Paola De Pietri "Apèrto"
Paola De PietriApèrto
La galleria 1/9unosunove è lieta di annunciare la prima mostra personale dell’artista Paola De Pietri (1960, Reggio Emilia).
La mostra “Apèrto” raccoglie lavori che Paola De Pietri ha realizzato nel corso di un ventennio, spaziando dalle fotografie in bianco e nero di grande formato della serie “Questa Pianura” (2004, 2014-17) alla serie dei “Dittici”, di dimensioni più piccole e a colori, che risalgono al 1997.
La parola apèrto è il filo conduttore della mostra nei suoi significati di: non chiuso; di cose o attività cui si è dato inizio e che sono perciò in atto, non ancora concluse; di cosa il cui esito è indeciso, quindi ancora imprevedibile, o impregiudicato; ampio, spazioso; all’aria libera, in luogo non chiuso, non coperto o riparato.
Tra le immagini quella di un uomo steso su una piattaforma sul lago che sembra avere ceduto all’urgenza di esporsi al sole a braccia aperte nell’aria immobile tra il pneumatico e le scarpe nere bene ordinate sul fianco.
Il paesaggio e i ritratti sono qui fortemente influenzati da una percezione sensoriale, vitale, atmosferica connessa al ciclo annuale e al passaggio del tempo; sia quando nei paesaggi si possono scorgere legami ‘cosmici’ come l’ombra che si allunga su una collina e che ricorda la rotazione terrestre, sia nel microcosmo dei rami invernali appesantiti da blocchi di ghiaccio, sia nell’evoluzione di una nuvola temporalesca che cambia forma e colore nel volgere di pochi istanti.
Nelle immagini della serie “Questa Pianura” (2004, 2014-17), che rappresenta quasi una ricerca archeologica, la scomparsa della civiltà contadina ha lasciato sul terreno case coloniche in disfacimento e alberi isolati che privi delle loro funzioni originarie sono percepiti come le parole rimaste di un discorso frammentario di cui non è più possibile cogliere il senso complessivo. Sono immagini totemiche dove il tempo se da un lato sgretola le costruzioni rendendole quasi sculture, gli alberi cercano di recuperare la loro forma originaria.
Nella serie dei “Dittici” infine una o più persone sono riprese due volte a pochi istanti di distanza nell’attraversamento di uno spazio nel compimento di un percorso. "Le storie sono minime, appena percettibili, e idealmente infinite. Ognuna di esse è contemporaneamente irripetibile e del tutto priva di significato: regolata dalla scansione temporale imposta dalla duplice immagine, si riferisce però a un tempo in qualche modo sospeso e assoluto, assurdo". (Roberta Valtorta)
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Paola De Pietri
Apèrto
1/9unosunove gallery is proud to announce the first solo show by the artist Paola De Pietri (1960, Reggio Emilia).
The exhibition ‘Apèrto’ features works that Paola De Pietri has produced over the course of some twenty years, ranging from large format black-and-white photographs from the series "Questa Pianura" (2004, 2014-17) to the series of "Dittici" of smaller dimensions and in colour, that date back to 1997.
The word apèrto (‘open’) is the common thread of the exhibition in the senses of: not closed; of things or activities which have been started and which are therefore underway, not yet complete; of something of which the outcome is as of yet undecided and thus still unforeseeable or unprejudiced; wide, spacious; in the open air, in an outdoor place, not covered or sheltered.
Among the images there is that of a man lying on top of a platform on the lake who appears to have given in to the temptation to bathe in the sun, his arms open, in the still air between the tyre and the black shoes laid out carefully next to him.
The landscape and the portraits are strongly influenced here by a sensorial, vital, atmospheric perception, connected to the annual cycle and the passing of time – both when ‘cosmic’ links may be observed in the landscapes such as the shadow stretching over a hillside, reminding us of the earth’s rotation, and also in the microcosm of winter branches, weighed down by blocks of ice, or in the evolution of a storm cloud that changes shape and colour in the space of a few moments.
In the images from the series "Questa Pianura" (2004, 2014-17), which almost represents an archaeological research, the disappearance of the peasant civilisation has left the land scattered with falling-down farmhouses and isolated trees which, bereft of their original functions, are seen like the words left over from a fragmentary discourse of which the overall sense may no longer be grasped. They are totemic images in which time on one hand makes the constructions crumble, almost turning them into sculptures, while the trees attempt to recoup their original shape.
Lastly, in the series of "Diptychs", one or two people are photographed a short time apart during the crossing of a space in the completion of a path. “The stories are minimal, scarcely perceptible, and ideally infinite. Each of them is at the same time unrepeatable and entirely meaningless: regulated by the punctuation of time imposed by the double image. The reference however is to a time in a certain sense suspended and absolute, absurd”. (Roberta Valtorta)
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