Peter Flaccus. Ritorno a Napoli
A cura di: Tanja Lelgemann
Il Ritorno a Napoli che Peter Flaccus vuole intraprendere con la sua prima mostra nella città partenopea, è simbolico – Napoli, una delle culle della civiltà, è una città archetipica con la quale anche un primo contatto assume il senso di un ritorno alle radici, soprattutto per un artista che ha sempre posto alla base del proprio lavoro la ricerca continua di stimoli provenienti dai più svariati ambiti della vita. La passione per sperimentazioni inedite è stata fondamentale anche quando, all’inizio degli anni Novanta, Peter Flaccus ha raggiunto l’Italia da New York. È in quegli anni che l’artista scopre la tecnica che lo contraddistingue in ambito internazionale e che diventerà presto il suo marchio stilistico personale: l’encausto, una tecnica descritta già da Vitruvio, e utilizzata nell’Antichità a Pompei.
In occasione della mostra presso Intragallery questo “ritorno” a Napoli si combina con una scoperta più recente dell’artista: l’uso di cornici antiche, provenienti in gran parte proprio dall’antiquariato napoletano, che con il loro carattere echeggiante il Barocco e l’associazione che se ne fa con il modo tradizionale e concreto di dipingere dei secoli passati, si sposano in paradossale armonia con le sue composizioni astratte. In questa mostra Peter Flaccus propone un ampio campionario della sua attività degli ultimi dieci anni: tra i dipinti di formato più piccolo in cui prevalgono strutture cosmiche, eclissi ed esplosioni in essenziali tonalità bianco-nero segnaliamo un’opera eccezionale nella produzione dell’artista, un autoritratto (Dreamer, 2013) in cui il profilo dell’artista assume una dimensione quasi mistica. Questa produzione si alterna a composizioni più grandi dalle tonalità intense come il rosso delle strutture che richiamano gli affreschi pompeiani, ad esempio Pompeii Scribble del 2011 e il monumentale dipinto Wall Painting-Red del 2012, ad altre in cui prevale un azzurro intenso e mediterraneo in cui l’artista sembra indagare strutture geologiche concrete, come in Il Golfo del 2014 - omaggi sottili e indiretti alla città partenopea.
Le opere di Peter Flaccus nascono in stretto rapporto con altre discipline artistiche come la musica - in particolare il violino che lui pratica quotidianamente - o la poesia, aspetti che questa mostra accoglie integrando versi del poeta napoletano Luigi Trucillo e un brano per violino solo del compositore Lucio Gregoretti.
In occasione della mostra presso Intragallery questo “ritorno” a Napoli si combina con una scoperta più recente dell’artista: l’uso di cornici antiche, provenienti in gran parte proprio dall’antiquariato napoletano, che con il loro carattere echeggiante il Barocco e l’associazione che se ne fa con il modo tradizionale e concreto di dipingere dei secoli passati, si sposano in paradossale armonia con le sue composizioni astratte. In questa mostra Peter Flaccus propone un ampio campionario della sua attività degli ultimi dieci anni: tra i dipinti di formato più piccolo in cui prevalgono strutture cosmiche, eclissi ed esplosioni in essenziali tonalità bianco-nero segnaliamo un’opera eccezionale nella produzione dell’artista, un autoritratto (Dreamer, 2013) in cui il profilo dell’artista assume una dimensione quasi mistica. Questa produzione si alterna a composizioni più grandi dalle tonalità intense come il rosso delle strutture che richiamano gli affreschi pompeiani, ad esempio Pompeii Scribble del 2011 e il monumentale dipinto Wall Painting-Red del 2012, ad altre in cui prevale un azzurro intenso e mediterraneo in cui l’artista sembra indagare strutture geologiche concrete, come in Il Golfo del 2014 - omaggi sottili e indiretti alla città partenopea.
Le opere di Peter Flaccus nascono in stretto rapporto con altre discipline artistiche come la musica - in particolare il violino che lui pratica quotidianamente - o la poesia, aspetti che questa mostra accoglie integrando versi del poeta napoletano Luigi Trucillo e un brano per violino solo del compositore Lucio Gregoretti.