Patrizio Vellucci - Beyond Surface
Alla Galleria d’Arte Contemporanea STUDIO C di via Giovanni Campesio 39 si inaugura la mostra personale di Patrizio Vellucci dal titolo “Beyond Surface”.
Nato a Gaeta, ma residente a Milano, Patrizio Vellucci è un artista fortemente contemporaneo, interessante e coinvolgente per la sua ricerca, continua e approfondita, condotta sui materiali, la forma e il colore.
Degno di essere sottolineato anche il suo percorso formativo perché rivela e denota grande convinzione nel valore universale dell’arte e nella sua straordinaria capacità di elevare mente e spirito: arte, cioè, intesa non tanto e non solo come momento creativo o attimo di fuga dalla realtà, ma come totale e completa dedizione, forma di vita, abbandono alle sue sollecitazioni e ai suoi voleri. Prima una laurea in ingegneria e una luminosa carriera sviluppata in ambito manageriale, poi l’Accademia di Belle Arti di Brera e quindi la decisione di essere solo ed esclusivamente artista: un sogno coltivato fin da ragazzo, maturato e accarezzato nel corso degli studi all’Accademia a contatto con l’arte moderna e contemporanea.
Patrizio Vellucci inizia così, a tempo pieno, il suo lungo viaggio dentro la pittura, la scultura e le altre diversificate espressioni del nostro tempo, ma inizia altresì un altro viaggio, altrettanto bello e interessante, dentro se stesso e le proprie convinzioni alla conquista di linguaggi, tecniche e tematiche in grado di rendere al meglio le proprie sensazioni ed emozioni perchè l’arte è davvero una forma di comunicazione vera ed autentica, l’unica strada, forse, in grado di rompere i silenzi e le solitudini dei nostri giorni inquieti e tormentati. Un viaggio, quello di Patrizio Vellucci, che si snoda libero e fluido all’interno di varie espressioni, tutte ugualmente sentite e interpretate, con lo stesso vigore, la stessa curiosità, lo stesso stupore: la pittura, la scultura, la digital art, il collage e il photocollage. In questa mostra l’artista espone prevalentemente opere di pittura insieme a qualche scultura e sono opere fortemente coese, caratterizzate da una grande coerenza esecutiva, quasi l’una il naturale proseguimento dell’altra, fotogrammi che sembrano inseguirsi all’interno di una grande pellicola. Pittura eseguita su supporti cartacei sui quali l’artista stende poi un colore liquido e morbido, a base d’acqua, che gradualmente si allarga, si stende e si propaga sulle superfici. La carta è un supporto straordinario, ha un proprio linguaggio, una propria docilità, ha diversi modi di assorbire e trattenere il colore e muove la fantasia dell’artista perché il suo utilizzo introduce sempre elementi di casualità. Un’espressione originale e intensa, che oscilla sempre tra figurativo ed astratto, che si muove tra celamenti e svelamenti continui, che rivela e nasconde, suggerisce e descrive, evoca e rimanda. E, ancora, espressione dove caso e fantasia, calcolo e invenzione costituiscono un mix eccezionale capace di far emergere ciò che sta dietro l’immagine principale, oltre il momentaneo visibile per scoprire altri dettagli, altri particolari, altri spazi e altre storie. Nascono in questo modo le sue straordinarie e potenti visioni sulle rocce del Grand Canyon, sugli spettrali ghiacciai dei poli, i suoi riflessi sulle limpide acque di mari ed oceani: opere complesse e scenografiche, un vero e proprio “Barocco” rivisitato e re-interpretato, moderno e contemporaneo.
Poi ci sono le sculture in cartapesta e ancora una volta Patrizio Vellucci ricorre ai suoi due elementi preferiti: l’acqua e la carta. Ma non sono le sculture levigate e policrome di settecentesca memoria. Le sue sculture sono invece grezze e porose, hanno cioè i “pori” liberi e lasciano respirare la materia che così assume l’aspetto esteriore della pietra, della terra o del marmo. I soggetti sono per lo più corpi e teste: corpi di donna corrosi e consumati, teste limpide e fiere plasmate con sicurezza e determinazione. Scultura intensa e vigorosa, dove illusione e realtà, verità e finzione si fondono e si confrontano. Scultura fatta per essere osservata ma, soprattutto, per smuovere la mente, il pensiero, la riflessione.
