry” di August Muth, a Santa Fe, New Mexico, USA.
La loro collaborazione è iniziata nel 2012 in occasione dell’Internationl Symposium Display Holography, tenutosi al MIT. Lab, dove si sono conosciuti.
La materia dell’olografia è il “fotone” così come per il pittore la tavolozza dei colori o per lo scultore la pietra. La tecnica olografica è un medium ottico di registrazione della luce in 3D.
La luce Laser impiegata genera il fenomeno dell’interferenza, un fenomeno che esiste già in natura, pensiamo all’arcobaleno o ai colori delle pietre opali. L’olografo ricrea artificialmente questo fenomeno servendosi di un fascio di luce coerente, il Laser, “catturando” il fotone sulla lastra olografica. In tal senso l’artista-olografo si muove come un alchimista della luce, che manipola questo fenomeno naturale servendosi di una tecnica tutta analogica ad altissima definizione rendendo la luce materia tangibile. Il fotone quindi è il medium, il principio generatore e l’essenza di queste opere che si collocano nell’ambito della Light Art, come sottolineato da Frank Popper relativamente a questo medium in “Art in Holography2”, UK 1996.
In questa preview vengono presentati 5 assemblage olografici della serie dei “Perturbing Objects”, unitamente a 2 lavori di August Muth dal titolo Cosmos e Zero, che individualmente segue una ricerca improntata al minimal di forme geometriche luminose. Sarà presente anche una videointervista girata nel laboratorio “The Light Foundry” a Santa Fe, realizzata dalla regista Angela Landini.
La typewriter è il primo soggetto dei “Perturbing Objects”, resuscitata a nuova vita viene sostanziata in pura materia luminosa nell’ologramma. Seguendo una ricerca sperimentale che si aggancia in parte alle considerazioni di A. Breton sulla “crisi dell’oggetto” come campo da esplorare, in parte alla psicologia della percezione come l’effetto “Ganzfeld”, spazio esplorato da James Turrell.
Il file rouge di “Perturbing Objects” è il cortocircuito percettivo e cognitivo generato dalle sovrapposizioni di forme luminose, immateriali e tangibili allo stesso tempo, reali e surreali, che interferiscono con il nostro usuale modo di percepire la realtà, ed aprono ad un libero modo di ripensare il sistema degli oggetti.
La tecnica olografica impiegata è totalmente analogica, le onde luminose contengono e veicolano una grandissima quantità di informazioni in più rispetto al sistema binario digitale. Inoltre, sulla lastra viene applicata una special emulsione olografica preparata a mano, simile alle prime emulsion utilizzate nella fotografia dei primi del ‘900, che ha la capacità di catturare la luce in modo estremamente tangibile e luminescente, con una parallasse di 180 gradi.
Se pensiamo che un’immagine ad alta risoluzione video è 180 dpi, gli ologrammi Denisyuk hanno qualcosa come 10,000,000,000 dpi per 3000 dpi di profondità.
La loro collaborazione è iniziata nel 2012 in occasione dell’Internationl Symposium Display Holography, tenutosi al MIT. Lab, dove si sono conosciuti.
La materia dell’olografia è il “fotone” così come per il pittore la tavolozza dei colori o per lo scultore la pietra. La tecnica olografica è un medium ottico di registrazione della luce in 3D.
La luce Laser impiegata genera il fenomeno dell’interferenza, un fenomeno che esiste già in natura, pensiamo all’arcobaleno o ai colori delle pietre opali. L’olografo ricrea artificialmente questo fenomeno servendosi di un fascio di luce coerente, il Laser, “catturando” il fotone sulla lastra olografica. In tal senso l’artista-olografo si muove come un alchimista della luce, che manipola questo fenomeno naturale servendosi di una tecnica tutta analogica ad altissima definizione rendendo la luce materia tangibile. Il fotone quindi è il medium, il principio generatore e l’essenza di queste opere che si collocano nell’ambito della Light Art, come sottolineato da Frank Popper relativamente a questo medium in “Art in Holography2”, UK 1996.
In questa preview vengono presentati 5 assemblage olografici della serie dei “Perturbing Objects”, unitamente a 2 lavori di August Muth dal titolo Cosmos e Zero, che individualmente segue una ricerca improntata al minimal di forme geometriche luminose. Sarà presente anche una videointervista girata nel laboratorio “The Light Foundry” a Santa Fe, realizzata dalla regista Angela Landini.
La typewriter è il primo soggetto dei “Perturbing Objects”, resuscitata a nuova vita viene sostanziata in pura materia luminosa nell’ologramma. Seguendo una ricerca sperimentale che si aggancia in parte alle considerazioni di A. Breton sulla “crisi dell’oggetto” come campo da esplorare, in parte alla psicologia della percezione come l’effetto “Ganzfeld”, spazio esplorato da James Turrell.
Il file rouge di “Perturbing Objects” è il cortocircuito percettivo e cognitivo generato dalle sovrapposizioni di forme luminose, immateriali e tangibili allo stesso tempo, reali e surreali, che interferiscono con il nostro usuale modo di percepire la realtà, ed aprono ad un libero modo di ripensare il sistema degli oggetti.
La tecnica olografica impiegata è totalmente analogica, le onde luminose contengono e veicolano una grandissima quantità di informazioni in più rispetto al sistema binario digitale. Inoltre, sulla lastra viene applicata una special emulsione olografica preparata a mano, simile alle prime emulsion utilizzate nella fotografia dei primi del ‘900, che ha la capacità di catturare la luce in modo estremamente tangibile e luminescente, con una parallasse di 180 gradi.
Se pensiamo che un’immagine ad alta risoluzione video è 180 dpi, gli ologrammi Denisyuk hanno qualcosa come 10,000,000,000 dpi per 3000 dpi di profondità.
Luoghi
www.amyd.it 02 654872
orario: lunedì-sabato 9,00-12 /14,30-18,30