…per esempio, la pietra: Aristotele aveva torto #1
A cura di: Barbara Martusciello - contributo critico: Alfonso Acocella
Architettura, Fotografia e studio del materiale lapideo si confrontano in questa mostra che vuole essere un primo appuntamento sul tema affrontato dalla curatrice Barbara Martusciello e trattato dagli autori Guido Laudani, Claudio Nardulli, Claudio Orlandi, Rita Paesani, Giovanna Zinghi.
Il progetto muove da un interrogativo: Aristotele aveva torto, sostenendo – nella sua Etica Nicomachea, nel Libro II detto del Giusto mezzo, IV sec. a.C. – che “Nulla di ciò che è per natura può assumere abitudini ad essa contrarie: per esempio, la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l’alto, neppure se si volesse abituarla gettandola in alto infinite volte”? Poiché è provato, invece, quanto il materiale lapideo sia manipolabile e come l’uomo sia riuscito a lavorarlo portandolo ad altezze vertiginose, sfidando la legge gravitazionale, allora sì: Aristotele, da tale punto di vista, aveva torto. Questo è lo spunto alla base di questa esposizione fotografica – la prima a fare in tal modo il punto su questo argomento – titolata, appunto, "…per esempio, la pietra: Aristotele aveva torto".
Attraverso lo sguardo di cinque autori sono fermate immagini della città moderna e contemporanea (in questo caso: Roma) lontanissime da una visione oleografica e vicine a un’analisi dei materiali dei suoi edifici e delle sue architetture di pietra; queste sono considerate nei dettagli tanto che la riconoscibilità delle strutture rappresentate non è più – e volutamente – agile in favore di un’ambiguità che emerge grazie al peculiare punto di vista fotografico. Tutte le fotografie immortalano la realtà selezionata con una pratica della decontestualizzazione figurativa in funzione di una semplificazione e di un minimalismo compositivi. Che si tratti del Foro italico (Paesani, Orlandi), dell’Eur (Zinghi), della Città Universitaria La Sapienza (Nardulli) o della banalità del quotidiano dei palazzoni romani, di androni e scale di comprensori di quartiere (Laudani) è secondario, per i nostri fotografi. Quel che spicca è ciò con cui tali manufatti sono prodotti o ricoperti – travertino, granito, ardesia, tufo, marmo, porfido – e che concorre ad accompagnare la visione verso la restituzione del ritmo geometrico, la zoomata su particolari di astrazione per sottolineare combinazioni schematiche, tensioni dinamiche evidenziate sino alla loro estrema sintesi geometrica.
Il progetto muove da un interrogativo: Aristotele aveva torto, sostenendo – nella sua Etica Nicomachea, nel Libro II detto del Giusto mezzo, IV sec. a.C. – che “Nulla di ciò che è per natura può assumere abitudini ad essa contrarie: per esempio, la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l’alto, neppure se si volesse abituarla gettandola in alto infinite volte”? Poiché è provato, invece, quanto il materiale lapideo sia manipolabile e come l’uomo sia riuscito a lavorarlo portandolo ad altezze vertiginose, sfidando la legge gravitazionale, allora sì: Aristotele, da tale punto di vista, aveva torto. Questo è lo spunto alla base di questa esposizione fotografica – la prima a fare in tal modo il punto su questo argomento – titolata, appunto, "…per esempio, la pietra: Aristotele aveva torto".
Attraverso lo sguardo di cinque autori sono fermate immagini della città moderna e contemporanea (in questo caso: Roma) lontanissime da una visione oleografica e vicine a un’analisi dei materiali dei suoi edifici e delle sue architetture di pietra; queste sono considerate nei dettagli tanto che la riconoscibilità delle strutture rappresentate non è più – e volutamente – agile in favore di un’ambiguità che emerge grazie al peculiare punto di vista fotografico. Tutte le fotografie immortalano la realtà selezionata con una pratica della decontestualizzazione figurativa in funzione di una semplificazione e di un minimalismo compositivi. Che si tratti del Foro italico (Paesani, Orlandi), dell’Eur (Zinghi), della Città Universitaria La Sapienza (Nardulli) o della banalità del quotidiano dei palazzoni romani, di androni e scale di comprensori di quartiere (Laudani) è secondario, per i nostri fotografi. Quel che spicca è ciò con cui tali manufatti sono prodotti o ricoperti – travertino, granito, ardesia, tufo, marmo, porfido – e che concorre ad accompagnare la visione verso la restituzione del ritmo geometrico, la zoomata su particolari di astrazione per sottolineare combinazioni schematiche, tensioni dinamiche evidenziate sino alla loro estrema sintesi geometrica.
Luoghi
06.50512953
Orari: 9-19 dal lunedì al venerdì; 11-19 sabato e domenica