19/02/2015  al 05/03/2015

Paolo Marini. Smythe, Marini e la Nuda Veritas

Paolo Marini. Smythe, Marini e la Nuda Veritas
Eccoci di nuovo a dedicare una mostra a Paolo Marini, il punto di contatto tra Rosai e chi scrive che, nel primo studio del sor Ottone, cura l’attività espositiva. 
Marini-PaoloEmme, giova ricordarlo, fu il direttore e l’anima dell’Indiano, la galleria fondata da Rosai con Piero Santi: personalità anomala, compagno di strada e ispiratore degli artisti con i quali lavorò, prima che committente, mercante o gallerista. È il caso della mostra che adesso filologicamente ripresentiamo, a trent’anni esatti dalla sua prima inaugurazione, di Francisco J. Smythe (1952-1998), Pancho per gli amici, pittore cileno che però trascorse più della metà della sua troppo breve esistenza a Firenze. 
Già dal titolo, Natura Viva, che gioca sul senso di “natura” (a Firenze uno dei tanti sinonimi della “madre de le sante”) e del canonico genere di rappresentazione pittorica, si accerta l’impronta mariniana. Sua l’idea, tagliata su misura per l’artista che vi aderisce in perfetta sintonia, di formare una raccolta di veri e propri ritratti in primo e primissimo piano dell’origine du monde estratti dal corpo cui appartengono, quasi a rimirare la soglia di quell’abisso misterioso, topos dei topoi: la topa, appunto, come direbbero a Livorno. 
In questo esercita la sua amata e insostituibile funzione maieutica, qui più che mai nella sua letterale accezione di “levatrice”, dato il soggetto, individuando suo complice l’autore più adatto alla bisogna: Smythe, con tutto il suo armamentario di espressionismo fantastico, il suo tipico abbecedario simbolico, cuori, labirinti, frutti esotici, segni topografici, vulcani in eruzione e via dicendo, qui usati come mezzi per meglio focalizzare l’orizzonte che separa il microcosmo dal macrocosmo, tra sogno e memoria. 
Niente di morboso e oscuro in questa serie, in origine una ventina di opere, tutte rigorosamente 70X100, bensì un tema gioioso e solare, nel quale l’artista può dispiegare la sua allegria quasi marqueziana di colori brillanti su fondi bianchi. L’applicazione del proprio inconfondibile linguaggio gli permette di non cadere mai nella ginecologia, semmai di istituire un gioco con lo spettatore per fargli ipotizzare un volto alle proprietarie dell’esibito sesso; per l’autore di corazonadas questa è una conchada nella quale, in armonia con Marini, riaffermare il credo della Nuda Veritas, come si legge nel famoso e scandaloso (per l’epoca) quadro di Klimt: « Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male ». 

 

Luoghi

  • STUDIO ROSAI - Via Toscanella, 18 nero - Firenze
             055 285488

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