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 23 febbraio.
Nato a Gaeta, ma residente a Milano, Patrizio Vellucci è un artista fortemente contemporaneo, interessante e coinvolgente per la sua ricerca, continua e approfondita, condotta sui materiali, la forma e il colore.
Degno di essere sottolineato anche il suo percorso formativo perché rivela e denota grande convinzione nel valore universale dell’arte e nella sua straordinaria capacità di elevare mente e spirito: arte, cioè, intesa non tanto e non solo come momento creativo o attimo di fuga dalla realtà, ma come totale e completa dedizione, forma di vita, abbandono alle sue sollecitazioni e ai suoi voleri. Prima una laurea in ingegneria e una luminosa carriera sviluppata in ambito manageriale, poi l’Accademia di Belle Arti di Brera e quindi la decisione di essere solo ed esclusivamente artista: un sogno coltivato fin da ragazzo, maturato e accarezzato nel corso degli studi all’Accademia a contatto con l’arte moderna e contemporanea.
Patrizio Vellucci inizia così, a tempo pieno, il suo lungo viaggio dentro la pittura, la scultura e le altre diversificate espressioni del nostro tempo, ma inizia altresì un altro viaggio, altrettanto bello e interessante, dentro se stesso e le proprie convinzioni alla conquista di linguaggi, tecniche e tematiche in grado di rendere al meglio le proprie sensazioni ed emozioni perchè l’arte è davvero una forma di comunicazione vera ed autentica, l’unica strada, forse, in grado di rompere i silenzi e le solitudini dei nostri giorni inquieti e tormentati. Un viaggio, quello di Patrizio Vellucci, che si snoda libero e fluido all’interno di varie espressioni, tutte ugualmente sentite e interpretate, con lo stesso vigore, la stessa curiosità, lo stesso stupore: la pittura, la scultura, la digital art, il collage e il photocollage. In questa mostra l’artista espone prevalentemente opere di pittura insieme a qualche scultura e sono opere fortemente coese, caratterizzate da una grande coerenza esecutiva, quasi l’una il naturale proseguimento dell’altra, fotogrammi che sembrano inseguirsi all’interno di una grande pellicola. Pittura eseguita su supporti cartacei sui quali l’artista stende poi un colore liquido e morbido, a base d’acqua, che gradualmente si allarga, si stende e si propaga sulle superfici. La carta è un supporto straordinario, ha un proprio linguaggio, una propria docilità, ha diversi modi di assorbire e trattenere il colore e muove la fantasia dell’artista perché il suo utilizzo introduce sempre elementi di casualità. Un’espressione originale e intensa, che oscilla sempre tra figurativo ed astratto, che si muove tra celamenti e svelamenti continui, che rivela e nasconde, suggerisce e descrive, evoca e rimanda. E, ancora, espressione dove caso e fantasia, calcolo e invenzione costituiscono un mix eccezionale capace di far emergere ciò che sta dietro l’immagine principale, oltre il momentaneo visibile per scoprire altri dettagli, altri particolari, altri spazi e altre storie. Nascono in questo modo le sue straordinarie e potenti visioni sulle rocce del Grand Canyon, sugli spettrali ghiacciai dei poli, i suoi riflessi sulle limpide acque di mari ed oceani: opere complesse e scenografiche, un vero e proprio “Barocco” rivisitato e re-interpretato, moderno e contemporaneo.
Poi ci sono le sculture in cartapesta e ancora una volta Patrizio Vellucci ricorre ai suoi due elementi preferiti: l’acqua e la carta. Ma non sono le sculture levigate e policrome di settecentesca memoria. Le sue sculture sono invece grezze e porose, hanno cioè i “pori” liberi e lasciano respirare la materia che così assume l’aspetto esteriore della pietra, della terra o del marmo. I soggetti sono per lo più corpi e teste: corpi di donna corrosi e consumati, teste limpide e fiere plasmate con sicurezza e determinazione. Scultura intensa e vigorosa, dove illusione e realtà, verità e finzione si fondono e si confrontano. Scultura fatta per essere osservata ma, soprattutto, per smuovere la mente, il pensiero, la riflessione.
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 23 febbraio.
Luoghi
0523716846 3488703060