Patrizia Nicolosi "Nel velarsi l’antico gesto di una donna"
A cura di: Grau.2
Grau.2: in occasione della presentazione del libro in e-book: TUTTE SI MUOVONO LE FOGLIE NEL BOSCO
La collana di e-book Grau.2 continua a essere la protagonista dei primi titoli in programma delle mostre di questa stagione 2017/2018. Lo sviluppo dell’iniziativa prende le mosse da libri personali che i singoli componenti del Grau curano da un loro singolare punto di vista, nella ricerca esplicita di diversità e/o sommerso. A questa ossatura portante si aggiungono libri legati a semplici occasioni professionali che si vuole significative, nonché altri libri di amici artisti. Ovviamente c’è una curiosità verso i giovani in cerca di auto-pubblicazione. Ovviamente c’è una curiosità verso quegli architetti autori nell’ombra e nel disincanto di linguaggi sommersi e di qualità. Nella disponibilità a discutere sempre e comunque proposte fuori schema.
Avevo cominciato questo lavoro attorno al velo e la donna oggi, cercando di indagare, come fotografa, il rapporto fra il volto di una qualsiasi donna e il pezzo di una qualsiasi stoffa che ne diviene il copricapo. Se possibile lontano da quel dibattito violento attorno al diritto al velo che, mi preme dirlo subito, non prevede per me oggi e nella maniera più assoluta, il divieto al velo.
Facevo affidamento a quello statuto di libertà che viene attribuito all’atto artistico ovunque la parola civiltà abbia la forza e la capacità di declinarsi. Lontano da parole spesso abusate, dove per libertà mi accontenterei di incrociare la liberazione (o la sospensione) da quanti più pregiudizi possibile. Attimo di reciproca fiducia per l’artista prima, per i fruitori poi (nell’infinita varietà di culture, sensibilità, private debolezze). Una specie di diritto di transito concesso anche a quella immagine, anche se costretta a testimoniare di contraddizioni e oscenità irrisolte.
Così facendo, e nel corso del lavoro, mi sono accorta che la mia attenzione veniva mano a mano catturata non tanto dall’oggetto, quanto dai gesti che conducono alla costruzione dell’oggetto. Parliamo di quei gesti che la donna compie nel preparare, avvolgere, sistemare il velo sulla propria testa, con le mani e le braccia che recitano una loro commedia di fronte a un volto che è tutto fuorché in posa (anche in un set fotografico). Ogni donna, nell’attimo senza tempo durante il quale si vela, esprime con tutta evidenza ciò che sta per avvenire. O forse no. Comunque lei non è assente ed è sicuramente concentrata sulla propria femminilità.
Mi sono così ritrovata, partendo dall’ingarbugliata vicenda del diritto a velo, a dire a me stessa: guardate, siamo di fronte a un gesto così antico e così associato alla donna (ci sono anche uomini, bellissimi, con il turbante), che ogni storia, ogni sovrastruttura viene dopo. Il pregiudizio, nel caso, una stupidaggine in sé.
Patrizia Nicolosi
La collana di e-book Grau.2 continua a essere la protagonista dei primi titoli in programma delle mostre di questa stagione 2017/2018. Lo sviluppo dell’iniziativa prende le mosse da libri personali che i singoli componenti del Grau curano da un loro singolare punto di vista, nella ricerca esplicita di diversità e/o sommerso. A questa ossatura portante si aggiungono libri legati a semplici occasioni professionali che si vuole significative, nonché altri libri di amici artisti. Ovviamente c’è una curiosità verso i giovani in cerca di auto-pubblicazione. Ovviamente c’è una curiosità verso quegli architetti autori nell’ombra e nel disincanto di linguaggi sommersi e di qualità. Nella disponibilità a discutere sempre e comunque proposte fuori schema.
Avevo cominciato questo lavoro attorno al velo e la donna oggi, cercando di indagare, come fotografa, il rapporto fra il volto di una qualsiasi donna e il pezzo di una qualsiasi stoffa che ne diviene il copricapo. Se possibile lontano da quel dibattito violento attorno al diritto al velo che, mi preme dirlo subito, non prevede per me oggi e nella maniera più assoluta, il divieto al velo.
Facevo affidamento a quello statuto di libertà che viene attribuito all’atto artistico ovunque la parola civiltà abbia la forza e la capacità di declinarsi. Lontano da parole spesso abusate, dove per libertà mi accontenterei di incrociare la liberazione (o la sospensione) da quanti più pregiudizi possibile. Attimo di reciproca fiducia per l’artista prima, per i fruitori poi (nell’infinita varietà di culture, sensibilità, private debolezze). Una specie di diritto di transito concesso anche a quella immagine, anche se costretta a testimoniare di contraddizioni e oscenità irrisolte.
Così facendo, e nel corso del lavoro, mi sono accorta che la mia attenzione veniva mano a mano catturata non tanto dall’oggetto, quanto dai gesti che conducono alla costruzione dell’oggetto. Parliamo di quei gesti che la donna compie nel preparare, avvolgere, sistemare il velo sulla propria testa, con le mani e le braccia che recitano una loro commedia di fronte a un volto che è tutto fuorché in posa (anche in un set fotografico). Ogni donna, nell’attimo senza tempo durante il quale si vela, esprime con tutta evidenza ciò che sta per avvenire. O forse no. Comunque lei non è assente ed è sicuramente concentrata sulla propria femminilità.
Mi sono così ritrovata, partendo dall’ingarbugliata vicenda del diritto a velo, a dire a me stessa: guardate, siamo di fronte a un gesto così antico e così associato alla donna (ci sono anche uomini, bellissimi, con il turbante), che ogni storia, ogni sovrastruttura viene dopo. Il pregiudizio, nel caso, una stupidaggine in sé.
Patrizia Nicolosi
Luoghi
http://www.aocf58.it 06/3610411 06/3200317
Orario: dal lunedì al venerdì ore 17.00 –19.30 (chiuso sabato e festivi)